Lunedì, 26 Ottobre 2015 07:00

Puntellamenti: il ruolo di Tancredi e le 'ombre' sull'amministrazione

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Proviamo a mettere insieme i pezzi, uno dietro l'altro.

Più di sei anni dopo, l'affidamento diretto dei lavori di puntellamento rimane una delle pagine più oscure del post sisma, al centro di due filoni d'indagine che hanno fatto parecchio rumore: 'Do ut des' e 'Redde Rationem'.

Cosa sappiamo? Poco, anzi pochissimo. Sappiamo che fu un 'grosso' affare: lavori per circa 220milioni di euro - sulle cifre non si è mai fatta chiarezza - affidati senza bando pubblico e senza gara, ad una lista d’imprese avallata dall’allora prefetto Franco Gabrielli. Sappiamo che "la maggior parte delle ditte" si presentava all'ufficio dell'allora dirigente Mario Di Gregorio - all'epoca aveva la delega al conferimento degli incarichi - accompagnata da "qualche consigliere o assessore, o preceduta da qualche telefonata".

A dirlo è lo stesso Di Gregorio, davanti ai pm David Mancini e Antonietta Picardi. "Quando noi stavamo al Torrione, alla sede dell’Ance, c’era fin dalle otto di mattina una fila che arrivava alla Questura […]", ha raccontato Di Gregorio ai Pubblici Ministeri. "Insieme a queste persone poi c’erano pure i consiglieri, assessori che facevano questa altra attività, quindi era proprio una cosa alla luce del giorno nel senso che centinaia di persone vedevano queste cose".

Pierluigi Tancredi, già assessore comunale con la Giunta Tempesta e collettore di cariche pubbliche, incaricato dal sindaco Cialente - in data 19 giugno 2009, all'epoca era consigliere di opposizione - a delegato di 'supporto e raccordo, nell’ambito di azioni tese al recupero e salvaguardia dei beni costituenti il patrimonio artistico della città dell’Aquila', prima del passo indietro a qualche giorno dalla nomina per la vera e propria ondata di indignazione popolare che si abbattè sul primo cittadino, ha ricordato - in una nota stampa diffusa nell'aprile scorso - "che all’epoca il sindaco richiese a consiglieri e assessori di farsi parte attiva per reperire imprese in grado di effettuare lavori così impegnativi".

Cialente ha sempre negato. Sta di fatto che nessuno ha mai smentito che alcuni assessori e consiglieri d'allora abbiano segnalato imprese per procacciare loro lavori di puntellamento.

"Diciamo che non c’era pericolo di sbagliare - ha spiegato Mario Di Gregorio, nella dichiarazione spostanea rilasciata ai Pm a gennaio scorso - nel senso di fare un affidamento a una ditta che non avesse… Come posso dire, una persona amica al Comune, perché tutti ce l’avevano".

"Per quanto mi riguarda - ha confermato Tancredi - ho sempre riconosciuto all’ing. Mario Di Gregorio il coraggio di portare avanti un compito così importante per la città e nello stesso tempo così rischioso, ma credo che anche lui ricordi bene, così come lo ricordo bene io, che le presentazioni di imprese interessate gli arrivavano dagli ambienti più disparati".

Daniele Lago, amministratore delegato della Steda Spa, coinvolto nell'inchiesta 'Do ut Des', racconta che Tancredi gli spiegò come "in Comune, all’Aquila, i lavori venivano affidati previo accordo con singoli politici e/o funzionari, in relazione alle loro aree di influenza, mi si disse che, ad esempio, gli immobili Ater facevano capo a una persona, gli immobili di altra natura ad altre persone".

Vero, falso. Chissà. Tancredi, già coinvolto nel procedimento 'Do ut des', a luglio scorso è finito ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta 'Redde Rationem'. Era stato intercettato mentre discuteva con l'imprenditore Mauro Pellegrini, amministratore della Dipe Costruzioni, finito anch'egli ai domiciliari, chiedendo altri soldi per aver "tenuto il punto" davanti ai giudici. "Io ho tenuto il punto fino alla fine... Stiamo a parla' di 4 mesi! Non è che mi servono 20 mila euro! 2-3 mila euro per tirare a campare...". E ancora: "Io sto a regge... Psicologicamente sto a reggere per tutti! Calcola che a me m’hanno interrogato due volte, e tutte e due le volte mi hanno interrogato su Mancini, su di te e su Polisini, mi hanno proposto di tutto, perfino di darmi (incomprensibile). Sapessi... Io non ho detto, anzi ho seguitato a difenderti e a dire (incomprensibile) che i rapporti tra me e te erano solo di amicizia (incomprensibile) tutte le cose che sappiamo (incomprensibile)".

Poi, la minaccia: "Guarda se io schiatto di coccia succede l’ira di Dio perché se io non riesco manco più a fare la spesa io cazzo scoppio".

Scattata la misura cautelare, pur non potendolo fare - conscio o no di poter essere intercettato? - l'ex assessore comunale parla al telefono con il figlio che sottolinea come si sia superato il limite della sopportazione: "Non va bene così, fregatene. Cioè voglio dire, prendila di petto. Di’ la tua verità, rischia pure di andartene alle Costarelle, non fare come lo struzzo".

L'ex esponente di Forza Italia non ci sta a passare per un "mafioso" e risponde al figlio: "Io voglio, voglio soltanto, a questo punto incomincio a dire. Mi diranno perché non l’ho detto finora. Non l’ho detto perché non volevo fare cascare l’amministrazione comunale e perché me li devo riservare come testimoni Cialente e Pierpaolo Pietrucci (ex capo di gabinetto del sindaco e attuale consigliere regionale, ndr). L’ho detta, l’ho riferita al mio avvocato che lo sapeva. E mo’ lo vedessero loro com’è che Pietrucci sapeva queste cose e soprattutto perché stava così. Stavolta scrocchio a quattro mani".

In altre parole: Tancredi svela al figlio di essere pronto a 'rivelare' informazioni in suo possesso. Se non l'ha fatto fino ad ora, è per non far cadere l'amministrazione e, così, 'riservarsi' la testimonianza benevola del sindaco Cialente. Cosa serviva a Tancredi? A spiegarlo, è proprio il primo cittadino. "Circa due mesi fa - ha detto nelle ore scorse Cialente - il legale di Tancredi, Maurizio Dionisio, mi ha chiesto una testimonianza giurata, registrata e da me sottoscritta, nella quale ho specificato i termini dell'incarico dato a Tancredi quale delegato come consigliere comunale a seguire solo la ricostruzione degli edifici monumentali del comune dell'Aquila, affiancando Marchetti. Ho specificato il giorno delle dimissioni, il 21 giugno, mentre ho esibito, su richiesta dell'avvocato, i dati e la data relativa all'avvio dei puntellamenti".

Per Cialente, "con quella testimonianza, l'avvocato Dionisio voleva dimostrare che Tancredi non ricopriva incarichi ufficiali nel momento in cui partirono i puntellamenti".

Insomma, Tancredi viene nominato delegato alla ricostruzione del patrimonio monumentale del centro storico il 16 giugno 2009 e, cinque giorni dopo, arriva il passo indietro. Eppure, l'ex dirigente Mario Di Gregorio ricorda - e sempre nella dichiarazione ai giudici - una telefonata con Cialente: "Tancredi ti affiancherà in questa cosa (la gestione dei puntellamenti, ndr) perché è una persona esperta, diciamo smaliziata...", avrebbe detto il primo cittadino. "Smentisco assolutamente di aver mai parlato di Pierluigi Tancredi con l'ing. Mario di Gregorio", la replica del sindaco dell'Aquila, appena diffusa la notizia. 

Ma torniamo alle intercettazioni che seguono l'arresto domiciliare di Tancredi. Il figlio dell'ex assessore comunale invita il genitore a dire la sua verità. "Rischia pure di andartene alle Costarelle, non fare come lo struzzo". Il giovane, però, viene intercettato – anche - mentre parla con un conoscente. E le parole sono ben diverse da quelle condivise con il padre, appena arrestato. Anzi, non è affatto tenero con il genitore. "A livello processuale non tiene niente... però lo sputtanamento ormai è totale. Lui è andato a raccontare... lui ha fatto una deposizione segreta dal pm e ha pensato bene, dopo un mese, di usarla come strumento per farsi dare due o tremila euro per andarsene in vacanza. Questo ha fatto. Capito?".

Chiaro il riferimento alla conversazione, intercettata, con Mauro Pellegrini. "... La conversazione è stata intercettata, il pm si è incazzato e gliel’ha fatta pagare cara e amara (l'ha pagata cara con l'arresto domiciliare, evidentemente ndr), e non ha neanche sbagliato a fargliela pagare cara e amara... che poi a livello processuale secondo me non terrà niente di tutto ciò, perché il reato non c’è".

Replica l'interlocutore: "Sì, ma tu ti rendi conto uno che fa per avere un tenore di vita che tu non ti puoi permettere?". Aggiunge il figlio di Tancredi: "A me la cosa che mi fa incazzare... ti voglio dire... ti hanno trattato in un certo modo... con i guanti bianchi... ti hanno voluto, per simpatia o... forse gli servivi... non lo so... ti hanno voluto comunque in qualche modo dare una via d’uscita... ti hanno detto 'vabbè, tu il calvario lo hai passato mo’ ti diamo la possibilità di salvarti', tu che pensi di fare? Di usare quel verbale del pm per andare a dire 'io però vedi non ho detto niente'... che tra l’altro non sai un cazzo, perché non sai manco un cazzo perché se sapessi qualche cosa... è soltanto un millantatore... non sa un cazzo di quello che è successo... si è messo nella condizione per cui mo’ la Procura pensa che lui sappia chissà che, e lui non sa un cazzo. Perché le cose che sa, le sa di terza mano per sentito dire... rischia anche qualche denuncia per diffamazione, perché deve andare là a dire qualcosa che non sa che cazzo dire... capito... capito quanto è scemo?". E l’interlocutore: "E questo per fare che? Per fare le vacanze in Grecia?". Ancora il giovane Tancredi: "No... dice che quelli gli servivano per pagare il mutuo perché stava indietro di due rate, perché lui i soldi per andare in Grecia sono tre mesi che se li mette da parte... glieli hanno sequestrati, che ne sai tu... non ha neanche i soldi per pagarsi l’assicurazione... ridicolo...".

A sentire il figlio, insomma, Tancredi sarebbe soltanto un 'millantatore'. Tra l'altro, i carabinieri evidenziano che "in vista dell'interrogatorio di garanzia, Pierluigi Tancredi farà in modo che alla stampa venga preannunciata l'imminente divulgazione di 'rivelazioni importanti', cosa poi disattesa a seguito di evidente ripensamento".

L'ex assessore comunale non ha 'parlato', non è mai arrivata alcuna rivelazione. E, a detta dell'avvocato Dionisio, non arriverà, semplicemente perché Tancredi non avrebbe nulla da dire: "Il mio cliente – ha spiegato il legale - ribadisce, e spero in modo definitivo, di non avere alcun segreto che riguarda il sindaco o altri. I possibili rischi ipotizzati dal Tancredi per l'amministrazione erano esclusivamente di natura politica e non giudiziaria". 

Ultima modifica il Lunedì, 26 Ottobre 2015 15:44

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