L'intervista che il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli ha rilasciato qualche giorno fa a NewsTown - a margine di un incontro a Savona su 'Il caso Italia: fra bellezza ed emergenza' - è stata portata all'attenzione della Procura Generale dell'Aquila dalle parti civili nel procedimento 'Grandi Rischi bis' che vede come unico imputato Guido Bertolaso [in alto, uno stralcio dell'intervista realizzata da Silvia Santucci].
A riferirlo è il quotidiano 'Il Centro' che dimentica, però, come sempre, di citare la redazione che ha realizzato l'intervista.
L'intenzione delle parti civili è di garantire altro materiale probatorio alle indagini che chiamano in causa l'ex capo della Protezione Civile per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, in attesa della decisione del procuratore generale che dovrà archiviare o rinviare a giudizio Bertolaso. Infatti, dopo due richieste di archiviazione avanzate dalla Procura della Repubblica dell'Aquila e respinte dal giudice delle indagini preliminari, il fascicolo è stato avocato a sé dalla Procura Generale a seguito delle istanze avanzate dalle parti civili e l'indagine è stata affidata al procuratore generale Romolo Como.
L'inchiesta fu avviata dalla polizia giudiziaria dopo la denuncia presentata dall'avvocato aquilano Antonio Valentini a seguito della diffusione di una telefonata intercettata tra Bertolaso e l'ex assessora alla Protezione civile della Regione Abruzzo Daniela Stati che dimostrava come fosse stato proprio l'allora capo della Protezione civile a volere che si tenesse a L'Aquila una riunione della Commissione Grandi Rischi, con lo scopo dichiarato di tranquillizzare la popolazione spaventata dalle scosse che si susseguivano da mesi.
Secondo la Procura della Repubblica, la posizione va archiviata, in quanto Bertolaso non era presente alla riunione del 31 marzo 2009 nella quale la Commissione Grandi Rischi rassicurò la popolazione sull'ipotesi di un forte sisma. Inoltre, la telefonata "incriminata" con l'ex assessora regionale Daniela Stati non sarebbe utilizzabile in quanto facente parte di altro procedimento.
Al contrario, Bertolaso - si legge in uno dei ricorsi delle parti civili - sarebbe "il dominus della riunione, non serve che sia presente, egli ha deciso e ordinato in anticipo tutto, sia l'esito che la comunicazione dei risultati. Quello che promana dalla riunione è un messaggio formato a tavolino e non il precipitato accademico dei massimi esperti in geologia, vulcanologia e terremoti".
"Allora è evidente - è scritto nel ricorso - che anche la motivazione secondo cui nel nostro ordinamento non esisterebbe la figura del mandante colposo si dimostra maliziosa in quanto volutamente ignora l'istituto della responsabilità del dolo eventuale e quella della cooperazione colposa del delitto previsto all'articolo 113 del codice penale".
La necessità di avocazione - hanno sostenuto le parti lese - è ancora più evidente laddove si pensi alle indagini volte a dimostrare come vi sia stata un'alterazione delle funzioni della ex Commissione Grandi Rischi, "mediante un'imposizione dell'indagato di un risultato predeterminato teso unicamente a zittire le voci allarmistiche e a rassicurare la popolazione e ad accreditare che la Protezione civile avesse tutto sotto controllo".
Come detto, l'ultima parola spetta al procuratore generale Romolo Como che dovrà decidere se rinviare a giudizio Guido Bertolaso. Evidentemente, le parole di Franco Gabrielli a NewsTown potrebbero avere un peso rilevante. Gabrielli, infatti, sostiene che la comunicazione sull'esito della riunione spettasse "a chi aveva convocato quella riunione, quindi al Dipartimento per un verso e al sindaco per un altro. Oggi abbiamo risolto questo aspetto perché, con il provvedimento del 2011, la Commissione Grandi Rischi si riunisce su richiesta del capo di Dipartimento che fa una richiesta formale e scritta, a cui la Commissione risponde e poi la comunicazione e la responsabilità del responso della commissione sono in capo al Dipartimento".
Franco Gabrielli chiama in causa il suo predecessore e il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente e, visto l'esito processuale del processo ai 7 membri della Commissione Grandi Rischi - tutti assolti in appello dopo la condanna di primo grado, eccezion fatta per Bernardo De Bernardinis, vicecapo del settore tecnico del Dipartimento di Protezione civile condannato a due anni - che ha tracciato un solco profondo tra le responsabilità della scienza e della politica, le sue parole a NewsTown potrebbero assumere una grande valenza.
Non solo. Il capo della Protezione civile, all'epoca dei fatti prefetto dell'Aquila, ha aggiunto che "l’operazione mediatica può essere nelle intenzioni di chi in qualche modo la fa, non nell’attribuire a degli scienziati alcuni comportamenti. Anche perché, fino a prova contraria, non c’è un’intercettazione nella quale si evidenzi che gli scienziati si siano messi d’accordo con qualcuno per dare un’impostazione diversa alla riunione. Oggi, comunque, le modalità di convocazione e di comunicazione sono profondamente diverse. Bisogna avere l’onestà di analizzare le cose perché si è prodotto una serie di effetti distorsivi. Dunque c’è da dire che la gestione della comunicazione in quella situazione non è stata corretta. Tant’è che, tornando ai tre temi evidenziati dalla sentenza, il terzo tema è il rapporto tra chi è chiamato a fare valutazioni su vicende che sono caratterizzate da fortissima incertezza. Poi, altra vicenda sono gli esiti della telefonata. Non a caso c’è un processo bis che accerterà se e in che misura ci sono delle responsabilità".
La telefonata appunto, tra Bertolaso e Stati. Dunque, non si può affatto escludere che la magistratura decida di ascoltare proprio Gabrielli come persona informata sui fatti. In attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza sul processo alla 'Grandi Rischi', nelle prossime settimane: solo allora ci sarà un accellerazione nel procedimento a carico di Guido Bertolaso.