Giovedì, 06 Marzo 2014 22:49

Consiglio comunale, approvata tra le polemiche delibera su 'aree bianche'

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Il voto è arrivato in tarda serata. A seguito di una lunghissima discussione, intorno alle 21:30. Il consiglio comunale - riunito in seconda convocazione dopo che settimana scorsa l'assise si era sciolta per la mancanza del numero legale - ha approvato la proposta di deliberazione, illustrata in aula dall'assessore alla Ricostruzione e alla Pianificazione urbanistica Pietro Di Stefano, relativa alle norme tecniche di attuazione per le zone di cessione perequativa degli standard urbanistici, le cosiddette 'aree bianche' che - da oltre trent'anni - aspettavano di essere ridefinite da un punto di vista urbanistico. Ora, c'è un mese di tempo per eventuali osservazioni. Poi, la delibera tornerà in assise consiliare per l'approvazione definitiva.

Insomma, un primo passo verso la normazione di 7 ettari di terreni vincolati dal Piano regolatore generale del 1976 ad essere destinati a servizi, verde pubblico, parcheggi e attrezzature generali. Vincoli espropriativi decaduti e su cui il Comune dell'Aquila ha colpevolmente tardato ad esprimersi nonostante le ripetute condanne del Tar Abruzzo per protratta 'lacuna' legislativa.

Si pone rimedio, così, al colpevole ritardo delle amministrazioni che si sono succedute nel tempo senza normare le aree, permettendo negli anni ai proprietari dei terreni di ricorrere al giudice amministrativo che non ha potuto far altro che nominare commissari ad acta per emanare provvedimenti che avrebbe dovuto emettere l'Amministrazione inadempiente. I commissari, in altre parole, hanno normato le aree al posto delle istituzioni, con indici di edificabilità slegati da una visione urbanistica complessiva.

Non sono mancate polemiche e momenti di tensione. Come noto, ben undici consiglieri comunali sono titolari di 'aree bianche'. E molto si è discusso sulla opportunità che votassero la delibera, considerato l'inevitabile 'conflitto di interessi'.

"Abbiamo assunto due pareri: il primo, di un noto avvocato amministrativo. L'altro, del segretario generale del Comune, Carlo Pirozzolo", aveva spiegato l'assessore Di Stefano in una intervista a NewsTown. "Entrambi hanno confermato quanto già pensavo: possono votare tutti. La norma, infatti, non opera alcuna discrezionalità: le aree da normare sono quelle previste dal vecchio Piano Regolatore. Inoltre, gli indici di edificabilità sono più bassi rispetto a quelli imposti dal Tar. Insomma, non si sta operando per interessi particolari. La normazione è atto dovuto, imposto dalla legge: a ricordarcelo le diffide della Corte dei Conti e del Tar".

Pareri confermati dal presidente del Consiglio comunale, Carlo Benedetti. Se non fosse che - incalzato dalle opposizioni e, in particolare, da Giorgio De Matteis - il segretario generale Pirozzolo ha confermato come il parere richiesto all'avvocato amministrativo di Teramo non fosse parte integrante della delibera. Ad assumere la responsabilità di far votare i consiglieri comunali titolari di 'aree bianche', insomma, è stato lo stesso Pirozzolo. "In bocca al lupo per il futuro", la stoccata di De Matteis.

Hanno dunque partecipato al voto i consiglieri di maggioranza Palumbo, Santilli e De Paolis. Decisiva però è stata l'astensione dei consiglieri civici, Di Cesare e Vittorini, che - al contrario delle opposizioni di centrodestra - non hanno abbandonato l'aula assicurando il numero legale. Alla fine, si sono contati 15 voti favorevoli. 

In particolare, Palumbo ha giustificato la decisione di votare la delibera spiegando che l'area di sua proprietà è di pertinenza all'abitazione. De Paolis, invece, chiederà che i suoi terreni tornino in futuro agricoli. Hanno preferito non presentarsi in assise - invece - gli altri consiglieri titolari delle aree a vincolo decaduto: Tinari, Liris, Piccinini e Imprudente, Perilli, Ludovici, Capri, Placidi

Con l'adozione della delibera, l'assise consiliare ha accolto gli emendamenti proposti dal consigliere di Appello per L'Aquila, Ettore Di Cesare, seppur alcuni siano stati rimodulati in accordo con l’amministrazione attiva, che comportano, tra l’altro, delle precise prescrizioni e l’adempimento di specifici obblighi per i soggetti proponenti gli interventi e delle particolari accortezze nella determinazione delle destinazioni d’uso.

 

Cosa prevede la delibera?

Le aree bianche da normare sono più di 7 ettari. In un territorio come il nostro, massacrato da una cementificazione selvaggia in nome dell’emergenza, la decadenza dei vincoli su queste aree, per lo più verdi, le poneva a forte rischio di speculazione edilizia.

L'intesa, adottata dall'assise consiliare, stabilisce che sulle zone normate si potrà costruire con un indice di 0.08 metri cubi per metro quadrato. Un indice ben più largo di quello indicato dalla rete "Stop al consumo del territorio" che, nel novembre del 2011, aveva proposto una bozza di delibera per il Consiglio che si richiamava, espressamente, all’articolo 49 della legge regionale 70 del 1995 e che, “in caso di vincoli scaduti, ammette esclusivamente le ristrutturazioni edilizie degli edifici residenziali, o, gli interventi di cui all’articolo 4 della legge 10 del 1977, previsione introdotta dal legislatore proprio per normare il territorio anche in assenza o di decadenza del Prg".

Il comitato aveva proposto, invano, l’adozione immediata di una 'variante di salvaguardia' che concedesse la realizzazione di interventi progettuali con un indice di utilizzazione fondiaria di 0.03 metri cubi per metro quadrato sul 50% dell’area, riservandosi la disponibilità del restante 50% nell’interesse della collettività per la realizzazione di aree verdi e servizi.

Si è posto comunque un freno all'attività dei commissari, arrivati fino allo 0.65. La superficie minima per ottenere l’edificabilità è di 1.500 metri quadrati e, soprattutto, attraverso una perequazione, in parole povere uno scambio tra il Comune e i proprietari. Insomma, si potrà costruire dentro un’area cedendone un pezzo al Comune nelle proporzioni di 65-35.

 

Gli emendamenti di Appello per L'Aquila

Il gruppo civico rappresentato in assise da Ettore Di Cesare ha ribadito la propria contrarietà alla delibera che - ha sottolineato il consigliere - segnano la totale rinuncia a qualsiasi scelta di pianificazione, in particolare di quegli spazi pubblici di cui la città ha vitale necessità.

Di Cesare ha ribadito come non siano accettabili le sollecitazioni in nome dell’emergenza dovuta al proliferare dei commissariamenti, che rappresentano semmai il risultato di anni di colpevole inadempienza nella pianificazione del territorio da parte dell’amministrazione comunale stessa.

Il gruppo consiliare ha inteso presentare comunque degli emendamenti per modificare - almeno in parte - la delibera portata in assise da Di Stefano.  Si condivide il principio della cessione di aree al Comune in cambio del diritto all’edificabilità dell’area, e si condivide la percentuale di edificabilità proposta dalla Delibera di Giunta. Ma il costruito - suggeriscono le proposte di modifica presentate- dovrà raggiungere un’altissima qualità edilizia quanto a sostenibilità ambientale: classe energetica A e capacità di autoprodurre almeno il 50% del fabbisogno energetico.

Alla luce di quanto emerso negli ultimi tempi per l’edilizia contrattata, inoltre, è fondamentale che non sia consentito alcun intervento edilizio a chiunque, in qualunque forma individuale o societaria, non abbia adempiuto integralmente a quanto stabilito in precedenti Convenzioni con il Comune. Di ogni intervento, inoltre, andrà garantita piena trasparenza e tracciabilità sull’Albo Pretorio e sul Sito del Comune.

 

Il centrodestra si oppone e abbandona l'aula

Gli esponenti delle opposizioni di centrodestra, al momento del voto, hanno abbandonato l'aula. Molto critico Pierluigi Properzi, architetto, professore ordinario di Tecnica e Pianificazione Urbanistica all'università dell'Aquila nonché vice presidente dell'Istituto Nazionale di Urbanistica: "Questa delibera concede un'edificabilità non pianificata, casuale, che verrà attuata solo per iniziativa dei privati. E' un atto che interromperà la continuità ambientale e paesaggistica e le reti ecologiche. Senza contare che l'indice dello 0,08 è troppo basso: molti proprietari faranno sicuramente ricorso e dato che la delibera presenta diverse irregolarità anche dal punto di vista formale è qusi certo che i ricorrenti otterranno l'annullamento".

E' quanto sostiene anche Giorgio De Matteis che ha ricordato come siano stati già istruiti numerosi commissariamenti che hanno stravolto il profilo urbano della città. "La delibera scatenerà altri ricorsi", ha spiegato, "presentati da cittadini a cui verranno imposti limiti di edificabilità ben più severi rispetto ad altri che hanno avuto modo di costruire con i vincoli decisi dai commissari ad acta".

Si è ribadito, inoltre, come la delibera conceda una capacità edificatoria a 18mila persone, un quarto degli abitanti del Comune dell'Aquila, senza un criterio o una razionalità. Inoltre, con l'obbligo di cessione del 65% dei terreni, ci creano delle aspettative che, con ogni probabilità, non potranno essere soddisfatte: se, infatti, i cittadini proprietari devono cedere il 65% dei terreni per permettere al Comune di fare parcheggi, viabilità e altre opere di urbanizzazione, il Comune a quel punto ha l'obbligo di fare quei lavori. Parliamo di 4 milioni di metri quadri di cessioni.

 

Una risposta alla Corte dei conti

Non solo i ricorsi al Tar. L'approvazione della delibera era un atto dovuto anche per la pressione della Corte dei Conti che ha bachettato il Comune dell'Aquila: i commissari ad acta nominati dal Tar, infatti, sono costati più di 100mila euro. Se non fosse arrivata l'approvazione della delibera, in altre parole, si sarebbe dovuto votare per singole delibere, tante quante erano le situazioni, e dunque le aree, da normare.

 

Ultima modifica il Giovedì, 06 Marzo 2014 23:23

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