Circa 500 persone si sono mossi stamane verso Roma per una manifestazione di protesta per le condizioni in cui versano le zone dell'Appennino centrale, colpite dai terremoti del agosto e ottobre scorsi.
La manifestazione è stata autoconvocata attraverso il tam tam sui social network. I terremotati si sono ritrovati in piazza Santi Apostoli, nei pressi della sede della Provincia di Roma. Diversi i cartelli critici con la gestione dell'emergenza e del primo post-sisma, soprattutto per quanto riguarda le maglie della burocrazia, che "uccide più del terremoto", come hanno scritto su uno striscione i manifestanti.
I cittadini di più di 130 comuni in quattro regioni - Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria - chiedono il ripristino dei presidi sanitari sui territori, la messa in sicurezza urgente del patrimonio artistico e culturale, maggiore attenzione per il dramma che vivono gli allevatori, al freddo e senza ripari per gli animali [leggi l'articolo] e sostegno alla ripresa delle attività commerciali. Presente anche una delegazione da Campotosto (L'Aquila), già presente nei crateri 2009 e 2016, e duramente colpito da terremoto e neve nei giorni scorsi.
La protesta, che scorre pacifica, ha vissuto qualche piccolo momento di tensione quando un gruppo arrivato da Amatrice (Rieti) è stato costretto a raggiungere a piedi il corteo, in quanto l'autobus è stato scortato dalle forze dell'ordine fin dal paese laziale, devastato lo scorso agosto.
La giornata non può che ricordare a molti abruzzesi la manifestazione del 7 luglio 2009, quando seimila aquilani arrivano a Roma per protestare contro le politiche di ricostruzione e vennero manganellati in scontri che durarono fino al primo pomeriggio.