Sabato, 24 Gennaio 2015 16:48

Sentenza Grandi Rischi, Schirò difende i magistrati: "Attacchi inaccettabili"

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"Le critiche alle sentenze sono lecite ma devono essere rispettose della dignità e del rilievo costituzionale e non trasformarsi in gratuiti e infondati tentativi di delegittimazione della magistratura".

E' uno dei passaggi della relazione pronunciata questa mattina dal presidente della Corte d'Appello dell'Aquila Stefano Schirò nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, svoltasi all'auditorium della scuola ispettori della Guardia di Finanza.

Parole forti, riferite - benché Schirò non le abbia menzionate apertamente - alle proteste e alle critiche seguite alla sentenza del processo d'appello alla Commissione Grandi Rischi, conclusosi lo scorso novembre con l'assoluzione di sei dei sette impututati - innocenti perché "il fatto non sussiste" - e la condanna, molto attenuata rispetto alla sentenza di primo grado, del solo Bernardo De Bernardinis.

Nei giorni immediatamente successivi alla sentenza, furono due le manifestazioni di piazza con le quali molti aquilani - comitati, associazioni dei familiari delle vittime ma anche tanti cittadini - sentirono il bisogno di esprimere la propria indignazione e il proprio dissenso rispetto a una sentenza che aveva ribaltato completamente il verdetto di primo grado.

Nel suo discorso Schirò ha espresso "solidarietà e vicinanza ai magistrati di questa Corte e di altri uffici giudiziari abruzzesi per essere stati fatti oggetto, in un contesto di per sé lecito di comprensibile e aspro dissenso anche di attacchi personali fuori luogo per aver compiuto il proprio dovere nel giudicare secondo coscienza, professionalità, indipendenza e senza condizionamenti".

Affermazioni che hanno suscitato la reazione immediata di uno dei parenti delle vittime, il consigliere comunale Vincenzo Vittorini.

"È inaccettabile l’attacco del presidente della Corte d’Appello, Stefano Schirò, ai familiari delle vittime del terremoto e ai cittadini: mi sembra che la magistratura sia forte con i deboli e non riesca a essere forte con i forti" ha dichiarato Vittorini ad AbruzzoWeb.

"Questo duro attacco ha rivolto un’accusa a chi è parte in causa nel processo e cerca verità e giustizia, e anche a una città che, nell’immediatezza, ha risposto a un qualcosa di profondamente ingiusto. Allora, da parte della stessa magistratura, non ho visto una presa di posizione altrettanto forte nei confronti di tutti quelli che, mi riferisco alle più alte cariche dello Stato, contestarono il giudice monocratico Marco Billi che fu oggetto di attacchi da parte dei presidenti di Senato e Camera, dei capi della Protezione civile e dell’Ingv, di scienziati e quant’altro. Sono arrivati a utilizzare parole come sentenza catastrofica e disastrosa e giudice che avrebbe dovuto vergognarsi di specchiarsi".

"La conclusione" afferma ancora Vittorini "è che viviamo in uno Stato che non è capace di giudicarsi, ma solo di autoassolversi. Questo rientra in un clima che tutti vorrebbero fosse più sereno, ma le parole di Schirò non rasserenano nulla e confermano che chi è cittadino deve solo subire. Gli rispondo che io e gli altri non subiremo, non ci facciamo mettere i piedi sopra - conclude - un semplice cittadino o parte in causa può esprimere un commento, proprio come un alto magistrato che si permette di fare duri attacchi a chi vive sulla propria pelle uno Stato incapace di arrivare alla verità”.

Nel corso dell'illustrazione dell'andamento della giustizia nel distretto dell'Abruzzo Schirò ha evidenziato come sia "in crescita" il fenomeno delle infiltrazioni di criminalià organizzata proveniente da Sicilia, Campania e Calabria e interessate alle attività economiche nell'intera regione e, in particolare, alla ricostruzione nell'Aquilano e al traffico di droga nelle Province di Teramo e Chieti.

 

Ultima modifica il Sabato, 24 Gennaio 2015 18:12

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