E' stata una delle indagini che ha fatto più rumore nel post terremoto, su un presunto giro di tangenti legato ai puntellamenti.
Era il 2015 e da una costola dell'inchiesta Do ut Des, che aveva riguardato presunte irregolarità negli appalti per la ricostruzione post-sisma - con riferimento ancora ai puntellamenti - scatenando un vero e proprio terremoto politico, tanto da spingere il sindaco Massimo Cialente alle dimissioni, poi ritirate, nel gennaio 2014, era discesa l'indagine Redde Rationem che aveva portato agli arresti domiciliari dell'ex assessore e consigliere comunale Pierluigi Tancredi, degli imprenditori Maurizio Polesini e Andrea Polesini, rappresentanti della Edilcostruzioni Group Srl, poi assolti con rito abbreviato, di Mauro Pellegrini e Giancarlo Di Persio, titolari dell'impresa Dipe costruzioni, oltre all'ordine di obbligo di dimora per l'architetto Nicola Santoro.
Diciannove gli indagati a piede libero.
Quasi due anni dopo, nel maggio 2017, il giudice per l’udienza preliminare dell’Aquila Guendalina Buccella aveva disposto il rinvio a giudizio per Tancredi, Pellegrini, Di Persio, Santoro, oltre che per Daniela Sibilia, per i progettisti Roberto Scimia, Roberto Arduini, Michele Giuliani, e per Concetta Toscanelli, moglie di Tancredi.
Abuso d’ufficio in concorso, subappalto irregolare, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione aggravata per atto contrario ai doveri d’ufficio, estorsione: queste le accuse, pesantissime.
Sono passati altri quattro anni e, nel tardo pomeriggio di ieri, il collegio presieduto da Alessandra Ilari, giudici a latere Monica Croci e Tommaso Pistone, ha disposto la piena assoluzione di tutti gli imputati.
D'altra parte, il pm Guido Cocco aveva chiesto l'assoluzione a seguito di testimonianze non confermate in aula, in particolare da parte del grande accusatore Antonio Lupisella, e per l'assenza di ulteriori riscontri; l'unica posizione rimasta in bilico era quella di Pierluigi Tancredi: nei suoi confronti l'accusa aveva chiesto la condanna a quattro anni e mezzo di reclusione per aver chiesto, e in un caso ottenuto, denaro da due imprese coinvolte nella messa in sicurezza degli edifici lesionati dal terremoto. Per lui, come per gli altri, è arrivata però l'assoluzione perché "il fatto non sussiste".
Ieri Tancredi ha rilasciato dichiarazioni spontanee chiarendo di aver incassato i soldi perché "gli spettavano": parliamo di 5mila euro, ottenuti dalla ditta Edilcostruzioni di Maurizio e Andrea Polisini, e di 2mila euro chiesti, ma non ricevuti, dalla Dipe costruzioni. Stando a Tancredi, già assessore e all'epoca dei fatti consigliere di opposizione, i soldi erano il corrispettivo di un'attività di intermediazione per conto delle due aziende. Per Antonio Milo, difensore di Tancredi insieme al collega Roberto Madama, non ci sono stati né l'estorsione né il tentativo di farsi consegnare il denaro per non rivelare ai magistrati fatti che avrebbero compromesso l'azienda teramana. Anche l'accusa di corruzione, a detta della difesa, era infondata: da un lato, Tancredi era consigliere comunale e, dunque, non si poteva ritenere pubblico ufficiale; dall'altro, Dipe ed Edilcostruzioni erano nella white list per l'affidamento diretto dei lavori e non avevano bisogno di pagare tangenti.