Lunedì, 21 Settembre 2015 15:23

L'affare degli incentivi pubblici per gli impianti fotovoltaici in Abruzzo

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L'insediamento di impianti fotovoltaici illegittimi al fine di ottenere gli incentivi pubblici per le energie alternative. Non sono una novità i presunti raggiri dei privati - spesso in odor di mafia - alle casse pubbliche nell'ambito delle rinnovabili, ma in Abruzzo vi è una storia circoscritta e raccontata nei dettagli ormai da almeno due anni.

La presunta truffa sarebbe stata orchestrata nell'area del Fucino, in provincia dell'Aquila, in quella Marsica nominata spesso da Libera contro le mafie, associazione che come noto si occupa degli insediamenti delle mafie sui territori. La vicenda si svolge all'interno del territorio comunale di Luco dei Marsi (L'Aquila) ed è stata raccontata, a partire da inchieste pubblicate già nel 2013, dal sito di informazione site.it.

Due cittadini celanesi, proprietari di un ettaro di terreno agricolo nella zona, già nel 2010 decidono di mettere a disposizione l'area all'impresa Tecnocall Srl, al fine di farle realizzare un campo fotovoltaico di 504 Kwp. La società fa domanda per gli incentivi statali per le energie rinnovabili, ma nel frattempo cambia la normativa: la Regione Abruzzo, infatti, stabilisce nel 2012 che per gli impianti in aree agricole non promossi da pubbliche amministrazioni su terreni di loro proprietà non è possibile l'accesso agli incentivi.

Così, i promotori del progetto fotovoltaico - che nel frattempo hanno ceduto il diritto di superficie del terreno alla Tea srl, controllata al 99% dalla Masfida, società schermata svizzera - sono costretti a rivolgersi direttamente al Comune di Luco dei Marsi. Inizia una battaglia anche all'interno del consiglio comunale, che tuttavia porta comunque alla stipula del contratto di convenzione tra la società e il Comune completamente a sfavore di quest'ultimo: "Il contratto è un vero e proprio atto di sottomissione del Comune agli interessi dei privati - si legge nell'inchiesta di site.it - In cambio della donazione del terreno e di appena 10mila euro l’anno, il Comune si impegna a figurare come soggetto responsabile del conto energia presso il Gse (Gestore servizi energetici) e a girare tutti gli incentivi e i proventi della vendita di energia al privato, vero proprietario dell'impianto".

La minoranza al Comune di Luco continua a volere chiarezza, continuando una battaglia amministrativa che dura per due anni, durante la quale sono numerosi i carteggi, le conferme e i dietrofront delle autorità regionali e della stessa Gse sull'autorizzazione agli incentivi. Quest'ultimo, poi, mette un punto sulla vicenda lo scorso 21 luglio: "Il GSE - si legge su site.it - notifica via pec al Comune il provvedimento conclusivo n. GSE/P20150065286, in cui si elencano tutte le incongruenze della documentazione e 'comunica al Soggetto responsabile dell'impianto n. 814466, Comune di Luco dei Marsi, l'annullamento del provvedimento (prot. GSE/P20150016993) con ciò derivandone la decadenza del diritto alle tariffe incentivanti di cui al D.M. 5 maggio 2011' ".

Parliamo di tanti soldi pubblici: 155mila euro l'anno per venti anni. Insomma, sarebbero stati salvati circa 3 milioni di euro da una presunta truffa ai danni dello Stato.

Della vicenda, come già accennato, si è occupata anche la sezione abruzzese di Libera, che evidenzia in una nota come "la decisione finale del Gse di negare gli incentivi per l'impianto fotovoltaico di Luco è clamorosa e va ben oltre i confini della polemica di paese", annunciando un dossier dell'associazione sulle infiltrazioni delle ecomafie nell'Abruzzo interno.

Rettifica

Rettifichiamo quanto precedentemente scritto sulla presunta autorizzazione che avrebbe rilasciato la Regione Abruzzo per firma del dirigente Antonio Sorgi. Ques'ultimo precisa, attraverso una nota indirizzata alla redazione di NewsTown, di "non aver mai rilasciato incentivi né a questo intervento, né ad altri ed il motivo è semplice, perché la procedura degli incentivi sulle fonti rinnovabili è avviata dal richiedente direttamente al Gse che, verificati se ricorrano i presupposti, li assegna o li nega".

"La Regione - precisa Sorgi nella richiesta di rettifica - rilascia l'autorizzazione unica ma non è questo il caso visto che si tratta di impianto inferiore a 1 Mw e quindi soggetto a Pas".

"Per quanto riguarda 'le incongruenze sulla destinazione d'uso' la Regione non ha competenze specifiche in quanto la materia urbanistica è trasferita dal 1983 alle province; in questo caso abbiamo, come era prassi quando ci viene chiesto da Enti Pubblici (vai al link), espresso un parere al Comune su alcuni aspetti procedurali ed interpretativi della norma urbanistica sulla base degli elementi tecnico-amministrativi illustrati dallo stesso Comune. Parere (e non "sentenza" che non competeva alla regione) che il GSE evidentemente non ha ritenuto di condividere".

[leggi i dettagli della vicenda]

[leggi le schede camerali delle imprese coinvolte]

[leggi la nota di Libera]

Ultima modifica il Martedì, 22 Settembre 2015 17:42

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