Mercoledì, 14 Gennaio 2015 11:23

Ricostruzione: Finanza sequestra beni a due ditte aquilane per 2,5 milioni. Nel mirino il consorzio Federico II

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I finanzieri del comando provinciale dell'Aquila hanno sequestrato beni per 2.5 milioni a due ditte aquilane - Marinelli e Equizi Srl e Barattelli Srl - che all'epoca dei fatti contestati facevano parte del Consorzio Federico II, già noto alle cronache nel 2010.

Il provvedimento è stato disposto dal Gip Romano Gargarella su richiesta della Procura dell'Aquila, nella persona del pubblico Ministero Stefano Gallo, e arriva in seguito alle indagini riguardanti la ricostruzione post-terremoto della caserma aquilana Pasquali-Campomizzi proprio ad opera del Federico II.

Seconda l'accusa, per gli imprenditori si configura l'ipotesi di truffa aggravata consumata ai danni del Provveditorato alle Opere Pubbliche e della Protezione Civile. L'ingiusto vantaggio patrimonale conseguito dalle due ditte aquilane è stato quantificato in 2.5milioni di euro.

Ma l'indagine oltre agli imprenditori coinvolge anche altre dodici persone tra cui i vertici pro tempore del Provveditorato Interregionale delle Opere Pubbliche di Roma e della sede aquilana, dirigenti e tecnici dello stesso ufficio periferico, rivelando fatti di turbata libertà degli incanti, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d'ufficio, reiterate falsità ideologiche commesse da pubblici ufficiali e da privati ed emissione/utilizzo di fatture per operazioni inesistenti pari a 600 mila euro.

L'ipotesi accusatoria si basa sull'assunto che i dirigenti e i tecnici del Provvedirato alle Opere pubbliche abbiano adottato procedure e soluzioni finalizzate a favorire l'intera realizzazione di tre palazzine all'interno della Caserma Campomizzi alle imprese aquilane del Consorzio Federico II. Le palazzine servirono ad ospitare in un primo tempo gli sfollati del sisma per poi diventare residenze per gli studenti dell'Università dell'Aquila.

L'affidamento e i lavori "urgenti" sulle tre palazzine interne alla caserma Campomizzi

Nell'estate del 2009, il Dipartimento della Protezione civile aveva indicato quale stazione appaltante il Provveditorato interregionale Opere pubbliche Lazio, Abruzzo e Sardegna, sede coordinata dell'Aquila, che ha ricorso alla procedura negoziata, senza previa pubblicazione di bandi di gara, per l'esecuzione dei lavori.

Il Provveditorato cioè ha direttamente selezionato tre ditte tra cui la Marinelli Equizi che si è aggiudicata i lavori per un importo di 5milioni 950mila euro.

A tale aggiudicazione poi ne seguì un'altra ad affidamento diretto, sempre alla stessa ditta, per 5milioni 864mila euro in quanto per la stazione appaltante sussistevano i requisiti per la somma urgenza. I lavori ulteriori consistevano nella realizzazione di altre strutture complementari: una mensa cucina, la copertura in acciaio delle tre palazzine, tre centrali termiche e la recinzione perimetrale del sito in ristrutturazione.

Dalle indagini emergerebbe invece che i requisiti della somma urgenza non c'erano, in quanto la necessità dei lavori era nota fin dall'inizio e non determinata da eventi imprevedibili.

Secondo gli inquirenti, le irregolarità hanno riguardato anche gli aspetti relativi a sub appalti e sub affidamenti in conseguenza di una chiara insufficienza di controlli, se non di vera e propria accondiscendenza vista la presenza sul cantiere del Rup e della direzione dei lavori della stazione appaltante. In pratica è emerso che numerose imprese designate direttamente dalla Marinelli-Equizi e dall'unico subappaltatore 'ufficiale', la Barattelli, hanno effettuato quasi tutte le opere senza alcuna autorizzazione e comunicazione in palese violazione della disciplina dei sub appalti.

Ma le anomalie non finirebbero qui. Prima di essere stata selezionata dalla stazione appaltante, secondo le indagini, la Marinelli-Equizi eseguì dei sopralluoghi e rilievi tecnici all'interno della Campomizzi lasciando supporre un'assegnazione già decisa. Nell'ambito delle indagini, gli inquirenti si sono imbattuti in atti amministrativi falsi ed in fatture emesse per importi in tutto o in parte inesistenti.

Indagato anche Del Beato

Tra le tre ditte selezionate dal Provveditprato c'era anche l'aquilana Del Beato srl che però formulò un'offerta che le indagini hanno rivelato essere senza particolare interesse effettivo se non quello di rimanere nelle liste di chiamata diretta della stazione appaltante. In più, Del Beato attestò falsamente di aver visionato i progetti che invece non erano stati neanche redatti dal Provveditorato. Per questo, l'imprenditore è indagato.

Gli indagati

Giovanni Guglielmi, 61 anni, di Lecce, provveditore interregionale pro tempore; Giancarlo Santariga, 58 anni, di Tagliacozzo (L'Aquila), provveditore aggiunto pro tempore; Giuliano Genitti, 61 anni, dell'Aquila, funzionario presso il provveditorato appaltante e Rup; Filippo Di Giacomo, 69 anni, di Barete (L'Aquila), funzionario del provveditorato e direttore dei lavori; Claudio Quartaroli, 61 anni, di Lucoli (L'Aquila), anch'egli funzionario del provveditorato e direttore dei lavori; Carlo Clementi, 59 anni, di Roma, dirigente del provveditorato; Giovanni Benevieri, 67 anni, dell'Aquila, professionista esterno, collaudatore statico delle opere; Aldo Del Beato, 73 anni, dell'Aquila, imprenditore edile; Giulio Vittorini, 49 anni, dell'Aquila, imprenditore edile; Enzo Romano Marinelli, 64 anni, dell'Aquila, imprenditore edile; Ettore Barattelli, 48 anni, dell'Aquila, imprenditore edile. Nel registro degli indagati anche le società 'Marinelli ed Equizi s.r.l', appaltatrice dei lavori e la 'F.lli Ettore e Carlo Barattelli s.r.l', subappaltatrice di parte dei lavori, alle quali è stata contestata la cosidetta "responsabilità amministrativa degli Enti".

I Sequestri

L'ingiusto vantaggio patrimoniale conseguito dalle due ditte aquilane, quantificato in 2.5milioni, ha portato il gip di L'Aquila a emettere il provvedimento di sequestro in esecuzione. Le operazioni di sequestro riguardano tre appartamenti, un villino ed un box nel complesso residenziale "Il Castello" a Tortoreto, mentre a L'Aquila si riferiscono ad un capannone ad uso commerciale, sede dell'impresa indagata, tre appartamenti a Pettino, un altro a S.Antonio ed un box nei pressi di viale Corrado IV

Il consorzio Federico II

All'epoca dei fatti, il Consorzio Federico II era costituito dalle imprese edili delle famiglie aquilane Baratteli, Marinelli-Equizi, Vittorini oltre che dalla Btp spa che ha avuto come presidente Riccardo Fusi, poi dimesso, perché coinvolto dalla Procura di Firenze nell'indagine sugli appalti del G8. In quel caso una "cricca", come fu chiamata, cercava di accapparrarsi commesse pubbliche sfruttando le conoscenze e i rapporto con la Protezione Civile nazionale ed i Provveditorati alle opere pubbliche.

In pratica, il Consorzio Federico II fu il primo su cui si rivolsero le attenzioni della Procura aquilana allora guidata da Alfredo Rossini, che oltre alla Campomizzi si concentrarono in un primo momento anche sui lavori del modulo provvisorio in cui era insediata la scuola Carducci. Poi nel 2011 la magistratura aquilana ha delegato per le indagini il Nucleo della Polizia tributaria della Guardia di Finanza con particolare riferimento proprio ai lavori di ristrutturazione della caserma Campomizzi.

 

 

Ultima modifica il Giovedì, 15 Gennaio 2015 19:43

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