"A nome di tutte le aquilane e di tutti gli aquilani esprimo la più profonda solidarietà alle popolazioni colpite dalle tragedie provocate dalle recenti alluvioni. Noi, più di tutti, riviviamo nell'immagine dei luoghi devastati, delle case distrutte, dei cimiteri violati, dei volti delle popolazioni e, soprattutto, delle lacrime e dei lutti lo stesso dolore che, dal 6 aprile 2009, ci attanaglia. Tuttavia, nello stesso momento, rialziamo la voce affinché in questo Paese, finalmente, si avvii un grande piano di messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio, in particolare quello dei centri storici".
Così il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente che, nell'esprimere la vicinanza alle popolazioni colpite da frane e alluvioni, torna a porre il problema legato ai vincoli di finanza pubblica imposti dall'Europa agli Stati membri e ai conseguenti limiti ai fondi erogati dal Governo per ricostruire e mettere in sicurezza i territori colpiti da calamità naturali.
"Si può fare ma, soprattutto, si deve fare. – prosegue Cialente - Non possiamo più continuare così. Abbiamo sottoposto a ben tre Governi nazionali il problema del rispetto del patto di stabilità imposto dall'Europa, con il noto limite del deficit di bilancio al 3 per cento del Pil. Un vincolo che, come andiamo ripetendo da tempo, deve necessariamente essere derogato per i Paesi colpiti da calamità naturali. Si tratta di un dictat immorale dell'Europa. Così come è inaccettabile che si debba restare nei limiti imposti da questi vincoli per avviare il grande progetto di messa in sicurezza del territorio, progetto che potrà durare anche qualche decennio ma che deve partire immediatamente, anzi, che avrebbe dovuto essere già partito".
Il Comune dell'Aquila - si legge nella nota del primo cittadino - ha già inviato una lettera alla Commissione europea, al Parlamento europeo e a tutti i Capi di Stato dell'Unione, "chiedendo questo atto di civiltà per poter ricostruire L'Aquila e l'Abruzzo e presentato una sua proposta. Credo che il Governo italiano sia chiamato, anche nel rispetto della Costituzione, a porre il problema e a battersi per ottenere una deroga. Lo Stato deve tutelare i cittadini, il patrimonio storico artistico, il suo ambiente e la sua economia. Mi domando, - conclude il sindaco - qualora un condominio imponesse ad una famiglia di non curare il proprio figlio malato, seppure in nome di un regolamento, quale padre non si ribellerebbe? Applichiamo la Costituzione italiana".