Mercoledì, 06 Luglio 2016 00:01

Indagine su Cialente per induzione indebita: l'intervista al sindaco dell'Aquila

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"Non so dove abbiano trovato l'atto di chiusura delle indagini e trovo ancor più grave siano riportati dei passi virgolettati. Non ho mai pronunciato quelle parole: non ho mai detto 'fate lavorare Iannini' e non ho mai detto 'pagate Consta' anche perché Consta, in questa vicenda, non c'entra nulla".

Non ci sta il sindaco Massimo Cialente e risponde così, ai microfoni di NewsTown, agli articoli apparsi ieri su 'Il Centro' e 'Abruzzoweb' che riportano ampi stralci dell'avviso di conclusione delle indagini recapitato al primo cittadino qualche giorno fa. "E' curioso che alcuni giornalisti riferiscano pubblicamente, con dovizia di particolari, intercettazioni di conversazioni fra il primo cittadino e terzi che io, in qualità di difensore,  ancora non visiono e che, dunque, non conosco, non avendo ancora pagato i diritti di cancelleria per estrarre copia degli atti", aggiunge poco dopo, su Facebook, l'avvocato difensore del primo cittadino, Carlo Benedetti, presidente del Consiglio comunale. "Saranno forse tutte corbellerie", aggiunge.

Dell'atto di chiusura delle indagini - durate 18 mesi - aveva raccontato proprio Cialente: "Da quello che ho potuto capire - aveva spiegato - sono emerse due mie telefonate: la prima, per cercare di far partire al più presto i lavori di demolizione di una grande cooperativa edilizia, i cui residenti ho seguito, sempre nel mio ufficio, sin dal 2009, per le gravi difficoltà normative che avevano incontrato e rallentato per anni la ricostruzione. La seconda, per sollecitare - cosa che ho fatto più volte - il pagamento di un SAL per una ditta che stava per fallire. Interventi di questo tipo li ho fatti più volte, di sollecitare il pagamento dei SAL, per tutti, soprattutto per casi disperati. Purtroppo il fallimento, poi avvenuto, di quella ditta, ha provocato danni drammatici a tanti cittadini, la cui ricostruzione è ancora bloccata, ed alla stessa città".

Cialente - e con lui il funzionario comunale Fabrizio De Carolis - è indagato per tentata induzione indebita. Non riuscita, nel primo caso; riuscita, invece, nel secondo.

Ma andiamo con ordine. E partiamo dalla prima telefonata.

Il 'Consorzio 201' e i rapporti tra Cialente e Iannini

È il 6 giugno 2014 - scrive 'Il Centro' - e Cialente parla al telefono con l’avvocato Egidio Rosati, legale di fiducia del 'Consorzio 201' che raccoglie i soci di 17 cooperative edilizie dell'Aquila, proprietari dei 201 appartamenti siti a Pettino, tra via Francia e via Germania. A metà degli anni '70, al Consorzio furono assegnati dal Comune dell'Aquila due appezzamenti di terreno del piano PEEP su cui sono stati costruiti 7 Palazzi e 29 villette a schiera per un totale, appunto, di 201 alloggi che vennero assegnati in godimento ad altrettati soci delle Cooperative. Ancora oggi, a proprietà indivisa. Ma questa è un'altra storia, e ci torneremo.

Stando agli stralci pubblicati ieri, il sindaco dell'Aquila avrebbe tentato di indurre l'avvocato Rosati a dare il via libera alla richiesta di subappalto all'impresa Iannini di alcune opere propedeutiche alla ricostruzione, inoltrata al Consorzio dall'Ati che si è aggiundicata il ricco appalto (63 milioni di euro), formata dalla ravennate Acmar e da Taddei.

Induzione indebita non riuscita, come detto. L'indomani, infatti, il 7 giugno del 2014, il Consorzio di Pettino inviò all’Acmar una nota nella quale escludeva l’autorizzazione al subappalto.

"Non ho mai detto di far lavorare Iannini", le parole di Cialente, che ricostruisce ai nostri microfoni la lunga serie di incontri che ha avuto con i cittadini-soci delle Cooperative Edilizie per tentare di risolvere l'impasse della ricostruzione dei 201 alloggi, costruiti, come detto, su terreno ancora non riscattato dal Comune, debitore verso il Consorzio - tra l'altro - per migliaia di euro, e ancora a proprietà indivisa. "Acmar e Taddei avevano dato incarico per la demolizione all'impresa Iannini che, all'uopo, aveva già recintato il cantiere", spiega il primo cittadino. "Innanzi alle legittime preoccupazioni dei cittadini per i ritardi, e con l'imprenditore che si era detto pronto ad avviare la demolizione, ho semplicemente sollecitato che si desse velocemente avvio ai lavori".

Il sindaco dell'Aquila, insomma, rigetta qualsiasi 'voce' di ingerenza verso il Consorzio 201 perché alcune opere propedeutiche alla ricostruzione fossero affidate all'imprenditore Iannini ("è stata una scelta di Acmar e Taddei che non è stata accolta, però, dal Consorzio") e sottolinea, inoltre, come non abbia avuto alcun rapporto con il costruttore aquilano. Al contrario di quanto sosterrebbero gli inquirenti nell'atto di chiusura delle indagini che, anzi, collegherebbero il presunto 'intervento' di Cialente al tentativo di arrivare a transazione con lo stesso Iannini per risolvere la questione della 'metro' di superficie e alla richiesta inoltrata ad Equitalia dal primo cittadino perché venisse sospesa la cartella esattoriale da 559 mila euro che pendeva sulla testa dell'imprenditore aquilano. In cambio della disponibilità di alcuni operai dell'impresa Iannini per piccoli lavori nell'abitazione del primo cittadino: almeno, questo emergerebbe dall'atto di chiusura delle indagini.

E torniamo così alle indagini svolte dalla Procura che, per 18 mesi, avrebbero lavorato proprio all'ipotesi di un 'do ut des' tra Cialente e Iannini: lavori in casa del sindaco in cambio dell'impegno a risolvere la transazione per la metropolitana. Per questa vicenda, però, il primo cittadino e l'imprenditore, oltre a Piergiorgio Ruggeri, hanno ricevuto notizia di archiviazione.

"Escludo assolutamente che Iannini abbia procurato operai per lavori a casa mia che, oramai, pare la Sagrada Familia di Barcellona, in costruzione da decenni", ironizza Cialente, aggiungendo che l'imprenditore, a casa sua, è andata un paio di volte, ma "per parlare di calcio e, una volta, per discutere della cartella esattoriale spedita alla Ziaca srl. Non ci ha mai messo piede, come impresa di costruzione".

La cartella esattoriale 'sospesa' e i documenti spariti

Sulla cartella esattoriale, il sindaco è chiaro: "Ho mandato le carte al Tribunale e la Procura ha indagato su di me, invece di provare a capire come mai erano spariti degli atti con i quali - all'epoca dell'amministrazione Tempesta - furono abbonati quasi 2 milioni di euro ad alcuni imprenditori debitori verso il Comune, eccetto alla Ziaca srl, società che fa riferimento a Iannini".

La vicenda l'avevamo già raccontata, qualche anno fa. L'imprenditore non avrebbe versato al Comune dell'Aquila la cifra monstre di 559mila euro, relativi al mancato pagamento della Tarsu dal 2001 al 2005. Il 27 maggio 2014, però, il sindaco ha chiesto ad Equitalia - che avrebbe dovuto riscuotere il debito - di sospendere la cartella esattoriale, facendo riferimento proprio al mancato reperimento di alcuni dei verbali presenti nel relativo fascicolo istruttorio. Per conoscenza, la richiesta venne inoltrata anche alla Procura della Repubblica. "E' una vicenda molto strana, al punto che il Garante del Contribuente presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per ben due volte, ha scritto al sindaco dell'Aquila, che sarei io, e alla dirigenza chiedendo di annullare gli atti in autotutela. Evidentemente, avrei dovuto ignorare le richieste della Presidenza del Consiglio".

Tra l'altro, Ziaca srl - poco dopo - presentò un esposto al Tribunale contro ignoti per sottrazione di documenti pubblici. Stando a Iannini, infatti, l’importo Tarsu attributo alla Ziaca non era corretto, perché andava applicato un diverso criterio di calcolo della tassa. La società - come altre locate nel Nucleo industriale di Bazzano - aveva ricevuto una cartella che calcolava la tassa sui metri quadri dell'insediamento industriale e non sui metri quadri di superficie degli uffici, sottoposti evidentemente a ben altra tariffazione.

Ma quali documenti sarebbero spariti? Al finire del 2005, la Ziaca riceve un avviso di pagamento Tarsu da 17.937,71 euro, calcolati sui metri quadri degli uffici. Neanche un mese dopo, arriva però la cartella da 559mila euro. Con lo stesso numero di protocollo. La 'Commissione per l'esame delle problematiche emerse a seguito degli accertamenti Tarsu', istituita dal Comune dell'Aquila per risolvere la querelle del Nucleo industriale, nel febbraio 2006, fissa tuttavia l’ampiezza delle superfici effettivamente tassabili per la Ziaca in 1.618 metri quadri (uffici) anziché 12.614 (insediamento industriale).

Dunque, la Ziaca srl decide per un'istanza in autotutela al Servizio tributi-Tarsu del Comune. Come ricordato dal sindaco Cialente, anche il Garante del Contribuente - e per ben due volte - intima di annullare gli atti in autotutela. Ecco il motivo dell'esposto di Iannini che denuncia come sia sparito il verbale con cui la 'Commissione per l'esame delle problematiche emerse a seguito degli accertamenti Tarsu' - nel lontano 2006 - aveva fissato l'ampiezza delle superfici effettivamente tassabili. Verbale che sarebbe richiamato dallo stesso Comune in atti successivi. Altra questione piuttosto strana.

La transazione per la metropolitana

E sulla metropolitana? Cialente difende ancora il tentativo - fallito - di arrivare a transazione. La vicenda è nota: l'amministrazione comunale ha tentato di chiudere l'accordo con la CGRT di Eliseo Iannini che, rifacendosi all'articolo 158 del Codice sugli appalti, chiedeva il ristoro delle somme spese per realizzare le opere connesse al mega progetto della metropolitana di superficie che avrebbe dovuto collegare l'ospedale San Salvatore con il centro storico, disponibile a transare del 50% rispetto alla cifra di 14.4 milioni di euro inizialmente richiesta.

Si stava lavorando ad una ipotesi di transazione che si aggirava sui 6 milioni, 6 milioni e mezzo. Almeno fino al marzo 2015, con la sentenza del Tar che ha bocciato il ricorso presentato dalla CGRT avverso la delibera con cui, nel 2009, l'amministrazione comunale aveva deciso di annullare la concessione per la realizzazione della metropolitana.

A seguito del pronunciamento del Tar, e del lungo lavoro di ricostruzione della annosa vicenda portato avanti dalla Commissione bilancio presieduta da Giustino Masciocco, che aveva sollevato dubbi sulla legittima esigibilità delle fatture presentate da Iannini e dei Sal prodotti dalla CGRT, l'amministrazione decise di interrompere le trattative.

Iannini annunciò di voler ricorrere al Consiglio di Stato avverso la decisione del Tar, il Comune, d'altra parte, decise di inviare gli atti, compresi quelli riferiti a somme già riconosciute, alla magistratura contabile. Masciocco infatti, e con lui la Commissione bilancio, continuano a nutrire seri (e fondati) dubbi sulla regolarità di tutta la documentazione istruita.

Qualche giorno dopo, Cialente confessò che la vicenda gli aveva tolto serenità. "Sapere che la Procura della Repubblica ha deciso di acquisire gli atti prima ancora che avessimo idea di dove saremmo andati a finire, non mi lascia affatto tranquillo. Rimetto dunque la questione alla responsabilità del Consiglio comunale: non mi sento sereno a perseguire nella volontà di chiudere definitivamente la pendenza, evitando il processo civile, con i suoi tempi lunghi e con le spese che ne conseguono".

E la transazione, così, saltò. Saranno le aule di Tribunale, arrivati a questo punto, a decidere. "Porto con me una sconfitta, che non è mia ma del sistema Paese: in questi dieci anni, ho provato a risolvere il problema della metropolitana, senza riuscirci, e, oggi, gli aquilani si ritrovano con gli 'zippi', i fili e i binari. E chissà per quanti anni ancora: entrati nel meccanismo della giustizia civile, la vicenda non si risolverà prima di dieci anni". Come a dire che un buon padre di famiglia avrebbe preferito arrivare a transazione piuttosto che attendere i tempi lughi della giustizia civile, con il rischio di perdere la causa.

Il pagamento del Sal alla Palomar

Fin qui, i rapporti con l'imprenditore Eliseo Iannini. C’è poi la seconda contestazione, con il reato che - stavolta - si sarebbe consumato. Riguarda la realizzazione dei lavori di ricostruzione del condominio Cappelli, acquisito dalla ditta Palomar che era subentrata a Consta in seguito al fallimento dell'impresa.

Stando agli atti pubblicati, il primo cittadino avrebbe indotto il funzionario comunale Fabrizio De Carolis - anch'egli indagato - ad accellerare il pagamento di alcuni Sal come richiesto dagli avvocati di Palomar. Si tratterebbe di centinaia di migliaia di euro che De Carolis, in effetti, liquidò, seppure l'Ufficio legale dell'ente avesse dato parere negativo e sebbe il legale del condominio Cappelli avesse diffidato il legale della società dall'avanzare richieste di pagamento in difetto dell'attestazione del pagamento dei subappaltatori.

De Carolis avrebbe acconsentito alle pressioni del primo cittadino con un artificio contabile: il III° Sal sarebbe stato considerato come I° che non necessitava, dunque, dell'attestazione di avvenuto pagamento dei fornitori subappaltatori del Sal precedente.

"Ci sono centinaia di persone che, ogni giorno, mi sollecitano il pagamento dei Sal alle imprese: alcune, hanno difficoltà estrema ad andare avanti e i cittadini sono preoccupati". Cialente non nega di aver incontrato rappresentanti della Palomar - "non mi ricordo nemmeno siano venuti da me, è possibile mi siano stati segnalati da qualcuno" - ma spiega: "Sapevo che Palomar aveva acquisito i lavori di Consta, che era fallita, e conoscevo la disperazione dei cittadini che avevano affidato i lavori di ricostruzione delle loro abitazioni alla ditta veneta. Come faccio sempre, in questi casi, ho telefonato per chiedere di accellerare il pagamento dei lavori: se si tratta di un reato, ne avrò compiuti a decine".

Per risolvere i problemi dei cittadini, ribadisce. "Se poi il Sal fosse pagabile o meno, non lo sapevo e non potevo saperlo. Non conosco neanche i meccanismi. E la storia del parere legale dell'Ufficio, non è assolutamente vera. Non c'entra niente".

Ma chi c'è dietro Palomar che poi, in effetti, presi i soldi, fallì comunque? E come mai si accenna all'intervento di una personalità politica "alta", espressione "del medesimo partito del sindaco" che avrebbe inviato i legali dell'impresa al primo cittadino?

Palomar, specializzata in impianti industriali, era controllata dalla Serenissima Holding, all'epoca con fatturato consolidato di oltre 600 miloni, che controllava anche la Mantovani Spa, primo socio del Consorzio Venezia Nuova - costituito da grandi imprese di costruzione italiane, cooperative e imprese locali - concessionario del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la realizzazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia e della laguna di competenza dello Stato, in attuazione della legge 798/84. Il progetto Mose, per intenderci.

La bufera politica che si è scatenata intorno alla grande opera pubblica, ha fatto emergere come il Consorzio avesse elargito fondi illeciti per milioni di euro a figure politiche di spicco. Le dazioni, da fondi neri realizzati dal Consorzio e dalle società consorziate, risalirebbero agli anni tra il 2005 e il 2008 e il 2012. Il Cvn - hanno scritto i giudici - "si comporta come una vera e propria lobby o gruppo di pressione per ottenere le modifiche normative d'interesse". Si muoveva su più livelli, da un incontro con Gianni Letta, all'epoca sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, passando per alcuni contatti con funzionari ministeriali, fino alla classe politica veneta.

Ai nostri microfoni, tuttavia, Cialente nega qualsiasi pressione da personalità politiche importanti, collegate al suo partito.

Cialente e gli strani segnali

E allora, a cosa è dovuto lo strano clima che si respira in città? "Le motivazioni sono diverse: sono pieno di avversarsi politici in questo momento, e alcuni mi vivono come nemico. Alcune cose complicatissime che sono avvenute in questa città e che, a mio avviso, manifestano una grave crisi di sistema, hanno finito un pò per isolarmi: combatto le mie battaglie fino in fondo, in tutti i settori, mi schiero e non nascondo le cose, le dico, per cercare di aggiustarle e non per gossip. E dunque, se succede qualcosa c'è chi è pronto a infilarsi. So che c'è stata un poco di tensione, sopita sotto la sabbia, per la Gran Sasso Acqua (è arrivata la proroga di un anno per il presidente Americo Di Benedetto e il cda, ndr) e allora, magari, arriva un segnale; so che c'è molta tensione intorno alla questione della sanità, e allora, magari, arriva un segnale; ci sono le elezioni tra un anno, ma avrò tempo per difendermi, anche chiamando in causa il sistema paese, a questo punto, per manifestare le inefficienze di cui ha sofferto la città in questi anni".

E anche questo, pare davvero un segnale.

Ultima modifica il Mercoledì, 06 Luglio 2016 23:16

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