Spirano venti di bufera in seno all'Ance L'Aquila.
A poco più di un anno dall'elezione a presidente di Ettore Barattelli, che si impose per sei voti sullo sfidate Stefano Cipriani - a raccontare la spaccatura vissuta dai costruttori al momento di delineare la successione a Gianni Frattale - le imprese socie più influenti, quelle, cioé, che hanno la maggiore massa salari e, dunque, pesano di più al momento di assumere le decisioni e, d'altra parte, versano anche di più all'associazione e ai fondi paritetici, sarebbero sul piede di guerra, pronte a chiedere un confronto pubblico col presidente con la minaccia di lasciare l'associazione se non si dovesse cambiare rotta.
Va detto che l'Ance non ha mai aperto pubblicamente le porte dei suoi organismi dirigenti, non ha mai lasciato trapelare molto, all'esterno, e pure stavolta il mal di pancia di alcuni imprenditori edili è soltanto sussurrato, passa di bocca in bocca; comprensibile, se è vero che l'Ance è un'associazione privata, a tutela degli interessi della categoria. E' vero anche, però, che ha una rilevanza sociale ed economica importante, in particolare a L'Aquila. E non serve spiegarne i motivi. Dunque, la possibilità che alcune imprese - le più grandi, come detto - possano rompere con l'associazione, sbattendo la porta, è questione piuttosto rilevante.
Va aggiunto, altresì, che alcune delle imprese che chiedono a Barattelli un cambio di passo l'hanno sostenuto alle elezioni di un anno fa; altre invece, che ad ottobre 2016 avevano scelto Cipriani, si sono avvicinate al presidente eletto. Insomma, gli equilibri sono precari e non è semplice collocare l'uno o l'altro socio su un fronte piuttosto che sull'altro. Sta di fatto che il malcontento è malcelato, e la richiesta d'assemblea arriverà a breve, probabilmente dopo le festività natalizie.
Ma cosa viene contestato a Barattelli? Sostanzialmente, così ci è stato spiegato, al presidente viene rimproverato di non aver saputo aggregare, anzi di aver diviso le imprese, isolandone alcune e contornandosi - parole di un imprenditore che ha preferito mantenere l'anonimato - delle aziende più piccole, con meno massa salari, meno dipendenti per intenderci. "Il 60% del Consiglio direttivo è fatto d'imprese che, insieme, non arrivano a 30 operai: che futuro può mai esserci?", si è chiesto il nostro interlocutore.
Non solo.
A Barattelli viene imputato un eccessivo personalismo. Avrebbe affossato il 'Fondo Etico', così si è detto, salvo poi riproporlo per sostenere un progetto di chirurgia robotica all'Ospedale San Salvatore: "noi finanziamo il fondo e lui sta in prima fila, a fare accordi con gli amici (Rinaldo Tordera, manager Asl ndr) su progetti non condivisi", le voci che arrivano dall'Ance; "si dica piuttosto chi ha aderito al fondo, chi l'ha finanziato: si rendano pubblici i finanziamenti conferiti dalle imprese", la richiesta che arriva dalla fronda degli scontenti che, tra l'altro, non ha preso affatto bene il sostegno al concorso di 'mister Mattone', organizzato nei giorni scorsi in città. In sostanza, la sensazione è che chi ha contribuito a finanziare il fondo - nato su impulso dell'ex presidente Frattale e sostenuto dai soci a lui vicini, sebbene non abbia mai raggiunto i risultati sperati - vorrebbe avere più di una voce in capitolo sul modo in cui vengono investite le risorse. E un riconoscimento pubblico, evidentemente.
E poi, hanno creato malumori - e preoccupazioni - le uscite di Barattelli sui nodi burocratici da risolvere, denunce che hanno chiamato in causa il mondo politico e la governance stessa della ricostruzione; ricorderete lo striscione affisso sulla sede dell'Ance ai primi di agosto, a lanciare l'allarme "su un momento di grave ristagno: mille operai in meno nei cantieri registrati nel 2016 e, per il 2017, si attende un drammatico bilancio di duemila unità in meno, secondo l’andamento dei dati della Cassa Edile", sottolineò il presidente Ance spiegando il suo gesto.
'Chi rallenta la ricostruzione?', si leggeva sullo striscione; "è la domanda che vuole rompere un’inquietante assuefazione della città e delle istituzioni ad un modo di procedere indolente ed irresponsabile", aveva aggiunto Barattelli richiamando l’attenzione, appunto, "su alcuni nodi burocratici che da anni non trovano soluzione nonostante i solleciti, i lunghissimi confronti, i rimandi e le costose consulenze di esperti che danno torto agli uffici della ricostruzione". Per non dire del confronto con i sindacati, anche aspro, sull'aggiornamento dell'elemento variabile per la retribuzione degli edili.
Forse è proprio questo il nodo del contendere: rispetto al passato, Barattelli ha vissuto pubblicamente, e con maggiore incisività comunicativa, alcune questioni che in passato restavano nelle stanze dei bottoni, trascinando con sé alcuni tra gli iscritti Ance e rompendo con chi, invece, quelle scelte non le ha affatto condivise, ed in particolare le imprese più grandi, appunto, che nell'era Frattale avevano tracciato la rotta, mantenendo un atteggiamento pubblico più compassato lasciando le contrapposizioni ai tavoli istituzionali.
D'altra parte, c'è chi difende l'operato di Barattelli: mantenendo l'anonimato, pure loro, alcuni degli iscritti hanno sottolineato come, in realtà, il presidente in carica abbia allargato la partecipazione in seno all'associazione. "L'ex presidente Frattale si era circondato di 4 o 5 fedelissimi, trattava direttamente ai tavoli istituzionali senza condividere le scelte con i soci, chiamati soltanto a ratificarle", le parole di uno degli imprenditori ascoltati da newstown. Al contrario, Barattelli ha nominato quattro commissioni a supporto delle attività dell'associazione: la commissione sisma, presieduta da Walter Rosa, quella lavori pubblici, affidata a Mauro D'Intino, il gruppo che ci occupa d'innovazione tecnologica, guidato da Mauro Irti, la commissione urbanistica e territorio, presieduta da Fabio Andreassi. Tavoli di lavoro cui partecipano 4 o 5 soci ciascuno, col coinvolgimento di una ventina di imprese che - ci è stato assicurato - starebbero lavorando a proposte concrete, interagendo costantemente con il Comune e con gli Uffici speciali.
A dire che la spaccature ci sono, innegabili, e sono evidenti, nella impostazione che si vorrebbe per la presidenza, per gli organismi dirigenti e per il ruolo stesso dell'Ance nei difficili processi della ricostruzione. Cosa ne verrà fuori, è difficile dirlo al momento.