Un parco articolato su tre livelli - una platea iniziale dotata di fascia verde, un livello intermedio che si chiamerà Piazza 6 Aprile e infine la piazza commemorativa vera e propria con la fontana monumentale - che sorgerà su un'area di 7 mila 800 metri quadri situata nei pressi di piazzale Paoli ma che dovrebbe diventare un tutt'uno con la vicina Villa Comunale.
E' stato illustrato ieri dal sindaco dell'Aquila Massimo Cialente e dai due ingegneri teatini che lo hanno redatto, Manfredo Gaeta e Annalisa Di Luzio, il progetto del Parco della Memoria, il luogo intitolato alle vittime del terremoto del 6 aprile che la città aspetta ormai da sette anni.
"Nella piazza commemorativa, dove saranno sistemate le targhe con i nomi delle vittime", ha spiegato l’ingegner Gaeta nel corso dell'incontro, così come riportato dal quotidiano Il Centro "troverà posto una grande fontana monumentale. Sotto il pelo dell’acqua correranno delle radici che rappresentano le radici della città, e che andranno a convergere verso il punto dove un sorgerà un obelisco, elemento che idealmente collega la terra con il cielo".
Il parco, come detto, nelle intenzioni dei progettisti, dovrebbe andare a integrarsi con l'area verde della Villa Comunale e con il piazzale antistante il Palazzo dell'Emiciclo, sede del Consiglio regionale. A tal fine, ha annunciato Cialente, sarà pedonalizzata via Jacobucci.
Sempre Cialente ha assicurato che una copertura finanziaria per la realizzazione dell'opera già esiste: 700 mila euro stanziati dal Comune ai quali se ne aggiungono altri 85 mila donati dal patron di Eataly Oscar Farinetti. Ma il primo cittadino ha comunque invitato pubblicamente gli aquilani a organizzare una colletta per raccogliere altro denaro: "Sarebbe un atto di affetto che nasce dalla partecipazione di tutti i cittadini" ha detto Cialente al Centro "Io la trovo un’idea suggestiva. Anche il bambino con 50 centesimi diventerebbe un fatto importante".
Ma tra i familiari delle vittime, presenti ieri alla presentazione del progetto, c'è chi giudica l'iniziativa tardiva e, soprattutto, non sentita né sospinta dal resto della città: "Vorrei ricordare", ha detto Vincenzo Vittorini, che nel terremoto del 6 aprile perse la moglie Claudia e la figlia Fabrizia "che la realizzazione del simbolo è tale se c’è tempistica adeguata, e se parte da una comunità di cui l’istituzione, e non c’è alcuna polemica, è la massima rappresentanza. Tra un mese e mezzo saranno passati 7 anni dal sisma. Ritengo" ha affermato Vittorini "che non ci siamo con la tempistica. Il simbolo è tale, se viene chiesto da tutta comunità, non da chi ha patito il danno. La richiesta è partita non dalla città, ma dai familiari delle vittime. Tante cose potevano essere fatte a costo zero per ricordare i nostri figli e quei figli che altri genitori avevano affidato a questa città. C’era bisogno di un segno, subito, un luogo che poi poteva essere migliorato".
Osservazioni alle quali il sindaco ha replicato dicendo che "c’è voluto tempo perché non avevamo la certezza delle risorse e perché abbiamo avuto un ricorso persino sul concorso di idee da parte del secondo arrivato. Stiamo vedendo" ha poi aggiunto Cialente "col dirigente di settore qual è la forma adeguata per raccogliere il contributo da parte della città, ma è importante che la città si sia mossa".