Si è discusso molto, in questi anni, dei sottoservizi e, in particolare, del primo stralcio della maxi opera pubblica, la più importante - e impattante - del post-sisma aquilano, quello che riguarda il centro storico da 38 milioni di euro, cantierizzato a metà del 2015 dalla Asse centrale Scarl. Ebbene, i lavori hanno raggiunto l'85% dell'esecuzione: ad ottobre scorso, in Commissione Garanzia, il presidente della stazione appaltante Gran Sasso Acqua Fabrizio Ajraldi fissò come termine ultimo delle opere la primavera 2020. Se non dovessero intervenire ulteriori intoppi, la tempistica dovrebbe essere rispettata. In sostanza, restano da servire dello smart tunnel la zona di via San Martino, via Paganica e traverse, oltre a via Fortebraccio.
Poco si parla, invece, del secondo stralcio dei sottoservizi, suddiviso in cinque lotti. Ad oggi, non è dato sapere quando partiranno i lavori: lo ha chiarito lo stesso Ajraldi, ospite della giornata "L'Aquila guarda al futuro: l'Ingegneria al servizio della vita", organizzata dal Dipartimento di Ingegneria Civile, edile-architettura, ambientale (DICEAA) dell'Università dell'Aquila e da Asse centrale Scarl.
Eppure, la Gran Sasso Acqua ha assegnato gli appalti più di tre anni fa, nel marzo 2016, per complessivi 48 milioni di euro.
In particolare, il primo lotto - il Quarto di San Pietro, dalla Fontana Luminosa a via Roma, passando per viale Duca degli Abruzzi e fino al Tribunale in via XX settembre per 11,5 milioni di euro - è andato alle imprese aquilane Armido Frezza e Walter Frezza.
Il secondo lotto - il Quarto San Giovanni / San Marciano, da via XX settembre a via Sassa, passando per il quartiere di Fontesecco, per 9,5 milioni - se lo è aggiudicato l'emiliana Cons Coop in associazione d'impresa con la teramana Edilstrade Srl.
Il terzo lotto - il Quarto San Giorgio / Villa Comunale, da viale Collemaggio a Porta Napoli fino all'incrocio con Martini per 6,5 milioni - è stato assegnato, invece, alla Porcinari Srl, famiglia storica di costruttori di Montorio al Vomano (Teramo), e all'aquilana Vittorini Emidio Srl.
Il quarto lotto, compresivo di via Strinella per un importo lavori di 4,7 milioni, è stato vinto dalla Angelo De Cesaris Srl di Francavilla al Mare (Chieti); l'ultimo lotto, quello più "esiguo" dal punto di vista economico (3,5 milioni) e che riguarda viale della Croce Rossa, è stato aggiudicato alla Framich, impresa specializzata in infrastrutture e opere pubbliche della provincia di Catania.
Sono passati 38 mesi e, come detto, ancora non è chiaro quando partiranno i lavori che riguarderanno alcune zone dentro le mura ed altre comunque strategiche per l'accesso al cuore della città. Tra l'altro, i 5 stralci del secondo lotto sono funzionali al primo stralcio in corso di realizzazione: da progetto, infatti, dovranno raccogliere le acque bianche e nere dai punti di confine convogliandole a valle.
Ora, non ci sono stati problemi particolari a seguito dell'aggiudicazione dei lavori se non fosse per il ricorso istruito dall'impresa Delta Lavori Spa avverso l'affidamento del primo stralcio all'ati Frezza, col Tar che in primo grado aveva dichiarato illegittima l'aggiudicazione e il Consiglio di Stato che, infine, ha ribaltato la sentenza riassegnando i lavori alle imprese aquilane. Era l'agosto 2017.
In sostanza, tra il 2016 e la metà del 2017 sono stati sottoscritti i contratti d'appalto. E dunque, come mai i cantieri non partono? Si consideri che, per ciò che attiene il primo stralcio, passò circa un anno tra l'aggiudicazione delle opere e l'avvio dei lavori.
A quanto si è potuto apprendere, il problema sta in seno alla stazione appaltante, la Gran Sasso Acqua. Ricorderete che a dicembre 2017, addirittura in anticipo rispetto al termine previsto del 1° gennaio 2018, è andato in pensione lo storico direttore tecnico Aurelio Melaragni, sebbene avesse chiesto una proroga - non concessa - per continuare a lavorare fino a 70 anni e portare a compimento, così, la realizzazione dei sottoservizi di cui era responsabile unico del procedimento. Tra l'altro, poco tempo dopo Melaragni aveva attaccato frontalmente l'amministratore unico della Gsa e il sindaco del capoluogo, parlando di ignoranza e presunzione.
Ma questa è un'altra storia.
Sta di fatto che, da allora, si sono succeduti 4 rup: prima l'ingegner Stefano Pacitti, già responsabile della rete idrica di Gsa, ad interim per 6 mesi; poi è subentrato il direttore amministrativo Raffaele Giannone che, tuttavia, non aveva particolari competenze in materia di appalti occupandosi di altro. Dunque, a prendere in mano le redini del procedimento è stato il funzionario comunale Mario Di Gregorio che, tuttavia, è stato presto richiamato in Comune per volontà dell'assessore Carla Mannetti. Da poche settimane è subentrato l'architetto romano Armando Balducci che sta provando a rimettere in moto i procedimenti, rimasti sostanzialmente fermi per 24 mesi.
Tra gli ospiti della tavola rotonda organizzata a Roio c'era anche Di Gregorio, oltre ad Ajraldi, al coordinatore generale della Asse centrale Scarl Gianni Frattale, al direttore tecnico Antonio Tramontano, a Silvio Rotilio del settore ricostruzione del Comune dell'Aquila e al docente del Disim Fabio Graziosi; ebbene, è parso un segnale chiaro all'amministrazione affinché il funzionario comunale possa riprendere da dove aveva lasciato, considerato pure che il presidente della Gsa ha sottolineato come, col lui, i processi avessero subito una accellerazione. Potrebbe trattarsi soltanto di una sensazione, però.
Sta di fatto che i progetti esecutivi sono stati redatti e sono in fase di perfezionamento; sono stati ottenuti i pareri della Soprintendenza nei primi mesi del 2019 e sono stati persino nominati i direttori dei lavori. Non c'è ancora una prospettiva certa, però, sull'avvio delle opere e si tratta, evidentemente, di un problema enorme che inciderà, e pesantemente, sulla rinascita del centro storico cittadino. Se ne sta discutendo molto, in questi mesi: ma come può immaginarsi una rinascita del cuore della città se, accanto alle azioni che s'intendono mettere in campo, non c'è una pianificazione certa per la realizzazione del secondo lotto dei sottoservizi?
Per fare un esempio: nei quartieri oggetto dei lavori previsti, si pensi a San Pietro, in questo momento non vengono riallacciate le utenze ai fabbricati ricostruiti; come emerso in sede di Commissione consiliare, infatti, Gran Sasso Acqua rilascia parere negativo alla realizzazione degli scavi in attesa del passaggio dei sottoservizi, per evitare di fare lo stesso lavoro due volte e provando ad ottimizzare, così, i costi che sono a carico della società, evidentemente. Per il primo stralcio, i così detti bypass sono già costati oltre 2 milioni di euro. Ciò significa che gli aggregati finiti, o in fase di ultimazione, dovranno attendere per ottenere il riallaccio delle utenze, con grave danno per i cittadini che vorrebbero tornare a casa - e sarebbe giusto, dunque, dargli un universo temporale credibile per l'avvio dei lavori dei sottoservizi - e della rinascita stessa del centro storico, con le conseguenze note sui commercianti che hanno deciso di investire coraggiosamente.
Non solo. E' necessario ricostruire la rete del gas metano, danneggiata dal terremoto, che dovrà essere realizzata, però, contestualmente alla realizzazione degli altri servizi, e non prima, per evitare che possa rappresentare un impedimento agli scavi: in caso contrario, sarebbe obbligatorio rimuoverla per ragioni di sicurezza prima di procedere con i sottoservizi.
E poi, oltre agli stralci dentro le mura vanno tenuti in debita considerazione i cantieri che interesseranno viale della Croce Rossa, via Strinella e una parte di via XX settembre che, inevitabilmente, potrebbero rappresentare un ulteriore ostacolo per la piena fruizione del centro storico.
E' urgente, insomma, pianificare la realizzazione dei cinque stralci del secondo lotto, con un cronoprogramma puntuale, indispensabile all'amministrazione per mettere in campo i previsti interventi per il rilancio del centro storico e a residenti e commercianti per avere una prospettiva chiara dei tempi di conclusione delle opere e delle criticità che dovranno affrontare. Altrimenti, parlare di riqualificazione del centro storico rischia di trasformarsi in un esercizio assolutamente sterile.
Se ne discuterà in Commissione il 5 giugno prossimo: in quell'occasione, la speranza è che possano arrivare notizie più precise.