Lunedì, 23 Febbraio 2015 10:42

Ex Otefal, formalizzata offerta per l'acquisto dello stabilimento a Bazzano

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Ex Otefal, uno spiraglio di luce. 

Infatti, "la società spagnola Lux Perfil ha formalizzato, con una lettera ufficiale, la proposta di acquisto dello stabilimento di Bazzano".

A darne notizia è Gino Mattuccilli, della segreteria Fim-Cisl. "Il curatore fallimentare dell'azienda, Omero Martella", spiega Mattuccilli, "ha ricevuto, nei giorni scorsi, la lettera ufficiale con la quale l'azienda spagnola si impegna a rilevare l'intero stabilimento che produce alluminio e un congruo numero di personale, circa 120 dei 176 lavoratori ex Otefal, che sono in mobilità dal 1 luglio 2014. Tale operazione consentirebbe la riapertura della fabbrica aquilana, chiusa dallo scorso anno, e soprattutto il rientro delle maestranze nel ciclo produttivo. Il commissario Martella ha annunciato che, a breve, indirà una nuova gara per l'aggiudicazione dell'intero sito". Evidentemente, la Fim- Cisl auspica "che il Governo e le istituzioni locali seguano attentamente la vicenda e siano da supporto concreto affinché l'insediamento possa andare a buon fine".

La Otefal era una delle aziende metalmeccaniche più corpose del comprensorio aquilano, con quasi 200 dipendenti, scesi di numero in seguito alle operazioni di cassa integrazione prima e mobilità poi. "Nonostante l'impegno del commissario Martella già quattro aste fallimentari sono andate deserte. Ci auguriamo", ha sottolineato Mattucciili, "che la proposta della Lux Perfil, che ha previsto un sostanzioso investimento sull'Aquila, possa rappresentare la svolta definitiva per la riapertura della ex Otefal".

Insomma, dopo un concordato preventivo, un affitto di ramo d'azienda ed infine quattro aste giudiziarie andate deserte, un susseguirsi di vicende che hanno destato enorme preoccupazione fra i lavoratori, nei sindacati e nelle istituzioni, finalmente sembrerebbe aprirsi uno spiraglio. Sarebbe una buona notizia, per la città.

 

Come si è arrivati all'impasse di questi mesi?

Un anno e mezzo fa, la 'Madar' ha preso in affitto il capannone di Bazzano, in concordato preventivo dopo l’uscita di scena della vecchia proprietà, la Pozzoli di Bergamo. L’affitto del ramo d’azienda, secondo le intenzioni manifestate inizialmente dal gruppo, avrebbe dovuto rappresentare il primo passo verso l’acquisto definitivo dell’immobile. Cosa che, però, non è avvenuta.

Per spiegare le cause di questo fallimento non basta invocare la crisi economica e la diminuzione delle commesse. Alla base di tutto ci sarebbe anche una serie di errori manageriali. L'ex Otefal produceva infatti lastre di alluminio destinate prevalentemente alla produzione di tapparelle e avvolgibili. Il primo errore commesso dal gruppo siriano è stato quello di aver usato i macchinari presenti all'interno dello stabilimento, tarati per fabbricare lamine dello spessore di 3 millimetri, per produrre lastre dallo spessore ancor più sottile (0,3 millimetri). Obiettivo impossibile da raggiungere utilizzando le medesime apparecchiature.

Inoltre, l'azienda avrebbe scontato anche delle differenze culturali e dei gap in termini di conoscenza e di esperienza industriale. La Madar, infatti, ha stabilimenti diffusi soprattutto in Turchia, Asia Minore e Nord Africa. Paesi e contesti territoriali molto diversi dall'Italia e dall'Europa, nei quali vigono norme sulla sicurezza, sull'organizzazione del lavoro e sulla gestione aziendale molto distanti dalle nostre.

Come se tutto ciò non bastasse, infine, è arrivata, qualche mese fa, anche una sanzione da 4milioni di euro comminata in seguito ad alcuni accertamenti fatti della Guardia di Finanza, in seguito ai quali è emerso che l'azienda avrebbe evaso l'Iva per centinaia di migliaia di euro.

Fino ad oggi, non si vedevano soluzioni all'orizzonte. Eppure, il mercato dell'alluminio, in cui la Otefal è specializzata, è un settore assolutamente solido. 

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