E' stato espletato il bando con scadenza a 30 giorni per l'acquisizione di proposte in project financing per la ricostruzione del Ponte Belvedere.
Il vicesindaco Raffaele Daniele, delegato alle Opere pubbliche, spiega a newstown che sono pervenute otto proposte da tutta Italia: "si è trattato di una richiesta di manifestazione d'interesse, abbiamo sollecitato il mercato per capire se c'erano realtà disposte a mettere una fiche su L'Aquila. Non intendo entrare nella fase di valutazione tecnica, ho semplicemente dato l'indirizzo politico. Gli uffici competenti si sono già riuniti: sanno che l'amministrazione vuole una grande opera che riqualifichi la città".
Ora, verrà dunque selezionata una delle proposte pervenute che, a seguito di Conferenza dei servizi, andrà a gara con l'importo indicato. "Chi s'impegnerà a realizzare il progetto al minor costo per l'amministrazione si aggiudicherà la gara; la procedura di project financing, comunque, prevede che anche in casi di offerte al ribasso sia riconosciuta una prelazione a chi ha proposto il progetto".
D'altra parte, Daniele aveva già chiarito ai nostri microfoni che "se s'intendono realizzare opere qualificanti, che siano anche attrattori turistici, la finanza pubblica non basta; vale in particolare per il Ponte Belvedere - aveva ribadito annunciando l'intenzione di perseguire la via del progetto di finanza - un intervento urbanistico che, di fatto, crea una rottura tra viale Duca degli Abruzzi e via Fontesecco: l'idea è di ricomporla, oltre che di realizzare un'opera che diventi un simbolo della città, ed è per questo che l'intervento urbanistico va oltre le disponibilità che abbiamo".
Il Comune dell'Aquila ha messo sul piatto 2 milione e 700 mila euro circa. "Abbiamo scelto la formula del project financing anche per accellerare i tempi", aggiunge Daniele ai nostri microfoni; "il privato non incorre, infatti, nelle limitazioni e nelle lungaggini cui è soggetta la pubblica amministrazione. Non è possibile ancora dare tempi certi, tuttavia saranno più che dimezzati rispetto a quelli imposti alle opere pubbliche".
Staremo a vedere.
La vicenda della ricostruzione del Ponte Belvedere, infatti, si trascina da anni. A dicembre 2017, la Giunta comunale da poco insediata aveva approvata la modifica della proposta progettuale di consolidamento lasciata in eredità dalla passata amministrazione, "con l'inserimento di una campata in acciaio che avrebbe garantito - così si disse - maggiore sicurezza e minori tempistiche di esecuzione"; otto mesi dopo, all'indomani del crollo del Ponte Morandi, l'allora assessore alle Opere pubbliche Guido Quintino Liris annunciò che finalmente, dopo 9 anni, sarebbero partiti i lavori "di un nodo stradale fondamentale per la città". Liris spiegò che erano in corso "da settimane" le prove sui materiali relativamente alle fondazioni, ai pilastri e alle campate del ponte; "una volta concluse le verifiche, presumibilmente entro 15 giorni, il progettista avrà 60 giorni per redarre il progetto definitivo ed esecutivo. Si andrà quindi a gara per la realizzazione dei lavori", promise.
Ed invece, ad ottobre del 2018 - un paio di mesi dopo - lo studio d'ingegneria Romolini, che si era aggiudicato lo studio per la progettazione del nuovo ponte, abbandonò l'incarico, rescindendo il contratto, causa insufficienza dei fondi. Ovviamente, sono rimaste in carico al Comune dell'Aquila le spese per il lavoro svolto sino a quel momento, che si sono aggiunte a quelle già riconosciute all'Università che aveva presentato uno studio sul ponte che, si badi bene, non è stato affatto compromesso dal terremoto, dal punto di vista strutturale almeno, riportando una lesione di taglio e lo spostamento lieve del sistema di appoggio.
L’incarico affidato allo studio toscano Romolini risaliva a giugno 2016 "in ragione di un ribasso d’asta pari al 73.77%, per un importo complessivo di 25.269 euro oltre oneri contributivi e fiscali", cifra che poi era lievitata di ulteriori 12 mila euro stante la nuova proposta progettuale avanzata dai tecnici, e consistente appunto "nella sostituzione della campata centrale in acciaio e calcestruzzo armato", che aveva portato la spesa per i lavori da un milione e trecentomila euro a due milioni; una modifica che aveva comportato anche l'aumento dell'importo d'affidamento della progettazione, inspiegabilmente rubricato dalla richiamata delibera di Giunta comunale a 'spesa per servizi complementari' resisi necessari - così venne scritto - 'a seguito di circostanze impreviste'.
Eppure si trattava di una scelta arbitraria.
Si chiesero i consiglieri comunali del Passo Possibile: "può un importo di due milioni di euro di lavori generare spese tecniche, in assenza di ribasso d'asta, di soli 38mila euro?"; o piuttosto, aggiunsero, "è un modo per evitare una procedura di gara che dovrebbe essere aperta in virtù di una nuova parametrazione fatta sul nuovo importo dei lavori e ricorrere a un raggiro delle norme in materia?".
Un pasticcio, insomma.
Sta di fatto che ad ottobre 2018, come detto, lo studio Romolini si è tirato indietro. E fino all'inizio di luglio, con la decisione della Giunta di procedere con l'acquisizione di proposte in project financing le carte sono rimaste chiuse in un cassetto.