Ricordate Donato Carlea?
Provveditore interregionale alle Opere Pubbliche di Lazio, Abruzzo e Sardegna, si è occupato - tra le altre cose - della ricostruzione dell'Aquila. Almeno fino alla metà di settembre 2013 quando, tra le polemiche, non è stato riconfermato dall'allora ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che, poco più di un anno dopo, sarà costretto alle dimissioni per lo scandalo che ha coinvolto il dominus del dicastero, Ercole Incalza.
Carlea è stato sostituito da Roberto Linetti e trasferito al provveditorato Campania, Molise.
La decisione, all'epoca, ha fatto molto discutere, anticipata con un articolo pubblicato da 'Il Fatto Quotidiano': 'Lupi, gli appalti e i timori sul ritorno della cricca', il titolo dell'articolo. E nel sommario: 'Al ministero delle Infrastrutture stanno cercando di rimuovere il provveditore da cui dipendono i lavori della ricostruzione dell'Aquila'.
Leggiamo stralci dell'articolo, firmato dal giornalista Marco Lillo: 'Secondo i rumors del ministero la partita delle nomine ha un regista, il capo di gabinetto di Lupi, Giacomo Aiello […] Il provveditore di Lazio Sardegna e Abruzzo si è sentito dare la cattiva notizia non da Lupi ma da Aiello in persona. E tra i due non correrebbe buon sangue'.
'Donato Carlea' continua l'articolo 'professore in diverse università, stimato da Antonio Di Pietro che lo volle provveditore in Campania dopo l'indagine su Mario Mautone e che lo conosce dai tempi in cui ristrutturò gli uffici della procura di Milano nel 1992, non ha accettato di buon grado il trasferimento. Il professore non è fatto per intendersi con l'avvocato Aiello, in passato stretto collaboratore di Guido Bertolaso all'Ufficio Legislativo della Protezione Civile. Così quando gli ha comunicato la 'rotazione' degli incarichi proponendogli un ruolo inferiore rispetto all'attuale, Carlea è sbottato: 'Quella che voi chiamate rotazione è invece una restaurazione'.
Sempre secondo il cronista del Fatto, Carlea 'due mesi prima della scadenza dell'incarico, aveva capito la mala parata e aveva scritto una lettera al ministro Lupi per elencare tutti i meriti del Provveditorato da lui diretto nella ricostruzione dell'Aquila. Dopo un lungo elenco di opere e dopo essersi lamentato della stampa che non distingue mai tra i ritardi dell'edilizia privata e i meriti di quella pubblica, il provveditore così concludeva: 'Si può affermare che se la ricostruzione privata è al 2% quella pubblica di competenza del Provveditorato è almeno al 60%'.
Insomma, Carlea era convinto che un suo eventuale trasferimento non sarebbe stato imputabile né a un mancato raggiungimento degli obiettivi né a normali esigenze di turn over interno al ministero ma solo a questioni politiche. Scriveva ancora il Fatto: 'Carlea è convinto che il gruppo di potere vicino agli amici di Bertolaso e Angelo Balducci gli abbia fatto pagare il cambiamento di aria portato nei lavori pubblici. In Sardegna ha portato avanti gli appalti per quattro carceri, uno dei quali era sato assegnato a un'ATI, associazione temporanea di imprese, tra la IGIT e la Anemone e poi portato a termine dalla sola mandante IGIT. In Abruzzo ha portato a termine il dragaggio del porto di Pescara. "I risultati conseguiti nella ricostruzione dell'Aquila" - si era sfogato Carlea - sono evidenti. Invece di premiarmi mi mettono da parte'".
Anche il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, aveva inteso sottolineare l'assurdità della scelta di mandar via Donato Carlea, in una lettera inviata al Presidente della Repubblica nel dicembre 2013, resa pubblica qualche settimana dopo, nel pieno dello scandalo 'Do ut des' che aveva portato alle dimissioni, poi ritirate, del primo cittadino. "Alcuni mesi fa, a mio avviso inspiegabilmente, è stato rimosso il Provveditore alle Opere pubbliche, Ing. Donato Carlea, oggi viene rimosso Fabrizio Magani", scrive Cialente nella lettera. "Parlo di rimozione perché, come Ella saprà, il dott. Magani viene retrocesso a vice direttore vicario per Pompei (anche con netta riduzione di stipendio). Il ministro Bray si è giustificato affermando che ha bisogno di una persona di valore [...]. Non riesco a capire il motivo per il quale, a parità di capacità, debba andar via colui che sta coordinando alcuni dei più complessi interventi nella storia del Paese".
Domanda che si estendeva da Magani anche al Provveditore Carlea, evidentemente.
E' passato poco più di un anno e mezzo, dall'allontamento di Carlea. E l'ex Provveditore di Lazio, Sardegna e Abruzzo è tornato a parlare, ai microfoni della trasmissione 'Report'.
Carlea si è tolto parecchi sassolini dalle scarpe, ricostruendo il sistema degli appalti romani - "nessuno veniva fatto senza una contropartita a favore di quelli all’interno. Erano tangenti" - finiti poi al centro della maxi inchiesta che ha portato all’arresto di Ercole Incalza. "Senza alcun dubbio Incalza, per la parte delle Grandi Opere, e Balducci, al tempo, per la parte della protezione Civile, erano i dominus del Ministero. Lo sapevano tutti", ha ribadito.
Carlea è considerato un inflessibile. Da alto dirigente del Ministero delle infrastrutture ha affrontato anche lo scandalo della ristrutturazione dell'edificio di via Boglione a Roma, lavori che lo Stato ha pagato carissimo: 23 milioni di euro. "Ne erano disponibili appena 350 mila euro", ha raccontato a Report. "Gli appalti sono illegittimi già quando partono". Il contratto con la ditta era stato firmato dieci anni fa da Angelo Balducci (predecessore di Carlea), poi arrestato nel 2009 con l’accusa di far parte della famosa 'cricca gelatinosa' che gestiva gli appalti dei grandi eventi. I lavori non sono mai partiti. L'impresa, però, ha chiesto comunque 18milioni di euro. Carlea riuscì a transare per 7milioni, ma lo Stato non ha versato un euro e, così, l'impresa si è presa tutto.
Una storia italiana, come altre. Se non fosse che Carlea, nel 2014, ha denunciato tutto alla procura di Roma e alla Corte dei Conti. Come ricompensa, è stato sospeso dall'incarico. "Perché mi sono ribellato", ha attaccato. "Perché ho osato ribellarmi a quella gestione clientelare anche delle nomine dei dirigenti generali e dei provveditori alle opere pubbliche".
La sospensione è stata giustificata come una rotazione degli incarichi: "Chiamatela col nome che ha", ha incalzato Carlea ai microfoni di 'Report'. Si tratta di "restaurazione per ripristinare la corruzione". L'ex provveditore di Lazio, Sardegna e Abruzzo ha raccontato di aver ricevuto, subito dopo la sospensione, una telefonata dell'allora ministro Lupi: "Non mi sono mai sentito in un ambiente mafioso come quella volta", ha sottolineato.
Come non bastasse, nel febbraio scorso Carlea riceve una telefonata di Gianni Letta, preoccupato - racconta ancora - "della mia disponibilità a rilasciare un’intervista a Report, sulla storia che mi riguarda. Si è raccomandato di non rilasciare questa intervista perché poteva essere controproducente per me e mi ha assicurato che c’era la totale disponibilità da parte di Lupi, e del suo consigliere ministeriale Rocco Girlanda".
Invece, qualche settimana dopo il ministro Lupi è stato costretto alle dimissioni. E l'intervista, che farà molto discutere, è andata regolarmente in onda ieri sera.