“Tutte le aziende hanno ritenuto opportuno chiudere, come atto di responsabilità nei confronti dei lavoratori e della città, in attesa di capire meglio come la situazione evolverà nei prossimi giorni”.
A parlare è il presidente provinciale dell’Ance L’Aquila Adolfo Cicchetti, all’indomani della pubblicazione del decreto Cura Italia. Il provvedimento, al contrario di quanto ci si attendeva, non contiene misure e indicazioni specifiche per le regioni alle prese con la ricostruzione post terremoto.
La scorsa settimana, il presidente Marsilio aveva congelato un’ordinanza di chiusura dei cantieri confidando in una norma nazionale. Ma il decreto licenziato dal Governo, come NewsTown aveva anticipato, non ha imposto nessun blocco, rimandando di fatto la decisione alle singole imprese, a condizione che ciascuna applichi il “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Virus COVID-19 negli ambienti di lavoro” sottoscritto la scorsa settimana dalle parti sociali.
L’intesa stabilisce che i datori di lavoro intenzionati a non interrompere l’attività hanno alcuni giorni a disposizione per adeguarsi alle nuove norme - dalla dotazione dei dispositivi di protezione (mascherine, guanti, tute) al rispetto delle distanze di sicurezza - pensate per tutelare la salute dei dipendenti in questa fase di emergenza. Chi invece non è nelle condizioni di proseguire, può chiudere sapendo che ha una serie di strumenti per attutire il colpo, dalla possibilità di ricorrere alla cassa integrazione al rinvio degli adempimenti fiscali.
Il punto è che è molto difficile rispettare alla lettera queste prescrizioni in un settore come l’edilizia – dove gli operai lavorano spesso fianco a fianco – e in una città come L’Aquila, dove c’è un'abnorme concentrazione di cantieri e forza lavoro. In un momento, per giunta, in cui i dispositivi di sicurezza scarseggiano e quei pochi che sono in circolazione vengono destinati, com’è giusto, agli ospedali e al personale medico-sanitario.
Incognite e problematiche che hanno spinto praticamente tutte le imprese impegnate nella ricostruzione a sospendere, in autonomia, l’attività: oggi, in tutta L’Aquila, non c’era nemmeno un operaio a lavoro.
“Stiamo studiando bene il decreto per capire come estendere al settore dell’edilizia la cassa integrazione, sia quella ordinaria che quella in deroga” spiega Cicchetti “e per approfondire anche tutte le norme riguardanti il rinvio degli adempimenti fiscali. Da una prima lettura sembrerebbe che le misure si applichino a tutte le aziende anche se ad esempio è scritto che quelle che hanno un fatturato superiore ai 2 milioni di euro devono continuare a pagare. La decisione delle ditte di chiudere i cantieri è stata un atto di grande responsabilità nei confronti non solo dei lavoratori ma dell'intera della città. Ma si tratta di una misura temporanea, in attesa di capire meglio cosa accadrà nei prossimi giorni. E' chiaro che non è una situazione che potrà protrarsi a lungo, perché comunque un’impresa ha la necessità di fare produzione. Come Ance L’Aquila non possiamo dare indicazioni che si discostino dalla norma nazionale, anche perché qui lavorano migliaia di ditte provenienti da tutta Italia e solo il 30% è iscritto alla nostra associazione. Ci riserviamo comunque di studiare a fondo il provvedimento del Governo, anche con i vertici nazionali dell’associazione”.
Anche il Comune dell’Aquila ha recepito il decreto “scaricando” di fatto la responsabilità di scelta e valutazione alle imprese.
Nella comunicazione inviata dal responsabile del settore della Ricostruzione privata Roberto Evangelisti si legge infatti “che la prosecuzione dell’attività lavorativa potrà essere permessa solo laddove siano posti in atto adeguati livelli di protezione. In caso contrario, l’impresa dovrà procedere con le opportune segnalazioni alle varie figure professionali coinvolte (Direttore lavori, RSPP, CSE, ...) e al committente, invitando quest’ultimo a disporre la sospensione dei lavori finalizzata al raggiungimento del rispetto delle prescrizioni citate, onde non contravvenire alle indicazioni fino ad ora emanate per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Si rammenta, inoltre, che ove sia presente un servizio di trasporto organizzato dall’azienda, va garantita e rispettata la sicurezza dei lavoratori lungo ogni spostamento. Infine, laddove sia prevista la presenza di fornitori, trasportatori e personale esterno all’impresa, occorrerà porre in essere una serie di misure, in buona parte già evidenziate nella 4° Guida Ance del 12 marzo u.s., oltre ad installare anche servizi igienici dedicati”.