Riportare il fiume Aterno ad essere fonte di vita. E’ questo il primo obiettivo di "Progetto Fiume Aterno", l’ambiziosa iniziativa lanciata stamane in conferenza stampa dal sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, il vicesindaco Nicola Trifuoggi e l'assessore con delega all'Ambiente, Maurizio Capri.
Il progetto, ancora tutto da definire, avrà completa attuazione non appena si avrà la risposta di tutte le istituzioni e gli organi a cui il Comune dell’Aquila si è rivolto. Nello specifico, l’idea è quella di stipulare il cosiddetto "contratto di fiume". Si tratta, in pratica, di un impegno preso da diversi soggetti pubblici e privati per la condivisione della modalità di lavoro atte a perseguire la riqualificazione ambientale e la rigenerazione socio-economica del sistema fluviale di un territorio.
Il Comune dell'Aquila ha coinvolto Regione, Provincia, i sindaci dei comuni interessati, Gran Sasso Acqua, l’Istituto Zoofrofilattico, il Corpo Forestale dello Stato, i Dipartimenti di Ingegneria Ambientale e di Biologia dell’Università degli Studi dell’Aquila e l'associazione Policentrica, invitandoli ad una prima riunione che si terrà mercoledì 7 ottobre, alle 10, a Palazzo Fibbioni.
L'iniziativa intende intervenire su diversi aspetti della realtà fluviale aquilana. In primis, l'inquinamento che rappresenta una vera e propria piaga per il nostro territorio.
"La vicenda che riguarda l'epidemia di salmonellosi - ha detto il sindaco Massimo Cialente - che ha colpito il nostro territorio (le ultime rilevazioni positive al batterio risalgono allo scorso maggio, ndr) ha segnato un grave disagio non solo dal punto di vista economico e di vita con gli allevatori ma anche a livello culturale e storico: il fiume è diventato un elemento insano, portatore di danno alle popolazioni".
Un primo passo consisterà, dunque, nel contrastare gli scarichi abusivi. Polizia forestale e polizia urbana sono già stati incaricati di percorrere il fiume Vera, affluente dell'Aterno, alla ricerca di scarichi abusivi. E' necessario poi capire la situazione complessiva.
"Abbiamo già scritto alla Gran Sasso Acqua per acquisire i dati degli allacci idrici. Abbiamo così scoperto che ci sono centinaia di situazioni nelle quali arriva l'acqua ma manca la certificazione per gli allacciati dello scarico. Trasmetteremo adesso questi dati a Provincia, Comune e Asl per capire se effettivamente esistono o meno queste autorizzazioni". Un dato particolarmente sensibile, ha sottolineato Cialente, perché riguarda anche le abitazioni provvisorie costruite con le famigerate delibere 57 e 58 del 2009. Ebbene, è necessario sapere con esattezza se queste case hanno le autorizzazioni della provincia e, nel caso dichiarino di avere scarichi chiusi, assicurarsi che tutto avvenga nel rispetto delle regole, e che gli scarichi non siano riversati nel fiume.
Altro discorso sono invece le 24 abitazioni provvisorie (fatte sgomberare con un'ordinanza del 2013) costruite nelle zone cosiddette P4, ossia ad altissimo rischio idrogeologico e di esondazione, per le quali non basteranno interventi sul fiume, ma si dovrà procedere alla demolizione.
Si dovrà poi verificare il corretto funzionamento dei depuratori, commisurati anche agli incrementi della popolazione durante i periodi estivi nei vari centri, trovando una soluzione per realizzare depuratori, in parte già finanziati, nei territori comunali di Scoppito e Lucoli.
Un altro aspetto che avrà certamente la priorità è la messa in sicurezza del fiume. Dopo una serie di ricorsi e polemiche da parte di un comitato civico, il progetto delle casse di espansione, annuncia il sindaco, verrà effettuato grazie al sì del Consiglio di Stato. Si tratta di serbatoi in cemento armato che servono a ridurre la portata di un corso d'acqua durante le piene, tramite lo stoccaggio temporaneo di parte del volume dell'onda di piena. Per il progetto ci sarebbe, sempre a detta del sindaco, un finanziamento da 25 milioni di euro ma il Comune dell'Aquila si farà carico di chiedere al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) ulteriori finanziamenti.
Si vuole, infine, dare applicazione ad un'ordinanza della Protezione Civile che prevede un incremento di portata del fiume. Dal bacino del lago di Campotosto saranno fatti confluire nel fiume una media di mille litri al secondo in più. Aumentare la portata del fiume, dunque, per rivitalizzarlo. Una parte verrrà invece resa potabile dalla Gran Sasso Acqua, in modo da creare una seconda fonte di approvvigionamento che funga come eventuale riserva.
In ultimo, c'è l'aspetto di vivibilità del fiume. "Tra qualche anno - ha detto il vicesindaco Trifuoggi - si potrà fruire della bellezza del fiume, anche dal punto di vista turistico". In questo giocherà un ruolo fondamentale la realizzazione della pista polifunzionale della Valle dell'Aterno, una pista ciclabile che si svilupperà lungo l'asta fluviale ed il tracciato della ferrovia: da Capitignano a Molina Aterno.
Il "Progetto fiume Aterno" richiederà, in definitiva, tempo e denaro. Anche se i fondi, a detta di Cialente, non sarebbero un problema (tra Regione, Cipe e finanziamenti europei) ciò che preoccupa sono non tanto i tempi di realizzazione, che saranno necessariamente lunghi, quanto quelli di avvio dei lavori.
Secondo un rapporto del WWF, nel 2013 i contratti fiume in Italia erano 100, di questi 63 avviati, 29 annunciati ed 8 sottoscritti. Prima della della stipula delle convenzioni vi sono in effetti, diverse fasi: la sottoscrizione dell'accordo preliminare, gli approfondimenti conoscitivi specifici, l'attuazione del processo partecipato, la definizione programma di azione e, infine, l'effettuazione della procedura di Vas (Valutazione ambientale strategica). Fasi che temiamo possano richiedere, vista anche l'alto numero di soggetti coinvolti, tempi biblici.