I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza dell’Aquila hanno eseguito un sequestro conservativo disposto dalla locale Corte dei Conti per un valore di 430 mila euro nei confronti dell'ex assessore comunale Pierluigi Tancredi, dipendente della “ASL 1 Avezzano Sulmona L’Aquila”, che ha svolto - in modo continuativo e non occasionale - una lucrosa attività libero professionale all'insaputa dell'azienda sanitaria.
E' il secondo caso in poche settimane: per gli stessi motivi, il 15 novembre scorso, le fiamme gialle avevano disposto il sequestro conservativo per 340mila euro nei confronti dell'ing. Mauro Antonello Tursini, dirigente Asl. Se Tursini aveva curato incarichi relativi a progettazioni, collaudi e direzione lavori nell'ambito della ricostruzione post-sisma, Tancredi - già coinvolto nelle inchieste 'Do ut Des' e 'Redde Radiotem' - ha esercitato invece una fiorente attività di consulente d'impresa a favore di numerosi soggetti privati, dal 2010 al 2013, sebbene titolare di un incarico a tempo pieno con l'azienda sanitaria locale.
Gli elementi raccolti nel corso degli accertamenti hanno dimostrato chiaramente come l'attività extra professionale esercitata dall'ex assessore comunale venisse svolta con regolarità, sistematicità e ripetitività. Anche gli adempimenti fiscali sono sintomatici della consapevolezza, da parte dello stesso, di esercitare con abitualità e professionalità un'attività economica. A far data dall'01/09/2009, il dipendente in questione ha costituito, infatti, una vera e propria ditta individuale con tanto di partita IVA compilando, in sede di dichiarazione dei redditi, il quadro “RE – Redditi di lavoro autonomo derivante dall'esercizio di arti e professioni”.
Dall'acquisizione e dal successivo esame della documentazione amministrativo/contabile in possesso del pubblico dipendente, dei committenti degli incarichi extra istituzionali e dei tenutari delle scritture contabili della predetta ditta individuale, è emerso, in definitiva, che gli incarichi extra-istituzionali di consulenza amministrativa svolti dal dipendente pubblico consistevano in una lucrosa e redditizia attività di mediazione volta principalmente a procacciare per conto di imprese edili e studi di architettura incarichi e commesse relativi ad innumerevoli lavori di ricostruzione/ristrutturazione degli edifici danneggiati dal sisma del 2009. Gran parte della documentazione rinvenuta ed esaminata dai finanzieri riguarda infatti fatture emesse dal dipendente pubblico riportanti causali quali, “attività di management”, “marketing”, “ricerca clienti”, “procacciatore d'affari”, “consulenza”, “assistenza e analisi di mercato”.
La prevalenza dell'attività libero professionale esercitata dal dipendente in questione rispetto a quella istituzionale è emersa in modo ancor più lampante dalla quantificazione dei compensi complessivamente percepiti. Rapportando le due diverse tipologie di introiti, risultava infatti chiaramente che l'attività extra-istituzionale non fosse solo adeguatamente lucrativa ma, in alcuni anni, addirittura prevalente rispetto a quella svolta alle dipendenze dell'ente pubblico.
Emblematico, in tal senso, è risultato l'ammontare dei compensi ricevuti da Pierluigi Tancredi nel 2012, anno in cui lo stesso guadagnava, grazie all'esercizio della libera professione, 230.000 euro circa, importo, questo, di ben 10 volte superiore allo stipendio annuo percepito dall'ente di appartenenza. Pertanto, il dipendente attenzionato, esercitando in modo continuativo e non occasionale una rilevante attività professionale privata, ha violato il precetto normativo di cui all'art. 53 del D.Lgs n. 165/2001 che, sanzionando le condotte descritte, prevede anche l'obbligo di versamento del compenso indebitamente ricevuto su un conto corrente dedicato dell'Amministrazione d'appartenenza, per essere destinato ad incrementare il fondo di produttività dell'ente medesimo.
Il dipendente ha violato inoltre il regolamento della ASL d'appartenenza che ammette l'esercizio di attività libero professionali da parte dei propri dipendenti a condizione che queste integrino il requisito della saltuarietà ed occasionalità, stabilendo, a priori, un limite massimo di incarichi extra lavorativi, riferito all'anno solare, pari a 30 giorni, o, in alternativa, a 240 ore e per un compenso complessivo non superiore ad euro 5.000 lordi.
Le investigazioni delle fiamme gialle hanno fatto emergere pertanto un danno erariale patito dalle pubbliche finanze, a causa dei mancati versamenti dei suddetti compensi da parte del dipendente pubblico, per un importo complessivo di 430.000 euro, valore corrispondente al sequestro conservativo appena eseguito. Il contrasto all’illegalità nella pubblica amministrazione rientra oggi, più che mai, tra gli obiettivi prioritari perseguiti dalla Guardia di Finanza, che, nel salvaguardare l'integrità dell'apparato pubblico, garantisce legalità, equità ed efficienza nella gestione delle risorse destinate alla collettività.