E' stata fissata per il 3 aprile prossimo l'udienza preliminare che stabilirà l'archiviazione o manderà a processo il sindaco Massimo Cialente e il dirigente Fabrizio De Carolis.
Induzione indebita, la così detta concussione depotenziata, l'accusa ipotizzata dal pubblico ministero Stefano Gallo.
Stando al pm, Cialente l'avrebbe esercitata affinché venissero affidati lavori in subappalto nell'ambito della ricostruzione del complesso '201' di Pettino all'imprenditore Eliseo Iannini - la cui posizione è stata archiviata - e venisse istruito, altresì, il pagamento di un Sal da 2.7 milioni di euro alla società Palomar-Consta, per opere su di un altro cantiere della ricostruzione, seppure, è questa la tesi degli inquirenti, l'impresa non ne avesse diritto. In merito, il sindaco dell'Aquila avrebbe persino ricevuto una telefonata da Luciano Violante che chiedeva si potesse sbloccare la pratica di pagamento. Cialente avrebbe preteso, dunque, "un'accelerazione", come si evincerebbe da una telefonata intercettata, e preteso che il funzionario De Carolis pagasse "almeno la metà" del Sal, e così è avvenuto.
Qui, l'approfondimento di NewsTown.
Il 'Consorzio 201' e i rapporti tra Cialente e Iannini
È il 6 giugno 2014 e Cialente parla al telefono con l’avvocato Egidio Rosati, legale di fiducia del 'Consorzio 201' che raccoglie i soci di 17 cooperative edilizie dell'Aquila, proprietari dei 201 appartamenti siti a Pettino, tra via Francia e via Germania. A metà degli anni '70, al Consorzio furono assegnati dal Comune dell'Aquila due appezzamenti di terreno del piano PEEP su cui sono stati costruiti 7 Palazzi e 29 villette a schiera per un totale, appunto, di 201 alloggi che vennero assegnati in godimento ad altrettati soci delle Cooperative. Ancora oggi, a proprietà indivisa. Ma questa è un'altra storia.
Stando agli stralci pubblicati nei mesi scorsi sui giornali, il sindaco dell'Aquila avrebbe tentato di indurre l'avvocato Rosati a dare il via libera alla richiesta di subappalto all'impresa Iannini di alcune opere propedeutiche alla ricostruzione, inoltrata al Consorzio dall'Ati che si è aggiundicata il ricco appalto (63 milioni di euro), formata dalla ravennate Acmar e da Taddei.
Induzione indebita non riuscita. L'indomani, infatti, il 7 giugno del 2014, il Consorzio di Pettino inviò all’Acmar una nota nella quale escludeva l’autorizzazione al subappalto.
"Non ho mai detto di far lavorare Iannini", le parole di Cialente, che - nel luglio scorso - aveva ricostruito ai nostri microfoni la lunga serie di incontri che ha avuto con i cittadini-soci delle Cooperative Edilizie per tentare di risolvere l'impasse della ricostruzione dei 201 alloggi, costruiti, come detto, su terreno ancora non riscattato dal Comune, debitore verso il Consorzio - tra l'altro - per migliaia di euro, e ancora a proprietà indivisa. "Acmar e Taddei avevano dato incarico per la demolizione all'impresa Iannini che, all'uopo, aveva già recintato il cantiere", spiega il primo cittadino. "Innanzi alle legittime preoccupazioni dei cittadini per i ritardi, e con l'imprenditore che si era detto pronto ad avviare la demolizione, ho semplicemente sollecitato che si desse velocemente avvio ai lavori".
Il sindaco dell'Aquila, insomma, aveva rigettato qualsiasi 'voce' di ingerenza verso il Consorzio 201 perché alcune opere propedeutiche alla ricostruzione fossero affidate all'imprenditore Iannini ("è stata una scelta di Acmar e Taddei che non è stata accolta, però, dal Consorzio") e sottolineato, inoltre, come non abbia avuto alcun rapporto con il costruttore aquilano.
Il pagamento del Sal alla Palomar
Fin qui, la vicenda delle '201'. C’è poi la seconda contestazione, con il reato che - stavolta - si sarebbe consumato. Riguarda la realizzazione dei lavori di ricostruzione del condominio Cappelli, acquisito dalla ditta Palomar che era subentrata a Consta in seguito al fallimento dell'impresa.
Stando agli atti pubblicati, il primo cittadino avrebbe indotto il funzionario comunale Fabrizio De Carolis ad accellerare il pagamento di alcuni Sal come richiesto dagli avvocati di Palomar. Si tratterebbe di centinaia di migliaia di euro che De Carolis, in effetti, liquidò, seppure l'Ufficio legale dell'ente avesse dato parere negativo e sebbe il legale del condominio Cappelli avesse diffidato il legale della società dall'avanzare richieste di pagamento in difetto dell'attestazione del pagamento dei subappaltatori.
De Carolis avrebbe acconsentito alle pressioni del primo cittadino con un artificio contabile: il III° Sal sarebbe stato considerato come I° che non necessitava, dunque, dell'attestazione di avvenuto pagamento dei fornitori subappaltatori del Sal precedente.
"Ci sono centinaia di persone che, ogni giorno, mi sollecitano il pagamento dei Sal alle imprese: alcune, hanno difficoltà estrema ad andare avanti e i cittadini sono preoccupati". Cialente non aveva negato di aver incontrato rappresentanti della Palomar - "non mi ricordo nemmeno siano venuti da me, è possibile mi siano stati segnalati da qualcuno" - ma aveva spiegato: "Sapevo che Palomar aveva acquisito i lavori di Consta, che era fallita, e conoscevo la disperazione dei cittadini che avevano affidato i lavori di ricostruzione delle loro abitazioni alla ditta veneta. Come faccio sempre, in questi casi, ho telefonato per chiedere di accellerare il pagamento dei lavori: se si tratta di un reato, ne avrò compiuti a decine".
Per risolvere i problemi dei cittadini, ribadisce. "Se poi il Sal fosse pagabile o meno, non lo sapevo e non potevo saperlo. Non conosco neanche i meccanismi. E la storia del parere legale dell'Ufficio, non è assolutamente vera. Non c'entra niente".