La Costituente dei beni comuni all’Aquila: oggi pomeriggio alle 16, nel tendone allestito a piazza Palazzo, giuristi e movimenti si incontrano per la prima tappa di un viaggio tra le realtà territoriali che, in Italia, praticano forme di autogoverno e autodeterminazione. Un’inedita alleanza, nata dal lavoro della Commissione Rodotà per scrivere dal basso un codice dei beni comuni capace di stressare con forza il diritto e di spostare, così, l’asse dall’illegale al legittimo affermando modelli economici e sociali nuovi e istituzioni autonome del comune.
L'evento, organizzato da Appello per L'Aquila e 3e32, è occasione straordinaria per l’attenzione che un convegno di così alto livello richiama sulla realtà del post terremoto e perché rappresenta un momento di crescita culturale. Parteciperanno, tra gli altri, movimenti provenienti da varie città italiane, da Venezia a Pisa, da Messina a Napoli, passando per Milano e Roma (dalla capitale arriveranno gli esponenti del Teatro Valle, Gianni Del Togni qualche giorno fa ci ha raccontato la vicenda dell'occupazione di uno dei teatri più importanti della città, e del Nuovo Cinema Palazzo). Non mancheranno ovviamente le rappresentanze abruzzesi dei movimenti in lotta per la tutela del territorio.
Di primissimo livello il gruppo dei giuristi presenti al convegno, a partire da Ugo Mattei, docente di Diritto Civile all’università di Torino e di diritto internazionale comparato all’università di San Francisco, autore di un saggio-manifesto sui Beni Comuni pubblicato nel 2012. L’abbiamo intervistato e ci ha raccontato qualcosa di più dell’incontro di domani.
Con lui, Alberto Lucarelli, docente di diritto Pubblico all’Università di Napoli, tra gli estensori dei quesiti referendari sull’acqua, e oggi assessore del Comune partenopeo che per primo ha dato vita a una nuova società per la gestione dell’Acqua Bene Comune. E ancora, saranno presenti all’Aquila Tomaso Montanari, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Napoli, autore di vari saggi e giornalista (di recente è uscito il suo libro: Le pietre e il popolo. Restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane), Maria Rosaria Marella, dell’Università di Perugia, Gregorio Arena, dell’Università di Torino, Edoardo Reviglio, dell’Università di Reggio Calabria e Alessandra Quarta, avvocato.
Per motivi personali è purtroppo in forse la presenza del professor Stefano Rodotà, che comunque non farà mancare la sua voce al convegno, eventualmente con un contributo video.
Interverranno, per raccontare delle realtà aquilane, Antonello Ciccozzi dell'Università dell'Aquila, Mattia Lolli del Comitato 3e32, Laura Tarantino di Appello per L’Aquila. L’incontro sarà introdotto e moderato dal consigliere comunale di Appello per L’Aquila, Ettore Di Cesare.
NewsTown, media partner dell’evento, proporrà su questa pagina la diretta video integrale dell’evento a partire dalle ore 16. Potete seguirci, inoltre, su Twitter alla pagina newstown_aq con hashtag #aq4m e #benicomuni
Intanto, per prepararvi al dibattito, pubblichiamo un po’ di materiale utile a capire meglio la genesi, il lavoro e le proposte della Commissione Rodotà.
I movimenti sociali che, a partire dal referendum sull’acqua nel 2011, hanno animato le pratiche dei beni comuni, rivendicano alle stesso tempo un diritto alla città, che ben si manifesta altresì nelle occupazioni di spazi pubblici e privati abbandonati, per difendere la cultura o concretizzare quel diritto alla casa sancito nella Costituzione. Una città in cui l’emergenza sfratto è sempre più diffusa, in cui gli spazi vuoti vengono lasciati tali per consentire l’accumulo di rendita fondiaria, mentre le nuove costruzioni e la speculazione edilizia consumano il nostro territorio.
La rivendicazione di spazi pubblici e le pratiche di nuovi meccanismi di democrazia partecipata rendono necessaria una riflessione sul modello urbano, che rappresenta un punto di incrocio di un fascio di rapporti ed una comunità di persone le quali, per potersi realizzare, devono godere di un’abitazione, avere un lavoro o un reddito di cittadinanza, poter accedere ai servizi.
In questo senso, il diritto alla città implica il riconoscimento del diritto alla partecipazione, del diritto di accesso alla proprietà e ai servizi, della difesa dei beni comuni.
Cos’è la Commissione Rodotà?
Si tratta di una Commissione ministeriale per la Riforma di parti del Libro III “Della Proprietà” del Codice Civile presieduta da Stefano Rodotà e composta da giuristi ed economisti di diverso orientamento politico che ha lavorato tra giugno 2007 e febbraio 2008. L’obiettivo era introdurre una disciplina dei beni che sostituisse un quadro normativo inadeguato e obsoleto, incapace di governare in modo efficace processi di dismissione che a partire dal 1991 e con il fine dichiarato di ridurre il debito pubblico hanno prodotto una vera e proprie svendita del patrimonio pubblico italiano.
I lavori si sono conclusi con la presentazione di un Disegno di Legge Delega che proponeva un superamento delle categorie del demanio e del patrimonio, per introdurre una nuova classificazione concentrata sulle utilità che i beni sono in grado di produrre.
Quale proposta ha elaborato?
La Commissione Rodotà ha proposto la prima definizione giuridica dei beni comuni, distinguendoli tanto da quelli privati quanto da quelli pubblici.
I beni comuni esprimono ‘‘utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona” e possono appartenere a persone pubbliche o private; la disciplina prevista dalla Commissione tiene conto delle generazioni future e della necessità di garantire, indipendentemente dalla titolarità, una fruizione collettiva dei beni comuni ‘‘nei limiti e secondo le modalità fissate dalla legge”. Quando la proprietà dei beni è pubblica, essi sono posti extra commercium e possono formare oggetto di concessione solo nei casi previsti dalla legge e comunque per una durata limitata e improrogabile. Alla pubblica amministrazione è riconosciuta la tutela risarcitoria, mentre ciascun individuo ha accesso a quella inibitoria, in nome del diritto alla salvaguardia e fruizione di questi beni. Sono beni comuni, tra gli altri: i fiumi, i torrenti e le loro sorgenti; i laghi e le altre acque; l’aria; le foreste, i lidi e i tratti di costa dichiarati riserva ambientale; la fauna selvatica e la flora tutelata; i beni archeologici, culturali, ambientali e le altre zone paesaggistiche tutelate;
Cosa è successo ai lavori della Commissione?
Le sorti del Disegno di Legge hanno seguito quelle del Governo Prodi, alla caduta del quale il testo di riforma ha cessato il proprio iter di discussione; nel 2009, a seguito di una proposta di legge delega formulata ai sensi dell’articolo 121.2 Cost. dal Consiglio Regionale del Piemonte, il testo della Commissione è stato recuperato integralmente e presentato in Senato, discusso in alcune commissioni ma mai liberato per le aule parlamentari. Proprio il giorno della sua presentazione in Senato, alla Camera veniva convertito il c.d. Decreto Ronchi, che obbligava i comuni alla “messa a gara” di ogni servizio, incluso quello idrico. Contro questo Decreto, al fine di tutelare l’acqua, bene comune primario nel disegno di legge delega veniva proposto il referendum redatto da alcuni dei giuristi della Commissione costituitisi in Comitato “Siacquapubblica”.
La grande ascesa dei beni comuni.
La vittoria dei referendum sull’acqua nel 2011, le innumerevoli lotte sul territorio (dal No Tav al No Muos) e le occupazioni di teatri e spazi pubblici e privati in tutto il paese hanno ridefinito e ricreato il significato di beni comuni dotandoli di un senso politico più ampio rispetto alla nozione giuridica della Commissione Rodotà. Nel corso di questo processo, i movimenti si sono identificati nella nozione dei beni comuni a hanno lavorato a stretto contatto con diversi giuristi che avevano operato nella Commissione Rodotà. Si è profilata così un’inedita alleanza fra cultura giuridica e le lotte legate ai beni comuni, in particolare a partire dalla rilettura di norme costituzionali da anni dimenticate, quali la funzione sociale e l’accesso alla proprietà di cui all’art. 42 e il riconoscimento di comunità altre all’art. 43. Da queste premesse nasce la Costituente dei Beni Comuni.
Cosa è la Costituente dei Beni Comuni?
La Costituente per i beni comuni è un’assemblea autoconvocata, aperta alla partecipazione di tutti i soggetti organizzati e non che vogliano prendere parte al percorso; essa esprime un ampio spettro di movimenti sociali, quelli che negli ultimi anni e con diverse forme hanno portato avanti pratiche di difesa dei beni comuni su tutto il territorio nazionale.
La Costituente è un’assemblea deliberante che si riunisce in luoghi diversi, esprimendo una sovranità diffusa; ad ogni appuntamento della Costituente partecipa altresì una Commissione redigente composta da giuristi e studiosi dei beni comuni, in gran parte già esponenti della Commissione Rodotà che hanno il compito di tradurre in dispositivi legali le istanze della Costituente che emergeranno durante gli incontri, grazie a dibattiti su temi di volta in volta definiti e l’utilizzo di questionari.
Di quali temi si occupa la Costituente?
- Beni comuni: definizione normativa e approvazione di una nuova disciplina del diritto di proprietà, già in parte elaborata dalla Commissione Rodotà;
- Reddito: a partire dalle proposte elaborate e sperimentate dalle realtà di movimento, e dalla proposta di legge di iniziativa popolare su cui sono state raccolte le firme;
- Nuova disciplina delle proposte di legge di iniziativa popolare per rendere obbligatoria la discussione alle Camere e la possibilità per i promotori di seguire attivamente i lavori;
- Web: Proposta per inserire nell’art. 21 della Costituzione l’accesso a Internet come diritto fondamentale della persona.
In particolare nei prossimi mesi la Costituente si occuperà di Beni comuni al fine di produrre un Codice che nasca dalle esperienze reali di lotta.
Qual è lo scopo della Costituente?
Tradurre in degli articolati di legge le proposte che emergeranno attorno ai temi indicati; questa saranno redatte dalla commissione redigente per poi essere presentate per la discussione e l’approvazione della Costituente indicativamente entro la fine del 2013 e l’inizio del 2014; tutti i testi saranno pubblicati on line per raccogliere commenti diffusi e proposte di modifica. Si intende sperimentare in tal modo un nuovo processo di produzione di diritto legittimato dal basso ed allo stesso tempo rafforzare la rete delle lotte per i beni comuni.