La sentenza con cui il Tar Abruzzo ha accolto il ricorso presentato da un’azienda, la Delta Lavori, contro l’aggiudicazione del primo lotto del secondo stralcio dei lavori di rifacimento dei sottoservizi potrebbe far slittare l’avvio dei cantieri di qualche mese.
Anche il presidente della Gsa (la stazione appaltante dell’opera) Americo Di Benedetto riconosce che la decisione dei giudici potrebbe provocare ulteriori ritardi, che andrebbero a sommarsi a quelli già accumulati finora. Di Benedetto, tuttavia, dichiara di non essere particolarmente preoccupato.
Come vi abbiamo raccontato due giorni fa, l’appalto in questione, dall’importo di 11 milioni di euro, era stato vinto da un’Ati composta da due imprese aquilane, la Armido Frezza srl e la Walter Frezza Costruzioni.
Il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso della Delta perché un progettista dell’Ati aveva dimenticato di dichiarare di aver commesso, in passato, un errore professionale costato 13 milioni di euro di variante e 700 mila di indennizzo per il Consorzio di Bonifica di Catania.
Il rischio, ora, è che, per effetto dei verdetto, possa esserci un rinvio dell'inizio dei lavori, programmato per la primavera 2017.
“Parlare ora è prematuro, vogliamo prima leggere le motivazioni della sentenza” è il commento a caldo di Americo Di Benedetto. “Non siamo particolarmente preoccupati anche perché, per quel lotto, si stanno ancora redigendo i progeltti esecutivi”. Qualora i giudici, motivando la sentenza, dovessero dichiarare inefficace il contratto sottoscritto dall’Ati vincitrice dell’appalto e qualora quest’ultima dovesse presentare ricorso al Consiglio di Stato, potrebbe aprirsi un contenzioso destinato a durare a lungo.
Di Benedetto, però, è fiducioso che, anche in caso di impugnazione della sentenza del Tar davanti al Consiglio di Stato, la causa, dato il carattere di urgenza che ha l’opera (che è comunque un appalto pubblico, il pìù grande del post terremoto), possa essere discussa seguendo una corsia preferenziale. Se così fosse, i tempi potrebbero sì dilatarsi ma “solo” di tre o quattro mesi.
I lavori sul primo stralcio, report in Commissione consiliare: ecco a che punto siamo
Stamane, il presidente della Gran Sasso Acqua Americo Di Benedetto, il responsabile di 'Asse centrale Scarl' Gianni Frattale e il direttore tecnico Antonio Tramontano hanno fatto il punto sul procedere dei lavori relativi al primo stralcio della maxi opera (asse centrale Fontana Luminosa - Villa Comunale, area di S. Bernardino e S. Maria di Farfa).
Ad oggi, 'Asse centrale Scarl' - che si è aggiudicata lo stralcio da 38 milioni di euro - è a metà dell'opera: sono stati realizzati, infatti, circa 6 km di tunnel rispetto ai 12 previsti. Negli ultimi 4 mesi, si è proceduto ad una media di 500 metri mese (negli ultimi trenta giorni, in realtà, si è molto accellerato sfiorando i 900 metri di tunnel realizzato); si è lavorato intorno a Palazzo Margherita - via Patini, via Marrelli, via Cavour, via Bafile - si è proceduto in zona Santa Maria di Farfa, è stato riconsegnato inoltre il primo tratto del Corso stretto, dai quattro cantoni e via Verdi, e l'intenzione dichiarata è di arrivare, entro le festività natalizie, alla Fontana Luminosa.
Con ogni probabilità, però, si riuscirà ad arrivare a Piazza Regina Margherita, non oltre: comunque vada, ha ribadito Di Benedetto, per i giorni di festa il cantiere sarà chiuso, così da assicurare il passeggio lungo il corso; gli scavi riprenderanno il 6 gennaio e, a quel punto, verrà deciso se chiudere i lavori fino alla Fontana Luminosa o se proseguire, invece, lunga via Garibaldi, avendo chiesto i commercianti si lavori nel mese di gennaio appunto, per ovvie ragioni di opportunità commerciali.
L'obiettivo politico - ha aggiunto il presidente della Gran Sasso Acqua - è di chiudere i lavori per il primo stralcio entro la primavera inoltrata del 2017, seppure "la tempistica sia sempre relativa e mai assoluta: lavoriamo ad essere dinamici sul fronte strada, non stanziali, rispetto agli interventi che si fanno, con l'unico scopo di liberare - nel più breve tempo possibile - la parte incisa in quel momento".
Sul punto però, Frattale ha tirato un poco il freno a mano allungando i tempi al finire del 2017, inizi del 2018. E d'altra parte, considerato che siamo a metà dell'opera e che - come detto - si procede ad una media di 500 metri al mese, seppure non si possano escludere 'inciampi' che potrebbero rallentare le lavorazioni e va tenuto in conto che andiamo verso l'inverno, per realizzare gli ultimi 6 km ci vorranno almeno 12 mesi. Dunque, sembra più attendibile la tempistica dettata da Frattale.
D'altra parte, l'opera è assai impattante se è vero che le operazioni di scavo devono tenere conto dei cantieri della ricostruzione, delle attività commerciali riaperte - e si procede verso via Garibaldi, la più complicata in questo senso - e con i residenti che sono tornati a casa, e se è vero che - scavando 3 metri sotto il livello della strada - non si può mai dire cosa si può incontrare: valga il caso di Santa Giusta, con un piccolo cimitero rinvenuto subito sotto il manto e i problemi affrontati con la soprintendenza per la messa in sicurezza della Chiesa.
Ecco, il nodo resta sempre quello del rapporto con la soprintendenza, "seppure le interlocuzioni siano proficue e cordiali" ha tenuto a specificare Di Benedetto, e con l'amministrazione più in generale; il più 'focoso' Frattale non ha mancato di sottolineare, con toni pure coloriti, che gli archeologi "lavorano ancora col pennellino" rallentando, in caso di rinvenimenti, i tempi del cantiere; a dire che l'impresa che sta realizzando il primo stralcio della maxi opera pubblica, tra tempi lunghi della soprintendenza, interessi particolari dell'amministrazione, e così dei residenti e dei commercianti, non può lavorare a pieno regime, come vorrebbe e potrebbe visti i mezzi in campo.