"A dieci anni del sisma ci sono banche che si definiscono locali, a servizio del territorio, ma che ancora non riaprono una sede in centro storico, dove erano presenti prima del 2009. Istituti di credito che hanno lavorato, e bene, con i soldi della ricostruzione, con migliaia e migliaia di conti degli aquilani su cui sono transitati i fondi per la ristrutturazione delle abitazioni inagibili. Cosa stanno dando, in cambio, queste banche alla città? Neppure l'impegno a riaprire una sede in centro storico, che possa essere funzionale alla ripresa delle attività e della vita sociale. Siamo di fronte ad un vero e proprio scandalo".
A denunciare la situazione Michele Tosches, segretario Fp-Cisl della provincia dell'Aquila, e Gianfranco Giorgi, F-P Cisl.
"In vista del decennale verranno programmate sicuramente manifestazioni, anche sponsorizzate dagli istituti di credito che operano nell'aquilano, ma che suonano più come iniziative pubblicitarie autoreferenziali, che come supporto ad una comunità che sta faticando molto per risalire la china. E' doveroso sottolineare, infatti, come nonostante i reiterati appelli delle associazioni di categoria e dei sindacati, le uniche banche che hanno riattivato delle sede e delle filiali all'interno delle mura storiche -fanno notare Tosches e Giorgi- sono quelle che fanno riferimento a gruppi esterni e che non vengono considerate, a tutti gli effetti, "banche territoriali".
"Eccezion fatta per la Fondazione Carispaq, che ha riaperto la sua storica sede alla Fontana Luminosa, le uniche filiali operative in centro sono quelle di istituti di credito nazionali. Eppure, ci sono banche che hanno rappresentanti e consiglieri di amministrazione aquilani che, evidentemente, non esercitano o forse non hanno il giusto peso e ruolo per supportare le istanze degli aquilani".
"Assistiamo, invece -proseguono Tosches e Giorgi- al continuo depauperamento di uffici e risorse umane o,in altri casi, solo a qualche sponsorizzazione locale: "contentini" che nulla hanno a che vedere con l'impegno operativo di istituti di credito che, per la loro funzione socio-economica e per il solo fatto di aver usufruito del transito e della gestione dei soldi della ricostruzione, avrebbero il dovere di restituire qualcosa alla città. Non in termini economici, ovviamente, ma di funzionalità e impegno concreto alla rinascita del centro".
"Stesso discorso -concludono i rappresentanti della Cisl- per Poste italiane, che non ha attivato neppure uno sportello nella zona centrale. Chiediamo alle banche di rispondere concretamente all'appello e di non trincerarsi dietro il consueto, ma quanto mai esplicativo silenzio. Anche nell'ottica di un'accelerazione del rientro graduale degli uffici pubblici nel centro storico".