Lunedì, 12 Settembre 2016 05:44

Terremoto: il protagonismo delle comunità contro la dispersione, in un territorio ancora poco compreso

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Anche se entrerà ufficialmente solo tra qualche giorno, nei territori terremotati dell'Alta valle del Tronto, al confine tra Marche e Lazio, sembra essere già arrivato l'autunno.

I borghi devastati dal sisma del 24 agosto si trovano a diverse latitudini: da quelli a 5-600 metri sul livello del mare a ridosso della SS4 (Salaria), la via di comunicazione riferimento per tutta la valle, a quelli di montagna, più isolati e in altura, che arrivano anche a mille metri.

A causa di vari fattori - la solidarietà emotiva diffusa e la copertura mediatica in primis - la maggior parte degli italiani ancora non riescono a capire le reali proporzioni del disastro: una percentuale di vittime altissima rispetto alla popolazione residente, un numero di sfollati notevolmente inferiore (cinquanta volte di meno) rispetto, ad esempio, al terremoto che colpì il territorio aquilano nell'aprile 2009. Una quantità di soccorritori decisamente sovra-dimensionata (più di 6mila), sostanzialmente male organizzati rispetto al contesto morfologico e alle caratteristiche demografiche e territoriali.

Ed è proprio quest'ultima, lo ribadiamo, la peculiarità più grande, e problematica, in questa fase del primo post-sisma: pochissime persone sparse in mille frazioni, su un territorio essenzialmente montano. Per fare un esempio, gli attuali sfollati ancora nelle tende all'interno della tendopoli di Pescara del Tronto, una delle tredici frazioni di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), sono appena una quindicina. E parliamo di una delle tendopoli più attenzionate dai gruppi di Protezione Civile e dai media nazionali, anche per il suo posizionamento (a ridosso della Salaria) e per i danni alle persone (47 vittime su 90 residenti) e alle cose (il paese sta letteralmente franando sulla Statale).

Molto più partecipata, invece, è stata l'assemblea che si è tenuta, sempre a Pescara del Tronto, sabato scorso: poco meno di un centinaio di persone hanno discusso, applaudito, si sono confrontate per capire come andare avanti. C'erano i pochi sfollati della tendopoli, c'erano molti proprietari delle cosiddette "seconde case" - anche se in molti, comprensibilmente, ci tengono a dire "siamo tutti di Pescara" - c'erano i residenti stanziali, oggi trasferitisi temporaneamente a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) o altrove.

Quella della ricostruzione totale dei paesi rappresenta, in queste ore, una questione cruciale: è importante garantire la continuità territoriale ed urbanistica dei borghi, com'era importante anche l'economia "di ritorno" dei non residenti, soprattutto nei mesi estivi.

20160910 160359Insieme si è discusso su quali terreni indicare, al Comune e alla struttura commissariale, per la costruzione dei moduli provvisori, che dovrebbero essere pronti tra qualche mese.

Insieme si sono elette le cariche del neonato comitato "Pescara del Tronto 24.08.2016", che "vigilerà sulla ricostruzione di tutto il borgo di montagna", e che si occuperà di proporre le istanze della popolazione alle istituzioni, sperando che quest'ultime siano realmente recettive.

5 km a nord-est c'è Borgo d'Arquata, un'altra frazione del comune marchigiano, che ospita attualmente un progetto appena nato, in gemmazione, di cui sentiremo parlare a lungo. Un gruppo di ragazzi e ragazze, giovanissimi, hanno aperto una pagina Facebook, Chiedi alla polvere, perché vogliono raccontare in prima persona il paese nella sua fase storica più drammatica, vogliono mantenere alta l'attenzione sulla loro terra "anche quando se ne andranno tutti e si spegneranno i riflettori", come ci spiegano all'interno della tenda-mensa. 

I ragazzi e le ragazze di Chiedi alla polvere sono tutti e tutte residenti tutto l'anno ad Arquata e nelle sue numerose frazioni. Vanno a scuola negli istituti superiori di Ascoli Piceno, ma la maggior parte del loro tempo lo passano in questi piccoli borghi, d'estate come d'inverno.

Per questo hanno il bisogno di raccontarlo, da dentro, meglio e più profondamente di qualsiasi soccorritore o giornalista forestiero: "Secondo me, molti di quelli andati via negli alberghi o in affitto lontano da qui, non torneranno più", ci dice sconsolato uno di loro. Il terrore è personificato nella parola spopolamento, già in atto da tanti anni - il comune negli anni '30 aveva ben 7mila abitanti - e oggi improvvisamente accelerato dal terremoto.

Il presente ed il futuro di chi resta sono essenzialmente incerti, come anche negli altri territori colpiti dal sisma, come la vicina Amatrice [leggi l'articolo]. Ma, per chi sceglie di continuare a vivere in queste terre colpite dalla natura, la determinazione dev'essere tanta.

Così come la lotta per l'auto-determinazione nello scrivere il proprio futuro di comunità. Costruendolo giorno dopo giorno, e raccontando la propria terra in prima persona. Senza interferenze esterne, ogni comunità protagonista di se stessa.

Ultima modifica il Lunedì, 12 Settembre 2016 00:38

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