Il Genio civile bacchetta i tecnici "ritardatari".
Additato per anni come una delle principali cause all'origine dei tempi esasperatamente lunghi della ricostruzione post terremoto, l'ufficio, passato da poco sotto la giurisdizione della Regione Abruzzo, lo scorso 14 aprile, ha scritto una lettera ai presidenti degli ordini degli ingegneri e degli architetti e del collegio dei geometri per invitarli a "sollecitare gli iscritti al ritiro dei progetti, delle relazioni a struttura ultimata, dei collaudi e delle conformità per i quali l'iter istruttorio è stato completato".
Nelle stanze del Genio, insomma, ci sono centinaia di pratiche già esaminate che attendono di essere ritirate dai progettisti.
La parte abbastanza sorprendente della missiva, tuttavia, è un'altra ed è quella in cui lo stesso ufficio minaccia di ricorrere a sanzioni: "Si evidenzia" si legge infatti poco dopo "che le percentuali maggiori di pratiche mai ritirate sono relative alla ricostruzione post-sisma; pertanto, si ribadisce la necessità di ritirare con urgenza gli atti predisposti al fine di non incorrere in sanzioni".
Ricapitolando: il Genio civile era visto da molti come il collo di bottiglia dove si ingolfavano centinaia di pratiche, una situazione causata sia da un organico sottodimensionato - pochi dipendenti erano costretti a verificare la conformità di decine di migliaia di pratiche - sia dagli effetti di una legge che aveva modificato le funzioni stesse dell'ufficio, in particolare introducendo l'obbligo di esaminare preventivamente, ovvero a monte, tutti i progetti, fino a quel momento controllati a valle a campione. Tanto che la stessa Regione, su sollecitazione dell'Ance, era dovuta correre ai ripari approvando un regolamento attuativo per semplificare le procedure.
Con la lettera spedita il 14 aprile, quello stesso ufficio sembra quasi voler rendere la pariglia a chi lo aveva accusato di essere la causa principale di tanti ritardi.
La nota del Genio civile ha destato una certa risentita sorpresa in molti professionisti, che non ci stanno a passare per sfaticati e che avrebbero senz'altro preferito che la faccenda venisse regolata in modo diverso. "Mi sarei aspettato un sollecito fatto ai professionisti direttamente dagli ordini e dal collegio prima di rendere pubblica la lettera", commenta l'ex presidente dell'ordine degli ingegneri Paolo De Santis "Sicuramente i professionisti nei mesi trascorsi sono andati diverse volte a ritirare le pratiche ma forse si erano rassegnati al supremo destino dei tempi lunghi. Non si possono invocare anche sanzioni".