Tra le pieghe del discusso decreto sugli enti locali che, all'articolo 11, contiene alcune norme sulla ricostruzione dell'Aquila e dei comuni del cratere, oggetto di forti critiche e di proposte emendative che la senatrice Stefania Pezzopane ha presentato alla sottosegretaria Paola De Micheli, non si prevedono fondi per la ricostruzione gli edifici vincolati fuori dai centri storici qualora non siano adibiliti ad abitazione principale e con parti comuni di proprietà di un unico soggetto.
Un aspetto che potrebbe sembrare marginale, rispetto agli enormi problemi che vive la ricostruzione e che il decreto dovrebbe aiutare a risolvere. Se non fosse che la città dell'Aquila e gli altri comuni del cratere rischiano, così, di perdere edifici di grande pregio storico e architettonico. "Concettualmente, siamo daccordo con i cittadini che chiedono il finanziamento anche per le abitazioni vincolate non adibite ad abitazione principale", riconosce la senatrice Pezzopane ai microfoni di NewsTown. "Nel testo di legge che avevo predisposto, c'era una soluzione per le seconde case: nell'articolo 11 del decreto sugli enti locali, invece, ancora no".
E difficilmente ci sarà. "Stiamo lavorando per risolvere comunque il problema", spiega la senatrice democrat. A mancare sono i soldi: "La tipologia in oggetto non è stata prevista, in prima battuta, nei calcoli finanziari. Per questo, il Mef farebbe ovviamente delle obiezioni perché le risorse si dovrebbero spalmare su una ulteriore tipologia di edifici. Ogni volta che c'è un aumento della esigenza economica, la Ragioneria dello Stato fa dei problemi. I Comuni dovrebbero dunque istruire un elenco del fabbisogno, per capire quanto caricherebbe l'ulteriore tipologia di edifici da finanziare sul computo totale".
Staremo a vedere. Come detto, la ricostruzione delle abitazioni non principali, fuori dai centri storici, coperte da vincolo, potrebbe sembrare un aspetto marginale. E' anche vero, però, che l'estensione dei finanziamenti per la ricostruzione delle parti comuni degli edifici fatiscenti, alla data del sisma, ricompresi nei centri storici dei Comuni e delle frazioni, renderebbe difficilmente comprensibile il mancato riconoscimento del contributo per le abitazioni vincolate non principali fuori centro storico che rappresentano, comunque, parte della ricchezza della città e del suo territorio.