Mercoledì, 08 Giugno 2016 13:29

Sanità, Ospedale di II° livello Chieti-Pescara. Cialente: "Chiederò subito un incontro al ministro Lorenzin"

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La riforma della rete ospedaliera regionale potrebbe riservare un boccone indigesto a L'Aquila capoluogo.

Già in marzoscrivevamo che, stando almeno all'ultima bozza sulla riorganizzazione delle unità operative complesse, andava configurandosi un unico hub di secondo livello con la fusione, a distanza, degli ospedali di Chieti e Pescara. Ed in effetti, settimana prossima, Regione Abruzzo dovrebbe presentare al tavolo del Ministero della Sanità l'atto programmatorio che, di fatto, sancirà la classificazione dei nosocomi di L'Aquila e Teramo come hub di primo livello.

Che cosa significa? Come noto, il decreto Lorenzin - varato nel 2013 - stabilisce una riorganizzazione sanitaria generale volta a ottimizzare le risorse e diminuire la parcellizzazione dei servizi su base territoriale. Gli ospedali vengono classificati in ordine crescente, in base al bacino di utenza e alle funzioni: ospedali di base, di primo livello e di secondo livello appunto, veri e propri hub, dove insistano almeno un milione di abitanti, capaci di garantire il percorso cardiochirurgico, del trauma e dell'ictus, la neurochirurgia, per intenderci.

Nei mesi scorsi, il sindaco Massimo Cialente e, con lui, i principali esponenti del Pd aquilano, avevano insistito perché, in Abruzzo, si configurassero due ospedali di secondo livello che potessero rispondere, insieme, ai requisiti di legge: Chieti-Pescara e L'Aquila-Teramo. Se non fosse che la riorganizzazione delle unità operative semplici e complesse, dei reparti a farla semplice, racconta altro, e già da tempo. Come detto, l'ultima bozza - circola da febbraio e ce ne sarebbero altre, tuttavia - prevede che l'Ospedale San Salvatore mantenga 28 unità operative complesse: Immunologia e Centro trapianti, Laboratorio analisi, Servizio trasfusionale, Farmacia ospedaliera, Direzione sanitaria di presidio, Neuroradiologia, Radiologia, Anatomia e istologia patologica, Lungodegenza, Psichiatrica, Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza, Neonatologia e Tin, Terapia intensiva/Anestesia, Pediatria, Urologia, Ostetricia e ginecologia, Ortopedia e traumatologia, Neurochirurgia, Chirurgia generale, Chirurgia maxillo-facciale, Pneumologia, Reumatologia, Oncologia, Nefrologia (abilitato al trapianto rene), Neurologia, Medicina generale, Malattie infettive e tropicali, Cardiologia e Utic.

Aggiungendo alle operative complesse che resterebbero al San Salvatore quelle previste per l'Ospedale di Teramo, altre 28, mancherebbero almeno la Chirurgia plastica, la Medicina nucleare e la Gastroenterologia, perché i nosocomi possano configuarsi come hub di alta specializzazione. Non solo. Ci sarebbe anche un problema di 'distanze': a dirla in breve, gli ospedali di L'Aquila e Teramo sarebbero troppo distanti tra loro per potersi configurare come unico hub, in particolare per le patologie tempodipendenti.

Dunque, la decisione della Giunta regionale di istruire un atto programmatorio che prevede un solo ospedale di secondo livello, dalla fusione tra Chieti e Pescara, appunto. Tra l'altro, l'atto programmatorio imporrebbe - in tempi chiari, e brevi se possibile - di riunire, in un'unica struttura, gli ospedali uniti, al momento, soltanto operativamente. E non è un mistero che Luciano D'Alfonso ha in mente da tempo di realizzare un mega ospedale nella così detta 'Striscia di Gaza', a metà strada tra Chieti e Pescara, intorno a Sambuceto, per intenderci.

Tutto sembra tornare, insomma. "Credo si tratti ancora di indiscrezioni", ha spiegato ai nostri microfoni il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente. "C'è un tavolo a Roma, due dirigenti stanno seguendo la questione che non può dirsi ancora risolta". Tuttavia, il primo cittadino ha riconosciuto che è arrivato il momento, "e già in giornata, di chiedere un incontro con il ministro Beatrice Lorenzin, e sono certo - ha aggiunto maliziosamente - che la sottosegretaria Federica Chiavaroli, dello stesso partito del ministro (il Nuovo Centro Destra, ndr), faciliterà l'appuntamento". Non si tratta di essere preoccupati o meno, "si tratta di valutare cosa si intenda per distanza che, dal punto di vista funzionale, renderebbe impossibile pensare ad un'unica struttura funzionale. Se si è deciso che Chieti e Pescara possono reggere, a 15 minuti di distanza, vorrei capire perché non si possa immaginare un unico hub tra L'Aquila e Teramo: posso dimostrare che in 30 minuti un'ambulanza partita dal San Salvatore arriva al Mazzini, e viceversa. Prima, però, voglio capire cosa ne pensano a livello ministeriale: sono convinto che il passaggio sarà molto difficile".

Cialente si pone anche un altro problema, che riguarda, appunto, la riorganizzazione delle unità operative semplici e complesse: "Si deve ragionare sulle vocazioni dei singoli ospedali. Ritengo fatta male la riorganizzazione su cui si sta lavorando: sono sbagliati i criteri scelti per operare, ragionieristici e poco ragionati da un punto di vista funzionale e dei dati oggettivi, su cui hanno pesato anche ragionamenti territoriali. Non intendo fare grandi opposizioni, al momento, mi interessa infatti che l'Abruzzo esca dal commissariamento. Tra dodici mesi, però, la riorganizzazione dovrà essere rivista e, per allora, ho chiesto di avere i dati della mobilità attiva e passiva degli ospedali abruzzesi, delle cliniche e dei singoli reparti. E' arrivato il momento di fare un salto di qualità: i colleghi medici dovranno essere valutati sulla base dei risultati ottenuti. Mi chiedo: è possibile continuare ad avere unità operative complesse con la più alta mobilità passiva d'Abruzzo? Credo che l'assessore regionale Silvio Paolucci non potrà negare un momento di confronto pubblico, convocando i quattro comitati ristretti dei sindaci".

"Abbiamo posto rimedio - ha dunque aggiunto Cialente - ad alcune storture messe in atto, a L'Aquila, per interesse dei medici stessi che non possono pensare di gestire la riorganizzazione ma devono essere, invece, esaminati e valutati. I Direttori Generali devono assumere anche la responsabilità di valutare i risultati ottenuti in questi anni: l'Abruzzo non può permettersi di buttare milioni e milioni fuori dalla propria assistenza, per la mobilità passiva. Inoltre, la riorganizzazione deve passare per un ricalcolo, preciso, di tutti gli appalti che si stanno facendo, e che si sono fatti in passato. Mi risulta che i ticket pagati dai cittadini alla Asl aquilana si aggirino intorno agli 80 milioni annui: fosse vero, e se è vero che, negli anni passati, si sono fatti appalti su cui avremmo potuto risparmiare 80 milioni di euro, vuol dire che si sono presi i soldi dei ticket, tassa odiosa sulla salute delle persone, per pagare ed arricchire alcuni intermediari sui grandi appalti".

Il sindaco dell'Aquila ricorda, di nuovo, l'appalto da 13 milioni di euro che la Asl aquilana, guidata all'epoca da Giancarlo Silveri, aveva già pronto e che è stato ritirato proprio a seguito di una denuncia di Cialente. "Non ne parla nessuno, ma si tratta di un appalto che valeva un settimo di quanto i cittadini sono costretti a sborsare per un emocromo, una lastra o una risonanza. E' arrivato il momento di fare chiarezza: su questo si fa politica vera, e si distingue chi ha una'idea progressista, democratica, e lasciatemi dire di sinistra, per l'Abruzzo, e chi, invece, ancora alliscia il pelo a vecchie logiche che hanno distrutto questa Regione".

 

Liris a Cialente: "Dopo l'Ospedale, ci toglieranno anche la facoltà di medicina"

"Caro Cialente, i buoi sono ormai scappati dalle stalle! Nel silenzio più totale degli altri esponenti del centrosinistra aquilano, assistiamo alle reazioni stupite e imbarazzate del nostro caro Sindaco sulla reale possibilità che gli ospedali di secondo livello in Abruzzo non siano due bensì uno solo e ricada nella zona costiera della nostra Regione. Cialente ora vuole incontrare la Lorenzin? Teme l'isolamento dell'Aquila? Reagisce male alla notizia ufficiale dell'inizio delle procedure per la messa in opera dell'ospedale di secondo livello tra Pescara e Chieti? Troppo tardi, caro Massimo".

Si legge in una nota firmata da Guido Quintino Liris, capogruppo di Forza Italia. "Più di un anno fa (febbraio 2015) - ha ricordato Liris - lanciai l'allarme sulla prospettiva concreta che l'ospedale maggiore, ad alta intensità di cura, l'Ospedale Regionale di secondo livello non sarebbe stato il San Salvatore come logico, e non sarebbe ricaduto, dunque, nel Capoluogo di Regione: la risposta fu una ferma rassicurazione sul tema, gli esponenti della sinistra affermarono che L'Aquila non sarebbe rimasta senza il suo ospedale di secondo livello. E invece non sarà così. Tra le mie paure esternate in quell'occasione c'era anche la possibilità di perdere, spogliare ed indebolire i corsi di Medicina e le Scuole di Specializzazione. Caro Massimo, sai bene che non sono un gufo, che non mi auguro il tuo fallimento amministrativo per un mero tornaconto politico ed elettorale; non sai quanto mi dispiaccia aver avuto ragione sul tema in questione. Ora ti pongo una nuova domanda: se qualcuno si svegliasse domattina e sostenesse che due Facoltà di Medicina e Chirurgia a L'Aquila e a Chieti fossero troppe, quale rimarrebbe in piedi? Che fine farebbe la gloriosa creatura del Prof. Stefanini (forse il più grande chirurgo della storia italiana che fondò la Facoltà di Medicina dell'Aquila)? Purtroppo, a rigor di logica, per una piccola Regione come L'Abruzzo tutto quello che sta accadendo crea i presupposti per la perdita anche della Facoltà di Medicina. Infatti, i corsi di studi medici e le Scuole di Specializzazione seguirebbero inevitabilmente le strutture meglio organizzate in termini di posti letto e unità operative. Caro Massimo, secondo te, è tutto casuale o quanto sta accadendo è semplicemente l'attuazione di un piano lucido e scientifico del Presidente D'Alfonso?".

Ultima modifica il Giovedì, 09 Giugno 2016 18:09

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