“Oggi a scuola avevo tre alunni, gli altri non sono venuti perché avevano paura di uscire di casa. Tutti i miei alunni vengono dalla Siria e sono a Berlino da circa un anno”.
A parlare è una ragazza aquilana, Chiara Giuliante. Chiara, 34 anni, vive a Berlino dal 2009. E' una delle decine di migliaia di ragazzi italiani che hanno scelto di lasciare il nostro paese per trasferirsi in pianta stabile nella capitale tedesca. Dopo aver completato gli studi, è diventata insegnante di tedesco e ora dà lezioni private e lavora in una scuola dove insegna la lingua ai rifugiati in corsi finanziati dal ministero.
NewsTown l'ha raggiunta per rivolgerle alcune domande dopo l'attentato di lunedì sera.
Chiara, puoi raccontarci che clima si respira da ieri sera a Berlino? Sono scattate misure di sicurezza particolari?
Per ora non so di misure di sicurezza particolari. Quello che posso dire è che oggi a scuola avevo tre alunni, gli altri non sono venuti perché avevano paura di uscire di casa. Tutti i miei alunni vengono dalla Siria e sono a Berlino da circa un anno.
Dov’eri quando c’è stato l’attentato? Abiti lì vicino? Cosa puoi raccontarci di quei momenti?
Ero a casa, a circa 7 km. da Breitscheidplatz. Avevo lasciato il cellulare in un’altra stanza e ho avuto notizia di quello che è successo circa 20 minuti dopo l’accaduto perché mio padre mi chiamava insistentemente. Quello che ho fatto è stato scrivere messaggi alle persone che conosco e non chiamarle nel caso fossero davvero coinvolte e avessero bisogno di usare il telefono. Le persone intorno a me ed io abbiamo reagito con preoccupazione e attenzione alle voci che hanno iniziato a circolare subito dopo sui social network. Facebook ha creato il famoso pulsante per comunicare agli altri che eravamo al sicuro. Il nome utilizzato all’inizio era “attacco terroristico a Berlino”, cambiato poi in “grave incidente a Berlino”. Per quanto mi riguarda non credo sia una buona idea in una situazione del genere dare per scontato che sia stato un attacco terroristico, specialmente 10 minuti dopo l’accaduto.
Qualche cittadino di Berlino ha detto ai giornali e alle televisioni che a protezione della zona del mercatino non c’erano barriere né presidi di forze di polizia, pur essendo, quella, una delle strade più trafficate della città in questo periodo dell’anno e in quanto tale un potenziale obiettivo sensibile per azioni terroristiche. Secondo te era pensabile adottare misure di sicurezza eccezionali come recinzioni o cordoni di sicurezza?
Berlino è una città fisicamente molto accessibile, anche la metro è aperta, non ci sono i tornelli. Non ho mai visto tanti disabili con la possibilità di andare in giro come quanti ne ho visti qui, perché la città è a misura delle esigenze più diverse. Mettere recinzioni, cordoni di sicurezza, o muri come “misura eccezionale di sicurezza” per me non è una soluzione, qui come in molti altri posti.
Berlino è una metropoli multietnica che ogni anno accoglie migliaia di stranieri, tra cui molti rifugiati e richiedenti asilo. Temi che dopo questo attentato possa cambiare qualcosa, temi che in città e nel resto della Germania possa crescere un’ondata xenofoba, magari alimentata da partiti populisti come l’Afd?
Purtroppo si, è stata già comunicata una manifestazione di gruppi di estrema destra di “Berlin wehrt sich” (“Berlino si difende”) per domani alle 18, sostenuta anche dal partito NPD. Mi sto informando in questo momento per una contro-manifestazione e ho detto ai miei alunni di tenere gli occhi aperti per strada.