Torna a suonare la campanella anche in Abruzzo, una delle regioni che ha rinviato il rientro a scuola a dopo le consultazioni elettorali. A L'Aquila l'avvio dell'anno scolastico segna non solo il rientro in aula dopo il lungo stop delle lezioni in presenza causato dall'emergenza coronavirus ma anche la riapertura della prima scuola ricostruita nel post terremoto, quella di Arischia, che sarà inaugurata oggi alla presenza del viceministro all'Istruzione Anna Ascani.
L'istituto, che tra scuola dell'infanzia e scuola primaria ospiterà circa venti alunni, rappresenta un'eccezione nel patrimonio edilizio scolastico in attesa di ricostruzione: nessun'altra scuola è ancora uscita dai Musp e nessun'altra sarà riconsegnata a breve. Non quella di Torretta, Gignano, Sant’Elia, dove la gara per l'affidamento del progetto è stata invalidata per errori procedurali; non la Mariele Ventre di Pettino, i cui tempi di riconsegna sono al momento sconosciuti, e neppure il polo scolastico di Sassa, dove il progetto c'è ma da anni si attende la conclusione dello studio di microzonazione sismica di quel territorio. Delle scuole di San Sisto e Coppito, infine, non si conoscono le sorti.
Tra mancata ricostruzione ed emergenza sanitaria, il nuovo anno scolastico porta con sé una lunga lista di difficoltà e criticità, su cui pesa - soprattutto in alcuni istituti come il Rodari - anche il contestatissimo piano di dimensionamento scolastico che ha determinato la nascita di sei nuovi istituti comprensivi. I nuovi dirigenti scolastici, in servizio soltanto dallo scorso primo settembre, in pochissimo tempo hanno riorganizzato le direzioni didattiche per fronteggiare problemi vecchi e nuovi. Dai quelli legati al personale ail avori di adeguamento, all'acquisto di nuove attrezzature, fino all'individuazione di nuovi spazi.
"Passiamo da un'emergenza all'altra e come già successo per la ricostruzione scolastica, anche la gestione della crisi sanitaria è stata lasciata a docenti e studenti, con istituzioni del tutto assenti", questo il vero snodo per Silvia Frezza, docente dell'Istituto Rodari ed attivista del comitato Oltre il Musp, che si batte per scuole sicure e una ricostruzione partecipata dai cittadini.
Per Frezza, la crisi legata all'emergenza ha messo a nudo -"ancora una volta"- l'incapacità di amministrare la cosa pubblica a L'Aquila e rinnovato i timori su un cattivo impiego delle risorse pubbliche. "Nonostante le ingenti somme a disposizione per la ricostruzione delle scuole, siamo ancora nei Musp - ha ricordato Frezza - ora chiediamo all'amministrazione comunale, che ha competenza sulle scuole di infanzia primarie e medie, come sono stati spesi i soldi stanziati dal Miur per i lavori di manutenzione straordinaria degli ambienti scolastici in vista della riapertura".
"Comprendiamo le difficoltà che ci sono qui come in tutto il Paese. Ciò che chiediamo all'amministrazione comunale è maggiore collaborazione trasparenza e partecipazione. Sarebbe opportuno avere un quadro chiaro degli interventi svolti e di quelli ancora necessari. Quel che è certo è che ad oggi parecchie criticità non sono state risolte". L'elenco è lungo: la mancata manutenzione degli spazi esterni (in molti istituti non è stata tagliata l'erba e dopo la consegna dei nuovi banchi non si è provveduto a rimuovere i vecchi, ancora ammassati nei cortili); la fornitura di mascherine è garantita soltanto per i primi giorni e gli interventi di adeguamento sul sistema di aereazione, come suggerito dell'Istituto Superiore di Sanità per ridurre il rischio contagio in ambienti chiusi, non sono stati fatti ("hanno almeno provveduto al cambio dei filtri? - chiede Frezza - Tempo fa ci dissero che costava troppo, ci dicano almeno se rappresentano un problema reale per il rischio contagi").
Sul resto si sa poco. "Non ci hanno detto se tutte le scuole sono state sanificate dopo le elezioni e non sappiamo nulla degli esiti dei controlli sul rispetto delle norme anti-contagio effettuati dagli ispettori. Che si sappia che se domani si torna tra i banchi è soprattutto grazie al lavoro degli insegnanti che dallo scorso 4 marzo - giorno di chiusura delle scuole nd.r. - non si sono mai fermati. Le famiglie sono pronte, il corpo docente anche, e l'amministrazione? Finora non ci ha dato nessuna risposta".
Inutile dirlo, le problematiche legate all'adeguamento degli spazi alle normative anti contagi non sarebbero state così rilevanti in scuole moderne, con requisti di sicurezza molto più elevati. "Se la ricostruzione delle scuole fosse partita ci sarebbero più spazi a disposizione per fronteggiare il problema del sovraffollamento e dell’obbligo delle distanze - sottolinea Frezza - Abbiamo sempre detto che laddove c'è un bambino ci deve essere anche una scuola, per questo l'inaugurazione della nuova scuola ad Arischia ci rende felici. Ma nel frattempo senza un'idea di città, senza una politica sociale, senza una politica scolastica e culturale, quella e le altre scuole che saranno ricostruite rischiano di diventare scatole vuote. Le famiglie ,senza un cronoprogramma ben definito per la ricostruzione delle scuole, lasceranno questi territori, perderemo i nostri studenti".
Timori più che fondati. Gabriella Liberatore, dirigente della scuola di Arischia, ci descrive un paese che dopo due terremoti - quello del 2009 e quello del 2016 soprattutto - presenta una costante tendenza allo spopolamento. "La nuova scuola ospiterà circa venti bambini, numeri su cui ci siamo attestati dopo il terremoto del 2016 che per Arischia è stato un disastro. Nel 2017 fu chiusa anche la scuola dell'infanzia per indice di vulnerabilità zero, fummo costretti a trasferire tutti gli alunni in un Musp. Sono disagi cha hanno maggiormente caricato la tendenza allo spopolamento - afferma Liberatore, dal primo di settembre a capo del nuovo istituto comprensivo "Teofilo Patini" che oltre alla scuola dell'infanzia e primaria di Arischia comprende le scuole dell’infanzia di Pettino, Cansatessa e Coppito, le scuole primarie “Mariele Ventre, “Buccio di Ranallo” e la scuola secondaria di I grado “Patini”.
Il nuovo edificio scolastico di Arischia, ci conferma Liberatore, ha richiesto pochissimi interventi di adeguamento alle normative ministeriali anti- Covid. "Anche se abbiamo pochi studenti, il nuovo edificio prevede altri standard di sicurezza, aulee molto più grandi rispetto ai Musp e spazi interni ampissimi del tutto assenti nei moduli provvisori. A differenza delle altre scuole, qui non abbiamo avuto nessuna problema a rispettare il distanziamento".
"Non vogliamo che l'apertura della scuola di Arischia passi come l'inizio della ricostruzione del patrimonio edilizio scolastico - commenta Massimo Prosperococco, esponente del comitato Scuole sicure - Questa scuola ospietrà circa venti bambini, e siamo felicissimi, ma resta il problema delle scuole grandi su cui pesa ancora un grande punto interrogativo".
"Sono felicissimo che questa scuola venga riconsegnata ma assolutamente contrario all'inaugurazione in pompa magna alla presenza del vice ministro - sottolinea Prosperococco - Avrei fatto tagliare il nastro a uno di quegli studenti che quest'anno ssosterrà l'esame di maturità a termine di un percorso scolastico tutto all'interno dei Musp. L'inaugurazione di domani rappresenta solo una goccia nell'oceano, il lavoro ancora da fare è enorme".