Citazione a giudizio innanzi alla Corte dei Conti. Ancora guai per l'ex vicesindaco del Comune dell'Aquila, Roberto Riga, dimessosi a gennaio a seguito dell'inchiesta 'Do ut Des' che ha rischiato di travolgere la giunta Cialente. Nei suoi confronti pende una istanza di risarcimento di 43mila 228 euro. L'udienza è stata fissata per il 28 ottobre.
La vicenda. Il Tar ha trasmesso alla Procura Regionale della Corte dei Conti varie ordinanze con le quali - sul presupposto dell'inerzia del Comune dell'Aquila a dare esecuzione a pregresse sentenze di merito in materia urbanistica ed a conseguenti sentenze di nomina di Commissari ad acta per la loro ottemperanza - ha liquidato i compensi per l'Organo straordinario e le spese per onorari a carico del Comune stesso. Si fa riferimento, evidentemente, alle così dette aree bianche, aree a vincolo decaduto normate solo di recente dall'amministrazione attiva dopo anni di silenzio. E a seguito, bene ricordarlo, di un pronunciamento proprio della Corte dei Conti che aveva bacchettato il Comune dell'Aquila visto che i commissari ad acta nominati dal Tar erano già costati alle casse dell'Ente (che è il soggetto che per legge deve pagarli) più di 100 mila euro.
Le 'aree bianche'. Parliamo di 7 ettari di zone vincolate dal Piano regolatore generale del 1976 ad essere destinate a servizi, verde pubblico, parcheggi e attrezzature generali. Vincoli espropriativi decaduti e su cui il Comune dell'Aquila ha colpevolmente tardato ad esprimersi, fino al marzo scorso, nonostante le ripetute condanne del Tar Abruzzo per protratta 'lacuna' legislativa. I ritardi dell'amministrazione, infatti, hanno consentito negli anni ai proprietari dei terreni di ricorrere al giudice amministrativo che non ha potuto far altro che nominare commissari ad acta per emanare provvedimenti che avrebbe dovuto emettere l'Amministrazione inadempiente. I commissari, in altre parole, hanno normato le aree al posto delle istituzioni, con indici di edificabilità slegati da una visione urbanistica complessiva.
Spese improduttive. Sul presupposto della improduttività delle spese sostenute, "a ragione definibili danno ingiusto per l'ente locale" si legge nella citazione a giudizio, la Procura Regionale ha eseguito una attività di indagine che ha fatto emergere come "i procedimenti presi in considerazione (quattordici, ndr), sono stati istruiti dal Servizio Pianificazione comunale, il quale, in ciascun caso, ha predisposto la relativa proposta di delibera, inviandola all'assessore al ramo per l'approvazione". Riga, appunto. Senza risultato, evidentemente.
La difesa di Riga. L'ex vicesindaco del Comune dell'Aquila, con atto depositato il 21 gennaio 2014, ha fornito delle deduzioni. In particolare, ha rappresentato per iscritto che - ricevuta nel 2008 la delega pro tempore alle Politiche urbanistiche - ha tentato subito di fronteggiare la problematica delle aree a vincolo decaduto promuovendo delle procedure necessarie a completare l'iter finalizzato a regolamentarle urbanisticamente. La strategia politica consisteva nel raggiungere una pianificazione complessiva e non a macchia di leopardo, in dipendenza delle singole situazioni. Come? Con l'approvazione di una delibera di variante generale che riguardasse tutte le aree interessate, evitando al Comune la nomina dei commissari ad acta e scongiurando, così, danni patrimoniali all'ente. Per giungere a definire la pianificazione, però, sarebbe stato necessario uno studio di micro zonazione sismica di competenza della Regione Abruzzo. Ad oggi, non ancora completato. Riga ha ribadito le sue ragioni anche in occasione dell'audizione personale, tenutasi il 6 marzo scorso.
Volontaria elusione. La Procura Regionale della Corte dei Conti non ha inteso censurare la bontà (o meno) del disegno politico, bensì la volontaria elusione dei giudicati amministrativi che avevano visto il Comune soccombente e che l'ente stesso aveva ritenuto fondati, tanto da decidere di non ricorrere in appello. In parole povere, Riga - come assessore competente - avrebbe dovuto dar seguito all'approvazione delle delibere predisposte dal Servizio Pianificazione comunale, evitando così che gli aventi diritto reclamassero l'esecuzione delle pronunzie di merito mediante il giudizio d'ottemperanza. Al contrario, ha omesso di adottare la condotta attesa. Le proposte di delibera erano pronte: dunque, il mancato perfezionamento di ciascun atto - scrive il vice Procuratore generale - non può che essere riferito all'inerzia dell'allora assessore. Una inerzia consapevole e informata: non si è dato seguito alle delibere approntate per eludere gli effetti urbanistici che avrebbero prodotto e che - a parere di Riga - sarebbero stati distorsivi per la città. Si è ottenuto, però, il paradosso di non poter eseguire l'obiettivo politico di pianificazione generale, perché l'esecuzione delle singole sentenze amministrative è comunque avvenuta, onerando l'Ente di spese indebite.
La rabbia dell'ex vicesindaco. Riga non ci sta. "Non era la volontà di Riga quella di non approvare una variante puntuale delibera per delibera - ha sottolineato in una intervista ad AbruzzoWeb - c’era una precisa volontà politica imposta dal sindaco, Massimo Cialente, e dal suo programma di mandato, dalla Giunta comunale, dalla commissione Territorio e dal Consiglio comunale: la volontà di non portare più all’approvazione nessuna delibera che trattasse di casi singoli, per lavorare a una normazione generale". Poi, l'affondo: "Non so che cosa stia succedendo nei miei confronti, vorrei capire per quale motivo si punta il dito solo su di me. Nelle amministrazioni le responsabilità vengono condivise perché prese in maniera collegiale”.