Iniziamo dai numeri che, lo diciamo subito, non sono affatto edificanti.
"Oggi, siamo in una situazione per cui le pratiche che devono uscire ammontano ad un importo complessivo di circa 3 miliardi, compatibile con quanto programmato dal Governo", ha sottolineato il titolare dell'Ufficio speciale per la ricostruzione, Raniero Fabrizi. In altre parole, "la copertura finanziaria per i prossimi anni è sufficiente e sarebbe possibile, dunque, raggiungere un obiettivo più che positivo, completare la ricostruzione del territorio comunale in 12-13 anni dal giorno del terremoto".
Questa è la teoria. La pratica, tuttavia, racconta altro. Per il 2016, il Comune dell'Aquila ha 800 milioni di competenza, 300 in cassa, "ma non abbiamo progetti da finanziare" ha ribadito l'assessore alla ricostruzione, Pietro Di Stefano. Ad oggi, con i due elenchi usciti nei primi 9 mesi dell'anno sono stati impegnati 179 milioni: "se dovesse uscire ora il 17esimo elenco, arriveremmo a fatica a finanziare progetti per 20 milioni", ha aggiunto Di Stefano. La speranza è di dare un po' di "ciccia", per arrivare a pubblicazione entro i primi giorni di ottobre. E' chiaro, tuttavia, che il 'tiraggio' della ricostruzione aquilana è ben al di sotto delle risorse messe a disposizione dal Governo.
Ed è un problema, se è vero che "prima o poi si aprirà la discussione sulla dotazione finanziaria da assicurare ai comuni colpiti dal terremoto del 24 agosto scorso". Dunque, "ci approssimiamo ad organizzare gli Stati Generali della ricostruzione", ha sottolineato l'assessore, "alla presenza degli uffici preposti, dei titolari di contributo, dei professionisti esterni, per capire le cause della stasi attuale".
Giusto qualche mese fa, alla metà di giugno, avevamo scritto della inaugurazione dello sportello per la presentazione delle parametriche parte II, organizzato con l'obiettivo di accellerare i processi di istruzione delle pratiche. "Spesso, i progetti risultano incompleti o vengono presentati privi degli allegati richiesti: dunque, personale del Comune e dell'Usra appronterà qui un primo riscontro sommario delle pratiche presentate, respingendo quelle non instruite come stabilito e smistando, invece, agli uffici di competenza, le parametriche che risponderanno ai parametri", aveva spiegato quel giorno Di Stefano. Ebbene, poco più di tre mesi dopo si scopre che i tempi non si sono affatto accorciati, anzi. "L'80% delle pratiche vengono presentate dai tecnici e non dai titolari del contributo che pure rivestono un ruolo di pubblici ufficiali. E' incredibile: i cittadini, infatti, immagino abbiano dato incarico ai tecnici, e così alle imprese, con regolari contratti che, mi auguro, riportino clausole per il rispetto delle tempistiche, se è vero che mancare il rispetto dei termini fa scattare delle penali. In quale parte del mondo sta scritto che venga assegnato il compito di presentare le pratiche a possibili controparti in sede di contenzioso?", si è domandato Di Stefano.
Domanda più che lecita, a dire il vero. Anche perché - ha aggiunto - i tecnici incaricati pretendono l'ammissione della pratica a protocollo, anche se risulta incompleta, "per scaricare qualsiasi responsabilità ed evitare eventuali penali". Così facendo, però, "aggravano il procedimento della pubblica amministrazione e ritardano i tempi della ricostruzione". E stando alle parole dell'assessore, "non c'è un progetto, nemmeno uno, che venga consegnato con i documenti in regola e che, dunque, vada dritto a contributo".
Responsabilità dei tecnici, certo. Viene da chiedersi, però: possibile che non ci sia un tecnico capace, in questa città? Possibile che non ci sia nemmeno una pratica fatta bene, un progetto presentato stando ai parametri fissati? Non è forse che le norme siano troppo complesse, che andrebbero snellite? Alcuni provvedimenti sono stati assunti, dall'Ufficio speciale. E ci arriviamo tra un attimo. Intanto, va ribadito che l'assessore Di Stefano è deciso al muro contro muro gli ordini professionali: "Abbiamo istruito una delibera di Giunta - ha spiegato - di cui assumo la responsabilità: innanzitutto, i progetti dovranno essere presentati dai titolari del contributo; poi, se la pratica risulterà incompleta verrà respinta, a seguito di verbale che evidenzierà i documenti mancanti".
Una decisione ai limiti, dei dettami del codice civile almeno. "Ho già avvertito gli uffici: dovessero arrivare i Carabinieri, vengano da me, sono al terzo piano dell'edificio che ospita la ricostruzione privata. E sulla impossibilità di delega, ricorrano pure al Tar. Dobbiamo far uscire progetti, non andar dietro ai 'paraculi'", l'affondo di Di Stefano. "Ora, inizia una battaglia tra chi crede che le cose vadano fatte bene e chi, invece, pensa che il progetto sia solo un fatto formale".
"Andiamo verso l'ottavo anniversario del terremoto - ha aggiunto - e abbiamo i soldi in banca per finanziare la ricostruzione, dopo il bordello fatto a Roma, quando abbiamo portato innanzi a Palazzo Chigi carriole di pratiche ferme, e le bandiere ammainate negli uffici pubblici. "Ora, non intendiamo assumerci la responsabilità di giustificare l'incapacità di spendere quanto ci è stato garantito".
Dunque, arriviamo ai tre provvedimenti decisi dall'Usra, e assunti dal Comune dell'Aquila, che dovrebbero accellerare la ricostruzione, nelle frazioni in particolare. Iniziamo dal primo, che riguarda le vecchie procedure, la 'filiera' per intenderci: "Parliamo di circa 600 pratiche che riguardano 250 immobili siti per lo più nelle periferie del capoluogo e delle frazioni, per un importo complessivo di 300 milioni", ha spiegato Fabrizi. "Rispetto alle nuove procedure, le vecchie sono di piccolo importo ma caratterizzate da grande complessità nella trattazione. Dunque, il provvedimento che abbiamo definito e che domani verrà formalizzato permetterà di snellire le procedure: verranno fatti controlli sulla titolarità degli edifici, come prassi, ma la verifica sugli aspetti economici e tecnici si baserà su asseverazione dei tecnici incaricati. Ovviamente, svolgeremo dei controlli a campione nei cantieri, almeno sul 30% delle pratiche ammesse a contributo".
L'altro provvedimento assunto riguarda invece le schede parametriche parte seconda: "Per le pratiche che non superano il contributo da 2 milioni di euro, e si tratta, per lo più, di edifici siti nei centri storici delle frazioni, fermo restando il controllo sulla titolarità, si procederà con il rilascio del contributo a seguito delle autodichiarazioni dei tecnici". In questo caso, ha assicurato Fabrizi, "il controllo sarà capillare, sul 100% dei cantieri aperti a seguito di procedura". Questo provvedimento è già operativo dal mese di agosto.
Infine, il terzo e ultimo provvedimento assunto, ancora, a tutela dei centri storici delle frazioni: "Per gli edifici di pregio storico-artistico, così come censiti dallo studio di Marcello Vittorini del Comitatus Aquilanus, si innalza il contributo per le parti di pregio fino al 60% sull'ammissibile".