Viene chiamato emendamento vergogna da site.it, il giornale web che da settimane pubblica una complessa inchiesta a puntate sugli incentivi pubblici per il fotovoltaico in Abruzzo. Dello speciale, chiamato La Marsica baciata dal sole, ci siamo occupati anche il 30 novembre scorso [leggi l'articolo].
Ma qual è l'emendamento vergogna? Una presunta "sveltina" della politica abruzzese inserita nel maxi emendamento riguardante "le misure riguardanti i territori abruzzesi colpiti dal sisma del 6 aprile 2009", inserito nella Legge 10 del 26 febbraio 2011, il cosiddetto Milleproroghe.
Giocando sulla neanche tanto sottile differenza tra comuni del cratere sismico abruzzese e comuni della provincia dell'Aquila, nel maxi emendamento furono inserite tariffe fortemente incentivanti all'installazione di impianti fotovoltaici che richiamano incentivi statali allora in essere, oggi scaduti, ma che a distanza di anni continuano a generare forti profitti nei confronti delle società di progetto, in alcuni casi anonime, che gestiscono per conto dei comuni gli impianti.
La norma del Milleproroghe 2011 riesumò, di fatto solo per i Comuni della provincia dell'Aquila, una regola della Finanziaria 2008 – abrogata nel 2010 dal "Terzo conto energia" – per cui gli impianti fotovoltaici di cui si parla nell'emendamento per il cratere, percepiscano sempre le tariffe incentivanti più alte, anche se i pannelli sono a terra, quando i soggetti responsabili sono enti locali. Inoltre, eliminò qualsiasi limite temporale per l'entrata in esercizio di detti impianti.
Il tutto, essenzialmente per diversi comuni marsicani, la maggior parte dei quali (16 su 18) non terremotati (infografica a destra). Secondo site.it, questo gioco di deroghe delle tariffe permette all'impianto del comune di Celano (L'Aquila) - quello più grande e considerato la più grande centrale realizzata in Europa da una amministrazione pubblica - di "percepire incentivi maggiorati per un totale stimato in circa 181 milioni di euro".
L'emendamento vergogna, per la cronaca, fu firmato dai parlamentari abruzzesi Fabrizio Di Stefano (Pdl), Luigi Lusi (Pd), Franco Marini (Pd), Alfonso Mascitelli (Idv), Claudio Micheloni (Pd), Andrea Pastore (Pdl), Paolo Tancredi (Pdl), oltre all'attuale vice presidente del Csm (tra le cariche più alte dello Stato) Giovanni Legnini (Pd), e ovviamente Filippo Piccone (Pdl, a sinistra), che lo presentò e che secondo site.it sarebbe il "braccio politico dell'operazione".
L'emendamento venne inserito all'interno di un pacchetto di provvedimenti, incastrato tra "la ripresa economica delle zone colpite dagli eventi sismici nel mese di aprile 2009" e persino l'istituzione del 6 aprile come "Giornata della memoria per le vittime del sisma".
Ma come funziona la filiera degli investimenti pubblici per il fotovoltaico? Gli incentivi vengono finanziati direttamente dai cittadini, ai quali vengono prelevati in bolletta la media di 90 euro l'anno per le energie alternative. L'ingente fondo creato, poi, viene gestito dal Gse (Gestore dei servizi elettrici) che valuta e successivamente eroga i contributi per gli impianti attivi. Per intenderci, nella Marsica ha erogato solo nel 2015 33 milioni e mezzo di euro, escludendo l'impianto più grande di Celano, per il quale eroga 14 milioni l'anno a partire dal 2016 e per i prossimi 20 anni di tariffe incentivanti (per un totale stimato di 286 milioni di euro).
I soldi erogati dal Gse transitano per i comuni che ne hanno fatto richiesta e poi finiscono alle società di progetto che gestiscono gli impianti. Ed è a questo punto che site.it dedica una delle puntate de La Marsica baciata dal sole a raccontare chi sono i soggetti privati che usufruiscono del fiume di denaro pubblico. Nel caso del mega parco fotovoltaico di Celano, ad esempio, parliamo della Celano green energy, che ha subito diverse trasformazioni, acquisizioni e scioglimenti nel tempo, e che nel 2015 viene acquistata per il 60% da una società anonima lussemburghese. La Celano green energy, afferma site.it, ha potuto costruire il mega parco per il fotovoltaico grazie ad un imponente prestito di 62,2 milioni di euro da parte di un pool di banche dei gruppi Mps, Naxitis e Bper. Quasi il doppio necessario alla costruzione dell'impianto di Celano (circa 39 milioni).
Nell'ottava puntata dell'inchiesta, pubblicata oggi dal giornale diretto da Angelo Venti, si parla invece dell'impianto installato nel comune di Cerchio (L'Aquila), anch'esso non terremotato e anch'esso avvantaggiato dall'emendamento presentato da Piccone. In questo caso, definito "imbarazzante", il Comune trattiene per le sue casse una parte irrisoria rispetto ai 2,4 milioni di incentivi erogati da Gse ogni anno.
La Marsica baciata dal sole continuerà nelle prossime settimane, nonostante il silenzio della politica regionale sugli inquietanti elementi emersi dall'inchiesta.