Giovedì, 29 Dicembre 2016 17:10

Il Comune dell'Aquila si "sbarazza" all'asta dei puntellamenti, tra le oscurità del post-sisma

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Il Comune dell'Aquila va ai saldi e mette i puntellamenti all'asta. Lo farà il prossimo 3 febbraio, in tarda mattinata, secondo quanto stabilito da un avviso del Servizio patrimonio, firmato dal dirigente del settore Lucio Nardis.

La notizia è di quelle destinate a far discutere, anche perché la base d'asta per l'acquisto dei materiali (già smontati) di messa in sicurezza per gli edifici pericolanti nei centri storici del capoluogo abruzzese è di 390mila euro, un prezzo estremamente al ribasso rispetto a quanto si è stimato per l'installazione: più di 200 milioni.

Saranno dunque messe all'asta 1.310 tonnellate di puntellamenti in ferro, 737 tonnellate in legno e ben 170.722 tra giunti e tubi di ponteggio. Potranno partecipare persone fisiche, imprese, enti e associazioni. Secondo l'avviso [scarica] il Comune garantisce la piena proprietà dei beni, ma si ritiene "esonerato dal fornire la relativa documentazione". L'offerta economica è segreta, mentre l'apertura dei plichi avverrà in seduta pubblica. Chi vuole partecipare all'asta, inoltre, dovrà versare una cauzione di 39mila euro, il 10% della base d'asta.

Quello della vendita delle opere di messa in sicurezza nel primo post-sisma è un tema delicato che old.news-town.it ha approfondito più volte negli ultimi anni. Era l'ottobre 2013 quando il Comune dell'Aquila - che ereditò i puntellamenti dal governo, che ne aveva finanziato la frettolosa installazione nella primavera-estate 2009 - pubblicò un avviso esplorativo volto a cercare attraverso un bando imprese private che stoccassero e acquistassero i puntellamenti, in modo da smaltire l'enorme mole di materiale, ricavando giovamento economico anche per le malate casse comunali.

puntellamentiRisposero sei imprese [leggi], ma la pubblicazione della ditta vincitrice tardava ad arrivare. Chiedemmo, senza successo, all'allora assessore comunale alle Opere pubbliche Alfredo Moroni (Pd) quando sarebbe stato diffuso il nome della vincitrice. E proprio il giorno in cui pubblicammo quell'articolo [leggi], l'8 gennaio 2014, si scatenò sulla politica aquilana la bufera più virulenta degli ultimi anni: l'inchiesta Do ut des portò all'arresto del vice sindaco Roberto Riga (Api) e di altri, con l'allora dirigente comunale Mario Di Gregorio - che aveva indetto l'avviso sulla vendita - prima indagato e poi pienamente prosciolto. Per i sette rimasti indagati il processo è ancora agli inizi. Come noto, la vicenda riguarda un presunto giro di mazzette [leggi] proprio sui puntellamenti nel centro storico dell'Aquila.

Passarono altri mesi e nel maggio 2014 [leggi] il Comune revocò il bando "in autotutela" esplicitamente per rivelata (ma mai troppo specificata) "mutata valutazione della situazione di fatto". E poi due anni e mezzo di silenzio, fino all'avviso dello scorso 23 dicembre, di cui ha anticipato stamane Il Centro.

Gli aspetti controversi. Quello dei puntellamenti nel centro storico, come anche nelle frazioni e nei comuni del cratere, rappresenta un argomento controverso e per molti versi oscuro della storia post-sismica aquilana. L'urgenza di mettere in sicurezza centinaia di edifici portò a procedure semplificate (per usare un eufemismo) volte a una celere individuazione delle imprese che si sarebbero occupate di montare i puntellamenti. Una gigantesca chiamata diretta da più di 200 milioni di soldi pubblici, peraltro con pagati a consuntivo (cioé una volta valutato il danno ed installato effettivamente il puntellamento) e non secondo i preventivi. Era possibile cioè che l'ammontare dei lavori di puntellamento potesse essere minore (o maggiore) al preventivo ipotizzato dalla azienda realizzatrice, a causa dell'imprevedibile stato in cui si trovata l'edificio danneggiato.

E' proprio questo l'aspetto più politicamente rilevante della vendita dei puntellamenti: sarebbe interessante verificare le corrispondenze tra i materiali dichiarati dalle imprese al momento della riscossione dei pagamenti e quelli che saranno ritirati e stoccati nel momento dello smontaggio, durante la fase di ricostruzione del palazzo. In altre parole, lo stoccaggio e la vendita dei puntellamenti, che per far spazio alla ricostruzione sono in corso di smantellamento, rappresenta un processo utilissimo a verificare quanto materiale è stato effettivamente impiegato.

Una verifica numerica che, man mano che passa il tempo, è e sarà sempre più difficile da effettuare, considerando anche la volontà, da parte dell'amministrazione comunale, di "sbarazzarsi" dei puntellamenti il prima possibile, e a bassi costi.

 

Appendice - Il «ciclo di vita» del puntellamento: installazione, stoccaggio e vendita

Quello dei puntellamenti è un affaire la cui entità economica non è mai stata valutata con precisione. Si sa, attraverso gli elenchi pubblicati dal Comune, che la cifra complessiva per l'installazione si aggiri intorno ai 200 milioni di euro.

Per le opere di messa in sicurezza si è proceduto – per motivi di urgenza – alla formula della chiamata diretta. Gli appalti non venivano assegnati tramite gara ma su chiamata nominale delle ditte (un centinaio) presenti in una white list stilata dalle associazioni di imprese locali (Ance, Api, Confartigianato) e vagliato dal prefetto per il controllo moralità e antimafia. La scelta e la distribuzione dei lavori era a cura dell'Assessorato alle opere pubbliche dell'Aquila (allora presieduto da Ermanno Lisi, di cui vi abbiamo ampiamente parlato nella nostra inchiesta a puntate "L'Aquila città aperta") e del suo settore Emergenza sisma.

Ma quando iniziano i lavori in un palazzo puntellato, il materiale dove va a finire? La rimozione è a carico delle imprese titolari dei lavori di ricostruzione dell'edificio. Inizialmente venivano trasportati all'autoparco comunale (in zona stazione) dove rimanevano in deposito. Da quando è terminato lo spazio all'autoparco, molti puntellamenti vengono smontati e stoccati all'interno di aree di proprietà della impresa titolare dei lavori di ricostruzione, in attesa di indicazioni da parte del Comune. Molti altri, invece, finiscono nell'area commerciale abbandonata ex Sercom, a Sassa.

Ultima modifica il Venerdì, 30 Dicembre 2016 16:21

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