Sabato, 09 Luglio 2016 12:20

Don Ciotti all'Aquila fa finta che non esista un problema di Libera in Abruzzo

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"Siamo qui per un atto di affetto nei confronti di questa terra ma anche per un senso di responsabilità, perché è necessario non dimenticare che la strada da percorrere è quella della continuità, dell'attenzione verso gli altri e della condivisione". Parole pronunciate da don Luigi Ciotti, fondatore di Libera contro le mafie, probabilmente la più nota organizzazione antimafia d'Italia.

La dichiarazione di Ciotti fa parte di un discorso articolato, più volte interrotto dagli applausi, sul palco di piazza Duomo all'Aquila, dove il sacerdote ha aperto il Festival della Partecipazione lo scorso 7 luglio, nell'incontro con Carlo Petrini (Slow Food) E da Genova il Sirio partiva... un dialogo sui migranti di ieri e di oggi [leggi l'articolo].

L'uscita del numero uno di Libera all'Aquila è la prima (pubblica) dopo la bufera che ha investito la sezione abruzzese dell'organizzazione [leggi l'articolo], nel marzo scorso. Due tra i più attivi presidi della regione (L'Aquila e Chieti) si sono sciolti, in appoggio e solidarietà alle dimissioni del referente abruzzese, il giornalista marsicano Angelo Venti. Continuano ad esistere, invece, i presidi territoriali di Avezzano (L'Aquila) e Pescara.

Ma perché, attualmente, non esistono più due dei più importanti presidi della regione? Libera è da tempo al centro di un'aspra polemica interna all'associazione. I tanti soldi e la struttura sempre più imponente che gira intorno soprattutto ai beni sequestrati ai mafiosi ha acceso una furente discussione sul metodo di governance dell'organizzazione. L'ormai ex referente di Libera Europa, Franco La Torre, ha accusato Ciotti di utilizzare metodi paternalistici e autoritari, e l'Abruzzo è uno dei pochissimi territori che hanno sostenuto La Torre, chiedendo una minore centralizzazione della struttura. Di qui, le dimissioni di Venti.

Insieme ad una giovanissima redattrice del progetto Il Corriere del Festival [leggi l'articolo], abbiamo provato ad avvicinare Ciotti al termine dell'incontro in piazza Duomo, domandando cosa ne pensasse della situazione dei presidi abruzzesi e dei diverbi interni. Non abbiamo ricevuto risposta in loco, ma una promessa di "essere richiamati al telefono".

Allo stesso modo, a quanto ci risulta, non sembra essere mai arrivata una risposta, né pubblica né privata, alla dura reprimenda pubblica di Venti, che con la sua lettera aperta all'associazione annunciava le dimissioni, spiegandone le ragioni.

Insomma, il fondatore di Libera viene all'Aquila, non parla di mafia - ma solo di migranti e lavoro, come da tema dell'incontro - e non cenna minimamente al problema abruzzese. Come se non esistesse, insomma. In cambio, con la peculiare solennità delle sue parole, tipiche dell'uomo di Chiesa, parla agli spettatori e alla stampa di "condivisione", "responsabilità" e "affetto" per la terra d'Abruzzo.

Eppure, come sappiamo, la regione "verde d'Europa" avrebbe bisogno di presidi territoriali attenti sulle questioni inerenti la criminalità organizzata, dalla ricostruzione post-sisma all'Aquila, alle discariche nei territori interni, fino agli affari nei territori della costa adriatica.

Ultima modifica il Domenica, 10 Luglio 2016 18:46

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