Lunedì, 17 Gennaio 2022 16:50

Rigopiano, 5 anni dopo. Pubblicato uno studio del prof. Pugno su incarico dei legali di Matrone: "Non esiste evidenza scientifica di correlazione tra terremoto e valanga"

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"Il terremoto non ha avuto, con grandissima probabilità, alcuna incidenza sulla catastrofe dell’Hotel Rigopiano: questi fenomeni producono sovraccarichi sul manto nevoso preesistente equivalenti solo a pochi centimetri di neve fresca. La valanga che ha travolto il resort causando la morte di 29 persone è stata dovuta essenzialmente alla fitta nevicata, tre metri, caduta nelle 72 ore precedenti".

In occasione del quinto anniversario di quella immane tragedia, la quotata rivista Matter, della prestigiosa casa editrice Cell Press, ha pubblicato uno studio realizzato dal prof. Nicola Pugno, dell’Università degli Studi di Trento, sul ruolo controverso che avrebbero avuto nel distacco della valanga i numerosi terremoti occorsi nelle ore subito antecedenti all’evento.

Il prof. Pugno, un’autorità nel campo della meccanica della frattura (ha vinto la medaglia Griffith nel 2017), insieme al prof. Giorgio Rosatti, dello stesso ateneo, esperto di dinamica delle valanghe, ha ricevuto l’incarico quale perito di parte da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini, che assiste, unitamente all’avv. Andrea Piccoli, del foro di Treviso, il superstite simbolo di quel dramma, Giampaolo Matrone, oltre alla figlioletta Gaia, di 10 anni.

Il pasticciere di Monterotondo, che stava trascorrendo un periodo di vacanza come tanti altri ospiti nell’albergo, e che oggi ha 38 anni, in quell’infermo di ghiaccio è rimasto sepolto per 62 lunghe ore, uscendo miracolosamente vivo ma a carissimo prezzo: ha perso la moglie e compagna di una vita, Valentina Cicioni, una delle 29 vittime, e ha riportato menomazioni gravi e invalidanti agli arti, senza contare tutte le ripercussioni interiori e psicologiche che pure gli resteranno per sempre.

L’esperto conclude che ad oggi non vi è alcuna evidenza di un ruolo del terremoto sul distacco della valanga, confutando la tesi opposta sostenuta da alcuni professori dell’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara, consulenti tecnici degli imputati, secondo cui i terremoti avrebbero invece rivestito un ruolo dirimente.

Gli autori di quest’ultimo studio, assumendo che il terremoto sia come concomitante al distacco della valanga (anche se l’ultima scossa è avvenuta in realtà più di mezz’ora prima), calcolano l’altezza di neve che congiuntamente al sovraccarico del terremoto provocherebbe il distacco della valanga e assumono questo scenario arbitrario come quello accaduto. Il prof. Pugno, invece, si dice convinto che “il loro ragionamento porta all’assurdo che ogni terremoto (o anche ogni minima vibrazione) risulterebbe causa di distacco di una valanga successiva, anche di anni”. I docenti dell’ateneo pescarese, inoltre, si rifanno ad un recente articolo di letteratura che propone un nuovo modello teorico per mostrare come un terremoto possa portare al ritardo nel distacco di una valanga. Il professor Pugno, da parte sua, scrive che questo modello richiede come input un parametro arbitrario (una fessura iniziale generata dal terremoto) con cui è possibile giustificare ogni ritardo tra terremoto e valanga, quindi tra gli infiniti scenari anche quello di Rigopiano, senza che ciò implichi la anche minima evidenza di correlazione tra terremoto e valanga per questo caso specifico.

Oltre all’assenza di evidenza scientifica di correlazione terremoto-valanga di Rigopiano, altri quattro sono i punti chiave dello studio del docente trentino.

Primo. "E’ improbabile che il terremoto abbia avuto un ruolo nel distacco della valanga, poiché esso avrebbe dovuto generare una fessura sufficientemente lunga, ma che non si è propagata durante il terremoto stesso (lo ha fatto solo in seguito). Questo è improbabile poiché la fessura causata da un terremoto è, secondo la consolidata meccanica della frattura (Griffith, 1921), di tipo instabile ovvero, se si innesca, non si può più arrestare". Secondo. "Non essendo disponibili dati certi sulle proprietà meccaniche (e gli spessori) della neve, il ruolo del terremoto sul distacco della valanga non può essere, con assoluta certezza, né provato né escluso". Terzo. "Si è dimostrato che questi terremoti hanno prodotto dei sovraccarichi sul manto nevoso preesistente che, espressi in termini di spessore, sono equivalenti solo a pochi centimetri di neve fresca. Dato che nelle ultime 72 ore antecedenti la valanga ne sono caduti circa 3 metri nella zona del distacco, risulta evidente come l'effetto di tali terremoti sia stato - a prescindere da ogni altra considerazione - trascurabile rispetto a quello, peraltro prevedibilissimo, anche perché in atto, della nevicata. Conclusione peraltro in perfetta aderenza con quella dei primi periti della Procura di Pescara già espressisi in merito". Quarto. "Anche assumendo, inverosimilmente, che il sovraccarico di uno di questi terremoti abbia innescato la valanga (il che significa, alla luce di quanto detto sopra, che la valanga si sarebbe innescata con un sovraccarico equivalente di pochi centimetri di neve), questa si sarebbe probabilmente comunque distaccata nelle seguenti due ore anche in assenza di terremoto, rispetto all’ora in cui si distaccò quel giorno, durante le quali sono infatti scesi altri circa 10 centimetri di neve fresca".

"Quest’accurata perizia realizzata da uno dei massimi esperti del settore mi ha rassicurato: la tesi degli indagati si è dimostrata illogica", commenta Giampaolo Matrone, che non manca di tornare a esprimere tutta la sua amarezza per i tempi eterni del processo. "Dopo cinque anni non c’è ancora giustizia ed è la cosa più brutta di tutte, non tanto per noi che siamo sopravvissuti ma per Valentina e per le altre 28 vittime, che hanno perso la vita a causa dell’inefficienza di chi avrebbe dovuto tutelarci. Ogni anniversario diciamo che sarà l’anno buono, ma di fatto il processo è ancora agli inizi. Speriamo nel 2022" aggiunge Matrone che, anche quest’anno, non parteciperà ad alcuna cerimonia a Rigopiano. “"Non me la sento, è troppo dura - spiega -: passerò la giornata con mia figlia Gaia. Ci torneremo in primavera e porteremo un fiore per Vale e tutti gli altri. Più si va avanti e più la mancanza di Valentina come moglie e come mamma è forte, ma con Gaia abbiamo stretto un patto, cerchiamo di trasformare tutti i ricordi brutti in ricordi belli, perché per vedere l’arcobaleno prima deve arrivare la pioggia".

Tanto che quest’anno, per la figlia, Matrone ha anche superato il “terrore" della neve. "Gaia, che aveva 5 anni all’epoca della tragedia, voleva trascorrere qualche giorno sulla neve, ma non ne avevo il coraggio: la neve ci ha tolto tutto. Poi però ho pensato che non era giusto privare di quest’opportunità mia figlia per colpa mia e mi sono fatto forza. Anzi, è stata Valentina a darmela, la forza: la sera prima di partire l’ho sognata, è stato un sogno bello: mi ha aperto la strada. Io e mia figlia abbiamo trascorso quattro giorni, dal 2 al 5 gennaio, a Ovindoli, in Abruzzo; ci siamo divertiti, abbiamo sorriso".

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