La notizia è destinata a far molto rumore.
Il pubblico ministero Stefano Gallo ha impugnato, con ricorso in Cassazione, la sentenza di archiviazione istruita dal gup del Tribunale dell'Aquila che, il 3 aprile scorso, ha prosciolto il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente e il dirigente comunale Fabrizio De Carolis dall'accusa di induzione indebita, la così detta concussione depotenziata [Leggi qui].
Gallo resta convinto che Cialente l'avrebbe esercitata affinché venissero affidati lavori in subappalto nell'ambito della ricostruzione del complesso '201' di Pettino all'imprenditore Eliseo Iannini - la cui posizione era già stata archiviata - e venisse istruito, altresì, il pagamento di un Sal da 2.7 milioni di euro alla società Palomar-Consta, per opere su di un altro cantiere della ricostruzione, seppure - è questa la tesi del pubblico ministero - l'impresa non ne avesse diritto. In merito, il sindaco dell'Aquila avrebbe persino ricevuto una telefonata da Luciano Violante che chiedeva si potesse sbloccare la pratica di pagamento. Cialente avrebbe preteso, dunque, "un'accelerazione", come si evincerebbe da una telefonata intercettata, e preteso che il funzionario De Carolis pagasse "almeno la metà" del Sal, e così è avvenuto.
A questo punto, la Cassazione dovrà decidere se chiudere la lunga vicenda giudiziaria o se rimettere gli atti ad un altro giudice per le udienze preliminari che avrebbe l'obbligo, andasse così, di tenere conto di eventuali ulteriori indicazioni della Suprema Corte.
Ci vorranno mesi, però, prima che venga assunta una decisione.
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Le intercettazioni
Ancor più dirompenti, però, rischiano di rilevarsi le intercettazioni telefoniche e ambientali raccolte dagli investigatori e che il quotidiano digitale L'Editoriale, diretto dal giornalista Peppe Vespa, ha iniziato a diffondere.
Giusto ieri, Vespa ha pubblicato un primo stralcio del corposo fascicolo di oltre 500 pagine: emergono giudizi poco lusinghieri sul pubblico ministero Stefano Gallo, per voce dello stesso Cialente e di Nicola Trifuoggi, all'epoca vice sindaco. "Se compaio nelle intercettazioni, evidentemente quelle parole le ho dette e me ne scuso. Ma di certo non erano giudizi sull'inchiesta, di cui non sapevo nulla all'epoca e continuo a non conoscere nulla", ha spiegato Trifuoggi, oggi candidato sindaco, al quotidiano 'Il Centro'.
"E' un mio modo colorito di esprimermi, come ho fatto spesso rivolgendomi spiritosamente con certi toni anche a persone che mi sono amiche, ma di lì a voler offendere ce ne corre", si è giustificato il sindaco uscente. "Giudicheranno i cittadini - ha aggiunto - semmai credo di essere stato a lungo vittima di queste cose e aspetto ancora giustizia. Quando ho sentito le voci di intercettazioni che riguardavano me e la mia famiglia, ben prima che l'indagine fosse chiusa, tramite il mio avvocato, Carlo Benedetti, ho presentato un esposto contro questa fuga di notizie. Ma, nonostante sia passato molto tempo, ancora non so nulla".
Sta di fatto che Vespa ha lasciato intendere come dalle intercettazioni emerga che Cialente sapesse, o per lo meno immaginasse, di essere intercettato.
Una lunga vicenda giudiziaria
Il primo capitolo della lunga vicenda giudiziaria è stato scritto nel settembre 2015; sui giornali, venne pubblicata la notizia dell'iscrizione del sindaco sul registro degli indagati. Tentata concussione e corruzione le accuse - pesantissime - mosse dalla procura della Repubblica dell'Aquila. In sostanza, il pm aveva ipotizzato che Cialente avesse beneficiato di lavori di ristrutturazione della sua abitazione dall'imprenditore Eliseo Iannini, in cambio di un interessamento diretto affiché si perfezionasse la transazione con la Cgrt di Iannini, poi saltata, per risolvere l'impasse sulla metropolitana di superficie. A giugno scorso, l'avvocato del primo cittadino, Carlo Benedetti, confermò a NewsTown che Cialente, e con lui gli altri indagati, Iannini e Piergiorgio Ruggeri, erano stati assolti dalle accuse.
Tuttavia, nell'ambito della medesima inchiesta Cialente venne iscritto sul registro degli indagati per altre due vicende, l'una legata al Consorzio 201 e l'altra al pagamento di un Sal all'impresa Palomar; vicende, appunto, che hanno trovato conclusione con l'archiviazione di oggi.
Il 'Consorzio 201' e i rapporti tra Cialente e Iannini
È il 6 giugno 2014 e Cialente parla al telefono con l’avvocato Egidio Rosati, legale di fiducia del 'Consorzio 201' che raccoglie i soci di 17 cooperative edilizie dell'Aquila, proprietari dei 201 appartamenti siti a Pettino, tra via Francia e via Germania. A metà degli anni '70, al Consorzio furono assegnati dal Comune dell'Aquila due appezzamenti di terreno del piano PEEP su cui sono stati costruiti 7 Palazzi e 29 villette a schiera per un totale, appunto, di 201 alloggi che vennero assegnati in godimento ad altrettati soci delle Cooperative. Ancora oggi, a proprietà indivisa. Ma questa è un'altra storia.
Stando agli stralci pubblicati nei mesi scorsi sui giornali, il sindaco dell'Aquila avrebbe tentato di indurre l'avvocato Rosati a dare il via libera alla richiesta di subappalto all'impresa Iannini di alcune opere propedeutiche alla ricostruzione, inoltrata al Consorzio dall'Ati che si è aggiundicata il ricco appalto (63 milioni di euro), formata dalla ravennate Acmar e da Taddei.
Induzione indebita non riuscita. L'indomani, infatti, il 7 giugno del 2014, il Consorzio di Pettino inviò all’Acmar una nota nella quale escludeva l’autorizzazione al subappalto.
"Non ho mai detto di far lavorare Iannini", le parole di Cialente, che - nel luglio scorso - aveva ricostruito ai nostri microfoni la lunga serie di incontri che ha avuto con i cittadini-soci delle Cooperative Edilizie per tentare di risolvere l'impasse della ricostruzione dei 201 alloggi, costruiti, come detto, su terreno ancora non riscattato dal Comune, debitore verso il Consorzio - tra l'altro - per migliaia di euro, e ancora a proprietà indivisa. "Acmar e Taddei avevano dato incarico per la demolizione all'impresa Iannini che, all'uopo, aveva già recintato il cantiere", spiega il primo cittadino. "Innanzi alle legittime preoccupazioni dei cittadini per i ritardi, e con l'imprenditore che si era detto pronto ad avviare la demolizione, ho semplicemente sollecitato che si desse velocemente avvio ai lavori".
Il sindaco dell'Aquila, insomma, aveva rigettato qualsiasi 'voce' di ingerenza verso il Consorzio 201 perché alcune opere propedeutiche alla ricostruzione fossero affidate all'imprenditore Iannini ("è stata una scelta di Acmar e Taddei che non è stata accolta, però, dal Consorzio") e sottolineato, inoltre, come non abbia avuto alcun rapporto con il costruttore aquilano.
Il pagamento del Sal alla Palomar
Fin qui, la vicenda delle '201'. C’è poi la seconda contestazione, con il reato che - stavolta - si sarebbe consumato. Riguarda la realizzazione dei lavori di ricostruzione del condominio Cappelli, acquisito dalla ditta Palomar che era subentrata a Consta in seguito al fallimento dell'impresa.
Stando agli atti pubblicati, il primo cittadino avrebbe indotto il funzionario comunale Fabrizio De Carolis ad accellerare il pagamento di alcuni Sal come richiesto dagli avvocati di Palomar. Si tratterebbe di centinaia di migliaia di euro che De Carolis, in effetti, liquidò, seppure l'Ufficio legale dell'ente avesse dato parere negativo e sebbe il legale del condominio Cappelli avesse diffidato il legale della società dall'avanzare richieste di pagamento in difetto dell'attestazione del pagamento dei subappaltatori.
De Carolis avrebbe acconsentito alle pressioni del primo cittadino con un artificio contabile: il III° Sal sarebbe stato considerato come I° che non necessitava, dunque, dell'attestazione di avvenuto pagamento dei fornitori subappaltatori del Sal precedente.
"Ci sono centinaia di persone che, ogni giorno, mi sollecitano il pagamento dei Sal alle imprese: alcune, hanno difficoltà estrema ad andare avanti e i cittadini sono preoccupati". Cialente non aveva negato di aver incontrato rappresentanti della Palomar - "non mi ricordo nemmeno siano venuti da me, è possibile mi siano stati segnalati da qualcuno" - ma aveva spiegato: "Sapevo che Palomar aveva acquisito i lavori di Consta, che era fallita, e conoscevo la disperazione dei cittadini che avevano affidato i lavori di ricostruzione delle loro abitazioni alla ditta veneta. Come faccio sempre, in questi casi, ho telefonato per chiedere di accellerare il pagamento dei lavori: se si tratta di un reato, ne avrò compiuti a decine".
Per risolvere i problemi dei cittadini, ribadisce. "Se poi il Sal fosse pagabile o meno, non lo sapevo e non potevo saperlo. Non conosco neanche i meccanismi. E la storia del parere legale dell'Ufficio, non è assolutamente vera. Non c'entra niente".