"C'era una volta una delibera, la numero 109 adottata dal Consiglio Comunale il 5 dicembre 2016, che si proponeva di salvaguardare, negli interventi di ricostruzione, i pochi edifici di interesse storico che nelle nostre frazioni sono sopravvissuti ai trent'anni di spietata politica sostitutiva ed espansiva del PRG '75. Pochi, pochissimi, ma meritevoli di un intervento più attento, in grado di insegnare, solo a guardarli, a tutti gli operatori più o meno sensibili di questa ricostruzione, come si costruisce un luogo, e quindi una comunità".
C'era una volta, scrivono Enrico Perilli e Pierluigi Iannarelli di Sinistra Italiana che ricordano come il provvedimento, con lo stesso spirito, eliminasse il premio di cubatura previsto dal PRG nei centri storici di frazione, "già paesaggisticamente devastati - è sotto gli occhi di tutti – da indici di edificabilità inadeguati al tessuto dei piccoli borghi". Ed ancora, "rendeva 'regolamento' le famose Prescrizioni per gli interventi nei centri storici allegate al Piano di Ricostruzione. In cambio prevedeva (d'accordo con l'USRA) incrementi del contributo di ricostruzione per eseguire interventi più accurati, laddove richiesti, consentiva di abbassare le quote di pavimento ai piani terra – a volte poco vivibili – fino a 50 cm, ammetteva in ogni caso il ricorso a tecnologie costruttive più moderne in caso di gravi condizioni di danno o di edifici già rimaneggiati nel tempo, liberava gli usi".
Insomma una norma che investiva nella qualità del costruito - sostengono Perilli e Iannarelli - contemperando l'esigenza di sicurezza con quella della salvaguardia del paesaggio dei borghi e della loro futura attrattività. "Non prescriveva la conservazione a tutti i costi, prescriveva, questo sì, attenzione, uno sguardo più sensibile".
C'era una volta, e non c'è più.
In effetti, la proposta originaria ha subìto una prima, importante modifica in sede di approvazione delle controdeduzioni, la deliberazione del Consiglio comunale è la numero 2 del 15 febbraio 2018: "un emendamento proposto dai consiglieri Daniele Ferella (Lega) e Paolo Romano (Il Passo Possibile) ha ridotto drasticamente il numero di edifici da attenzionare", la stoccata degli esponenti di Sinistra Italiana.
In sostanza, il provvedimento originario prevedeva che "gli edifici che, per epoca di costruzione, dimensioni, sagoma, caratteristiche strutturali e costruttive" fossero "rappresentativi del contesto urbano di riferimento e delle tradizioni costruttive locali" e presentassero "i caratteri di rilevanza storica, morfologica, tipologica e percettiva del paesaggio urbano, preliminarmente individuati in quelli realizzati prima del 1930", dovessero essere soggetto di interventi di restauro conservativo e non di ristrutturazione edilizia. Evidentemente, il termine del 1930 faceva riferimento allo studio del Vittorini. Con la modifica apportata a valle dell'emendamento presentato da Ferella e Romano, quel termine è stato fatto retrocedere al 1860 e, per questo, è sceso il numero degli edifici da "tutelare".
Ora, però, è intervenuta una ulteriore modifica, che l'assessore all'Urbanistica Luigi D'Eramo ha portato all'attenzione alla Commissione 'Territorio' nei giorni scorsi e che arriverà a breve in Consiglio comunale per la definitiva approvazione. Una delibera che - l'affondo di Perilli e Iannarelli - "tradisce in tutto l'obiettivo originario". In effetti, "sparisce l'obbligo di restaurare edifici riconosciuti di pregio e viene reintrodotto, anzi favorito, il premio di cubatura. In pratica la stessa norma del '75 con in più, perché quelli sono piaciuti, i 50 cm aggiuntivi ai piani terra" che erano già previsti del provvedimento originario del 2016. "Sono lontani i tempi in cui alcuni consiglieri comunali – oggi ancora seduti in aula, gli stessi che hanno voluto fortemente questo stravolgimento del testo adottato - protestavano perché le frazioni non potevano usufruire dei contributi di ricostruzione aggiuntivi assegnati al centro storico dell'Aquila (il famoso interesse paesaggistico). Finalmente erano stati esauditi, grazie a un'azione paziente e lungimirante, ma la valorizzazione delle aree interne, di cui tanto si parla, si fa presto e meglio con il premio di cubatura. In arrivo nuovo inutile cemento, chi si opporrà?", si sono chiesti gli esponenti di Sinistra Italiana.
A farla breve, nel provvedimento che approderà in aula viene cancellato anche il termine temporale del 1860 e, dunque, si potrà procedere con la ristrutturazione edilizia anche per gli edifici con vincolo indiretto. Non solo. La norma originaria prevedeva un premio di cubatura da utilizzarsi "una tantum" in ragione dei seguenti parametri:
- 35% del volume esistente per edifici con volumetria inferiore a 600 mc;
- 0% per edifici con volumetria da 2.500 mc in su;
- per i valori intermedi, invece, era previsto si potesse operare "per interpolazione lineare; tali volumetrie incrementali, se realizzate fuori dalla sagoma attuale" dovevano comunque essere soggette "al rispetto delle distanze minime previste dalle singole prescrizioni di zona".
Se dovesse passare la modifica così come discussa in Commissione, invece, per i valori intermedi si opererà per interpolazione lineare, senza alcun riferimento ulteriore alle volumetrie incrementali; anzi si potrà costruire "un nuovo piano" - soltanto uno viene specificato - a meno che non vi siano piani "già parzialmente esistenti".
Paolo Romano condivide le critiche di Perilli e Iannarelli: "in questo modo - ha spiegato a newstown - verrà snaturata la configurazione stessa dei centri storici delle frazioni". Chiamato in causa dagli esponenti di Sinistra Italiana per l'emendamento sottoscritto con Ferella che fissava al 1860 il termine di vincolo, il capogruppo del Passo Possibile ha tenuto a spiegare che "il provvedimento si era reso necessario per risolvere l'interpretazione restrittiva della Soprintendenza" che, in sostanza, stava bloccando i processi di ricostruzione imponendo il restauro conservativo a tutti gli edifici costruiti fino al 1930. "Ora, però, il termine scompare completamente con la cancellazione, di fatto, del vincolo indiretto. Tra l'altro, col nostro emendamento i proprietari di edifici successivi al 1860 potevano sì procedere con la ristrutturazione edilizia fatta salva, però, la sagoma dell'edificio stesso: col provvedimento portato in Commissione da D'Eramo, invece, si potrà procedere fatta salva la volumetria, non più la sagoma. Così, i centri storici cambierebbero volto".
E poi, si domanda Romano: "con le modifiche introdotte, chi deciderà se si dovrà procedere col restauro conservativo piuttosto che con la ristrutturazione edilizia? Come non bastasse, nel provvedimento si fa riferimento alle prescrizioni vigenti del vecchio regolamento edilizio che prescrive, tra le altre cose, che vengano restaurati tutti gli ambienti voltati".