Ieri, abbiamo pubblicato una lunga intervista all'ingegner Piero Tronca che ha sottolineato come i crolli di Amatrice e dell'alta Valle dell'Aterno siano dovuti, oltre che all’incidenza del tipo di sottosuolo, alla geometria del fabbricato e ad altri fattori che vanno tenuti nella giusta considerazione, anche e soprattutto alla debolezza intrinseca delle murature.
"L'alta Valle del Tronto - ha spiegato Tronca - è caratterizzata da una diffusa presenza di pietre arenarie e marne, molto meno resistenti, ma, soprattutto, povere di carbonato di calcio e quindi capaci di dare solo calce 'povera': da questa calce si otteneva una malta (il legante delle murature) a basso tenore di calce, che nel tempo si degrada più rapidamente in inerte, non legando più le pietre delle murature". Dunque, le murature delle abitazioni sono "più deboli e particolarmente vulnerabili, con una vulnerabilità intrinseca interna indipendente dalla loro età di costruzione (questo fino ai primi anni ’50 del ‘900), non visibile, micidiale e sempre sottovalutata anche da chi è preposto alla sicurezza sismica del Paese. Quando poi su quei fabbricati si sono aggiunti, negli ultimi 50-60 anni, tetti pesanti e solai di cemento, cordoli, sopraelevazioni e altri interventi inidonei, la connaturata condizione di altissimo rischio è peggiorata ulteriormente".
Vale lo stesso per l'Alto Aterno, per i Comuni di Montereale, Capitignano e Campotosto. Per questo - ha ribadito l'ingegnere - è necessario se ne tenga conto, anche per quel che riguarda la ricostruzione post-sisma del 2009, adeguando i parametri di vulnerabilità della MIC per i comuni di Capitignano, Campotosto e Montereale alle basse caratteristiche meccaniche delle murature e alla loro conseguente vulnerabilità".
Un appello raccolto, stamane, dal Consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci. "Così come in passato mi sono battuto fino allo sfinimento per lo sblocco, il finanziamento e la realizzazione della superstrada L’Aquila – Amatrice (volli il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti a chiudere la mia campagna elettorale proprio perché credo nel legame tra i nostri territori), per la riapertura della strada delle Capannelle fino a Capitignano (in entrambe le circostanze le risorse le abbiamo trovate noi) e per la bonifica della Fornace di Montereale, secondo sito più inquinato d’amianto d’Abruzzo che in caso di evento sismico rischia di provocare disastro sanitario per tutta la Valle Aterno fino alla Subequana (l’ho dichiarato in Consiglio regionale), oggi abbiamo un’ulteriore urgenza per salvare vite umane a cui fare fronte", ha sottolineato Pietrucci.
Che ha aggiunto: "Condivido e faccio mio l’appello lanciato dall’ingegnere Piero Tronca, professionista di grande competenza che conosco bene, e sottolineo l’immediata necessità di mettere a punto per l’area dell’Alta Valle dell’Aterno un piano di prevenzione e consolidamento degli edifici, che tenga conto delle caratteristiche peculiari di vulnerabilità degli stessi. Va fatto ora, ci troviamo nella fase di preparazione della strategia di intervento e del reperimento dei finanziamenti necessari, ora che abbiamo ottenuto il sacrosanto inserimento dei Comuni di Campotosto, Capitignano e Montereale nell’area del cratere sismico".
Ben venga la battaglia, da sostenere, del libretto del fabbricato del sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, "ma questa è una priorità da portare avanti nell’immediato per salvare vite umane. Infatti gli edifici dell’Alta Valle dell’Aterno, e quindi anche quelli che si trovano nei territori di Campotosto, Capitignano e Montereale, per le caratteristiche dei materiali utilizzati nel corso del tempo presentano murature intrinsecamente vulnerabili. Qui storicamente per la costruzione sono state infatti usate pietre arenarie e marne, meno resistenti e povere di carbonato di calcio e quindi capaci di dare solo calce povera, più soggetta all’usura tempo e agli effetti di gravi scosse sismiche".
In seguito al sisma del 2009, le schede di rilevazione del danno hanno utilizzato parametri e letture che non hanno tenuto in giusto conto questa peculiarità degli edifici dell’Alta Valle dell’Aterno, "peraltro aggravata da alcuni interventi realizzati negli ultimi cinquant’anni. Tetti pesanti e solai di cemento, ad esempio, hanno ulteriormente peggiorato la capacità di resistenza delle strutture. Occorre un piano di rilievi che sappia localizzare e registrare gli edifici più esposti, e per ognuno di questi individui gli interventi ad hoc. Soluzioni tecniche esistono e sono attuabili: iniezioni di miscela di calce idraulica naturale, catene, sostituzione dei tetti pesanti con altri più leggeri. Per quanto costosi, e comunque in grado di essere contenuti e razionalizzati in base all’apporto dei tecnici, gli interventi di prevenzione e rafforzamento rappresenterebbero comunque un investimento, sotto tutti i punti di vista: i soldi utilizzati adesso sarebbero comunque molti di meno di quelli da spendere per la riparazione in caso di eventi sismici, oltre in primis naturalmente all’impellenza di difendere la vita degli abitanti".
E’ una proposta che considero di rilievo nazionale, ha concluso Pierpaolo Pietrucci: "potrebbe configurarsi come un progetto pilota da applicare anche alle altre aree degli Appennini i cui edifici hanno caratteristiche analoghe".