Giovedì, 21 Giugno 2018 23:21

Ricostruzione, i consorzi e le storture nell'affidamento dei lavori alle imprese

di 

Un paio d’anni fa, pubblicammo la denuncia – una delle pochissime, se non l’unica – del presidente del consorzio di ricostruzione ‘L’Aquila 2009’, Paolo Tella, che faceva emergere alcune storture che si annidano intorno alle pratiche di ricostruzione privata, una giungla che avrebbe necessitato di regole ben più stringenti: l’hanno detto tutti, non ci ha mai pensato nessuno. In sostanza, dalla denuncia di Tella [puoi leggerla qui] veniva fuori come il presidente di un consorzio non rispettasse affatto le poche norme emanante, con tanta fatica, per assicurare processi di legalità alla ricostruzione.

Eppure, è stato chiarito – finanche con una sentenza del Consiglio di Stato – che il presidente di un consorzio, indicato dai proprietari di unità immobiliari ricadenti in un aggregato, ne diventi il rappresentante legale: d’altra parte, è sufficiente che un soggetto, anche privato, ponga in essere un’attività che corrisponda ad un pubblico interesso affinché assuma la veste di “pubblica amministrazione”.

A dire che i consorzi di proprietari, istituiti con carattere di obbligatorietà dall’Opcm 3829 del 2009 ed esclusivamente privati per legge, perseguono comunque un interesse pubblico vista la finalità di ricostruire abitazioni danneggiate dal terremoto a spese dello Stato. E non è affatto un caso che l’allora ministro Fabrizio Barca, con l’ordinanza 4013 del 23 marzo 2012, abbia stabilito che "ai fini di assicurare la concorrenza e la trasparenza nell'affidamento dei lavori", le domande di contributo dovessero essere corredate da un minimo di cinque offerte acquisite da imprese e da tre offerte di progettisti.

Un riferimento chiarissimo ad un principio di trasparenza fondamentale nei processi di ricostruzione, sebbene l’affidamento degli incarichi resti, di per sé, assolutamente fiduciario.

E qui si annidano i problemi.

Alla denuncia pubblica di Paolo Tella ne sono seguite altre, negli anni, e tuttavia in forma anonima; continuano a pervenirne diverse in redazione, ora che, per fortuna, la ricostruzione delle frazioni e dei comuni più piccoli del cratere è stata avviata. E’ proprio lì che paiono riscontrarsi le maggiori criticità, allorquando vengono eletti presidenti di consorzio che, in alcuni casi, non hanno le necessarie competenze per svolgere incarichi tanto delicati, e penalmente perseguibili, in altri sono tecnici cui i consorziati si affidano con fiducia e che, a volte, di quella fiducia finiscono per abusare.

Succede, così, che alcune imprese – poche, ne siamo sicuri – ricattino i proprietari in vari modi, con o senza la ‘sponda’ dei presidenti dei consorzi, a volte inconsapevoli, altre volte pienamente consapevoli di ciò che sta accadendo. Succede che il voto in assemblea per l’affidamento degli incarichi venga persino pagato: tempo fa, in redazione è arrivata la segnalazione su una compravendita di voti a 50 euro; succede che i titolari di alcune imprese acquistino, per mezzo di prestanome, cantinole o piccoli garage di un aggregato così da poter partecipare alle assemblee delegando, magari, avvocati o commercialisti che finiscono per esercitare improprie pressioni sui consorziati e sui presidenti. Addirittura, ci è stato indicato che alcune imprese avrebbero assecondato le richieste di consorziati che, in cambio del voto in assemblea, avrebbero venduto alle imprese stesse proprietà, magari dismesse e di poco valore, ereditate da lontani parenti e di cui volevano liberarsi; fino ad arrivare alle illegittime ingerenze di imprenditori che, in cambio dell’ottenimento di aggregati, hanno promesso, e in taluni casi garantito, posti di lavoro.

In pochi hanno il coraggio di denunciare, alcuni spaventati parlano ma non vogliono esporsi: sta di fatto che il problema c’è, ed è chiaro che finisca per penalizzare le imprese, la maggior parte, che lavorano con serietà e correttezza, e i consorziati che si ritrovano a subire vere e proprie angherie, con grave rischio - lo ribadiamo - per i presidenti di consorzio, complici oppure no.

Sarebbe il caso che le forze dell’ordine indagassero con maggiore attenzione, in particolare nei piccoli centri, lontani dai controlli e dalle luci mediatiche.

Ultima modifica il Venerdì, 22 Giugno 2018 09:02

Articoli correlati (da tag)

Chiudi