La vicenda del palazzo del civico 135 di corso Vittorio Emanuele con problemi di staticità - il consorzio Filomusi Guelfi - preoccupa i commercianti del centro.
Il timore è che la decisione presa dal Comune dell’Aquila di realizzare un tunnel per permettere almeno il transito pedonale, in attesa che venga messo in sicurezza l’aggregato, possa finire per scoraggiare il già rado passeggio di cittadini e turisti e avere ulteriori effetti negativi, in un quadro generale già molto difficile, sulle attività che affacciano sul corso stretto.
“Non siamo tranquilli” afferma Dario De Michele, titolare di un bar situato proprio all’incrocio tra corso Vittorio e via Verdi “Da dicembre i clienti si sono praticamente dimezzati e questa storia rischia di danneggiarci ancora di più. Il problema è che non crediamo più alle tempistiche di intervento che ci vengono date”.
La mancanza di fiducia, specie nei confronti degli enti e delle istituzioni locali, è un sentimento diffuso tra gli esercenti.
“Ci avevano detto che i lavori sarebbero iniziati lunedì ma in realtà gli operai sono venuti solo oggi (ieri, ndc) e hanno fatto solo qualche buco per terra” dice Federica Romano, proprietaria di un negozio di abbigliamento che si trova proprio al piano terra del palazzo situato di fronte a quello a rischio. La sua attività e quella contigua (un negozio di riparazione di smartphone e computer) rischiano di essere quelle più penalizzate dall’intervento di messa in sicurezza.
“L’assessore Taranta è stato molto disponibile e ci ha garantito che l’intervento sarà concluso in un paio di giorni ma ci credo poco. Il tunnel inoltre ci oscurerà completamente, la gente che passerà qui non ci vedrà. Avremo molti disagi, già la situazione non è rosea...Tutto questo, poi, accade proprio sotto Pasqua, a ridosso del ponte del 25 aprile, mentre andiamo verso l’estate. Quest’inverno non si è vista un’anima, ormai lavoriamo quasi solo con i turisti e con chi viene da fuori, perché gli aquilani si sono abituati in altro modo. Io ho inaugurato il negozio a giugno dell’anno scorso ma se continuiamo così chissà se riuscirò ad arrivare a un anno di apertura”.
Stefano D’Eramo, invece, possiede un negozio di dischi nell’ultimo tratto del corso stretto: “Il problema non è solo la strettoia ma l’indisciplina del traffico. Da quando ho aperto, due anni fa, il traffico è ingovernabile, la gente imbocca il corso anche contromano. Il palazzo pericolante va assolutamente messo in sicurezza ma andrebbe regolamentato anche il traffico veicolare. Se poi continuano a lavorare ai sottoservizi contemporaneamente in tre punti differenti nella medesima area, per noi diventa impossibile. La differenza si vede dal venerdì pomeriggio alla domenica sera, quando c’è un movimento notevole, non dico d’altri tempi ma quasi”.
“Il tunnel avrà ripercussioni su tutto corso Vittorio” osserva preoccupata Maria Antonietta De Berardinis, titolare di un negozio di calzature “Temo che molti eviteranno di venire a passeggiare da queste parti, già oggi (ieri, ndc) qualcuno si è fermato a chiedere quale fosse il palazzo pericolante”.
La nota del consorzio
L’assemblea del consorzio Filomusi Guelfi intende fare alcune precisazioni a fronte delle varie notizie uscite sugli organi di stampa in relazione alle vicende del Consorzio e del restringimento del Corso Vittorio Emanuele di L’Aquila.
Nel mese di novembre 2016, mentre era in via di ultimazione il recupero dell’intero Consorzio, è stato eseguito il tunnel dei sottoservizi: durante le operazioni di scavo e di rinterro è avvenuto un cedimento delle strutture di fondazione del Consorzio conseguente alla rimozione del terreno sottostante il piano fondale.
Sin dal giorno 12 dicembre 2016 la Direzione dei Lavori ha portato a conoscenza dell’evenienza il Comune, i Vigili del Fuoco e le ditte coinvolte con un ‘avviso di pericolo della pubblica incolumità’ sulla viabilità circostante.
Nella impossibilità di una soluzione bonaria del sinistro è stato effettuato un Accertamento Tecnico Preventivo nel quale il C.T.U. in risposta al quesito assegnatogli ha appurato che “la responsabilità dell’evento deve ricondursi agli esecutori materiali dell’opera … per l’esecuzione dello scavo e della posa in opera dei manufatti prefabbricati dello Smartunnel.
Tuttavia, dette responsabilità non devono intendersi come il frutto di una evidente imperizia, o di lavorazioni non conformi, o di lavori errati, ma come la conseguenza di un imprevisto geologico incontrato in corso d’opera, … ”, che le opere non sono state eseguite “in rigorosa conformità alle previsioni del Progetto Esecutivo” e anche che “l’evento si configura come il frutto di un imprevisto geologico, che in un intervento come quello dello Smart Tunnel in pieno centro storico, può comunque verificarsi, poiché per quante indagini geologiche possano essere eseguite, e per quante cautele possano essere adottate, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, e facilmente può verificarsi, con conseguenti danneggiamenti alle opere ed edifici circostanti”. Il consulente del Tribunale ha accertato che i danni subiti dal Consorzio sono di 440.000 euro e quelli subiti dalla Ditta esecutrice dei lavori in euro 129.000.
Quindi, come dimostrano alcune immagini della messa in opera dei sottoservizi riportate nell’ATP, il Consulente del Tribunale non ascrive i danni al ripristino del fabbricato ma agli scavi effettuati per la realizzazione dello smart tunnel. Dovrebbe essere inutile ricordare che le strutture del palazzo dovevano essere tutelate a prescindere da qualunque opera di ripristino prevista su di esso.
Il fabbricato in questi due anni è stato costantemente monitorato sotto il profilo dell’evoluzione dei dissesti sui piani fondali e il 4 marzo il Direttore dei Lavori ha inviato al Comune e ai Vigili del Fuoco un rapporto su detta evoluzione.
Il 5 aprile i Vigili del Fuoco hanno fatto un sopralluogo constatando le condizioni di pericolo per la pubblica incolumità.
Si tiene a sottolineare con forza e senza tema di smentita che i proprietari e l’impresa affidataria sono vittime incolpevoli di questa vicenda, come acclarato dalla stima dei danni eseguita dal C.T.U.
I proprietari dell’edificio sono estranei a quanto stanno subendo; non hanno chiesto che fosse scavato il tunnel dei sottoservizi; non avrebbero mai voluto subire questi danni; non avrebbero mai voluto avere un blocco dei lavori di due anni; sono quindi vittime di questa vicenda che se non verrà risolta sarà portata in giudizio con la conseguenza che si rinvierà il completamento della riparazione del Consorzio ed il rientro delle famiglie ancora per lunghi anni.
I primi rammaricati dei disagi che stanno derivando da questa vicenda ai residenti, ai commercianti ed alla città sono tutti i proprietari del Consorzio che non meritano di essere accusati da tutti, come è accaduto in questi giorni e che stanno facendo di tutto per trovare una soluzione.
Si aspettano, però, la solidarietà dei concittadini cui non augurano di avere un imprevisto geologico che potrebbe impedire loro di restare fuori casa per altri anni.
L’ultima tegola per i proprietari del palazzo è l’ordinanza sindacale che impone loro di dover sostenere il costo della messa in sicurezza e della costruzione e dello smontaggio del passaggio pedonale.