Giovedì, 14 Giugno 2018 00:40

Sanità. Bianchi, 118 L'Aquila: "All'Abruzzo servono due centrali"

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Alla fine dell’intervento del professor Alberto Zoli, direttore generale dell'Azienda regionale emergenza urgenza della Lombardia chiamato da Pierluigi Biondi a raccontare la best practice lombarda agli Stati generali della sanità delle aree interne – primo incontro del ciclo di convegni tematici organizzati dall’amministrazione sul futuro delle aree interne con il titolo “L’Aquila capitale degli Appennini" – qualche medico presente in sala (l’evento si è tenuto all’Auditorium del Parco) borbotta a denti stretti: “E’ venuto a farci la lezioncina?”.

Zoli ha tenuto una lunga relazione su come è organizzata la rete dell’Emergenza-Urgenza lombarda, un sistema citato da Biondi come esempio da seguire anche in Abruzzo. Quello lombardo, ha sottolineato il sindaco, "è un modello virtuoso che prevede una centrale unica del 118 in una regione molto più estesa dell'Abruzzo, dove invece si sente l'esigenza di realizzarne due". La decisione della Regione di realizzare due centrali del 118, una all’Aquila e l’altra a Pescara, è stata sempre duramente criticata dal primo cittadino, che in passato, più di una volta, ha parlato di “scippo del Pd regionale nei confronti dell’Aquila”.

Zoli, in verità, ha spiegato, nel suo dettagliato intervento, che la Lombardia ha sì una centrale unica ma è quella del 112 (il numero unico delle emergenze istituito dalla legge Madia). Le centrali del 118, in realtà, sono quattro e agiscono su altrettante macro aree: quella della zona metropolitana di Milano, quella alpina, quella della Pianura Padana e quella dei laghi.

L’azienda diretta dal professor Zoli è indipendente dalle asl e ha un budget di 194 milioni di euro l’anno. Il medico ha spiegato che in Lombardia si è investito molto sull’elisoccorso, puntando, ad esempio, anche sugli elicotteri in grado di volare di notte, e su una sua integrazione con il servizio di soccorso su gomma, cioè sulle ambulanze, dove però si fa un massiccio ricorso al lavoro svolto da un esercito di volontari (più di 30mila) composto da personale non medico adeguatamente formato e addestrato a prestare la prima assistenza.

Un modello inapplicabile e non esportabile in Abruzzo, obietta Gino Bianchi, responsabile del servizio del 118 della Asl dell’Aquila.

Bianchi, una vita passata in prima linea, non ci sta proprio a passare per il villico del Sud al quale il luminare scende dal Nord a spiegare come funzionano le cose. “L’intervento di Zoli” dice Bianchi a NewsTown “è stato impostato a mo’ di lezione magistrale senza che fosse previsto un contraddittorio o un dibattito. Il suo è un contributo che lascia il tempo che trova. Non si possono mettere a confronto le mele con le pere. Quello lombardo e quello abruzzese sono sistemi organizzativi differenti, inconciliabili. In Lombardia il servizio di soccorso è gestito da un’azienda autonoma con un budget da quasi 200 milioni di euro l’anno, qui è in capo a un’unità operativa di un’azienda. Noi abbiamo un budget di 16 milioni di euro, comprensivi di tutto: costo del personale, servizi, attrezzature”.

“L‘organizzazione territoriale del 118 in Lombardia deriva da un fatto contingente. Lì come in tante altre regioni del Nord si sta assistendo a una progressiva demedicalizzazione dei mezzi di soccorso perché, semplicemente, sono sempre di meno i medici che accettano questo tipo di lavoro. Soprattutto nelle regioni dove la sanità privata è florida e offre sbocchi occupazionali più appetibili, un medico che si è appena specializzato non ha voglia di andare in giro con le ambulanze. La demedicalizzazione dei presidi sul territorio, peraltro, significa che tutti i pazienti presi dalle ambulanze senza medici a bordo finiscono per forza di cose in pronto soccorso, con un intasamento di questi ultimi, perché viene a mancare l’azione di filtro che può operare il medico lasciando a casa quei casi che non necessitano di ospedalizzazione”.

“Quanto all’elisoccorso” spiega Bianchi “di cosa stiamo parlando se in Abruzzo le elisuperfici degli ospedali sono inadatte e non ci sono siti di atterraggio diffusi sul territorio? Quale volo notturno vuoi organizzare in queste condizioni? In Abruzzo c’è un’organizzazione capillare di postazioni di 118 con presenza di medici a bordo dell’ambulanza, grazie alla quale un mezzo riesce a raggiungere uno degli ospedali attrezzati a ricevere urgenze in poco tempo”.

Bianchi è favorevole alla soluzione delle due centrali del 118: “Anzitutto lo ha detto l’Agenas, chiarendo alla Regione che il criteri per stabilire il numero di centrali è il numero di abitanti: ce ne vuole una ogni 600mila/1 milione di abitanti. ‘Perché’ ci ha detto l‘agenzia ‘volete essere più realisti del re e farne una sola?’. In secondo luogo due centrali sono necessarie per un fatto funzionale: una farebbe da vicariamento all’altra nel caso una delle due, come successe da noi nel 2009 con il terremoto, andasse in tilt”.

“In questi anni” afferma a NewsTown l’assessore alla Sanità Silvio Paolucci “abbiamo fatto passi avanti significativi sulla rete di emergenza urgenza investendo molto sulle postazioni di 118 diffuse sul territorio. Sulle 60 presenti, 50 sono medicalizzate, una media molto più alta che in Lombardia. Certo, ci sono ancora problemi legati all’elisoccorso ma sono dovuti principalmente (fatto sottolineato, durante il convegno, anche dal professor Franco Marinageli, direttore del Dipartimento di Anestesia e Rianimazione dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila, ndr) alla mancanza di elisuperfici dovuta all’obsolescenza delle nostre strutture ospedaliere. In sanità le scelte non si fanno in un lasso di tempo breve e non tutte sono comunicabili facilmente.  Se si investe da un lato si riduce dall’altro. Se si investe sull’elisoccorso, bisogna tagliare le postazioni di 118 medicalizzate sparse sul territorio. L’Abruzzo ne ha una ogni 20mila abitanti, il decreto 70 ne prevede una ogni 60mila. Noi abbiamo iniziato un percorso che spetterò poi a chi verrà dopo di noi continuare. Anche sulle centrali del 118, ne abbiamo previste due così come ci hanno detto di fare anche Agenas e Crea”.

Ultima modifica il Giovedì, 14 Giugno 2018 01:23

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