L'otto marzo anche L'Aquila scenderà in strada, aderendo allo sciopero globale delle donne che coinvolgerà 40 paesi. La giornata inizierà alle 12 con l'assemblea pubblica organizzata dalla Cgil presso l'auditorium del Parco del Castello. Nel pomeriggio l'appuntamento è alle 16 alla rotatoria dello stadio "Fattori", per un sit-in e alle 17:30 davanti all'auditorium per un corteo cittadino.
"Ci riprenderemo le strade per dire basta alla violenza sulle donne e aderire al percorso della rete Non Una di Meno" per la redazione di un Piano Femminista Antiviolenza, sintetizzato negli Otto punti per l'otto marzo", si legge in una nota di FuoriGenere, il collettivo che insieme ad altre sigle organizza lo sciopero nel capoluogo abruzzese.
"Per le strade della nostra città diremo che Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo - continuano le organizzatrici - Siamo stanche del precariato esistenziale e lavorativo che ci toglie ogni possibilità di autonomia, stanche di doverci far carico sempre di più del lavoro di cura, stanche di una scuola che non educhi alle differenze e dei tagli ai finanziamenti ai centri antiviolenza. Siamo stanche del linguaggio sessista e misogino, stanche che i nostri corpi siano utilizzati per giustificare politiche razziste, stanche di non poter decidere sulla nostra salute riproduttiva e sessuale, stanche delle discriminazioni nei confronti delle donne e di tutte le soggettività LGBTQI. Stanche soprattutto di non avere parola sulle nostre vite".
I due appuntamenti sono organizzati dalla rete "Non una di meno L'Aquila" a cui aderiscono: Centro Antiviolenza L'Aquila, Biblioteca delle Donne - Associazione "Donatella Tellini", Ass. Terremutate, Collettivo Fuori Genere, 3e32/Casematte, Artisti Aquilani, Ass. Arti e spettacolo, ActionAid, Circolo Arci - Querencia, Link Studenti Indipendenti L'Aquila, Uds L'Aquila, Arcigay "Massimo Consoli" L'Aquila, Appello per L'Aquila, Animammersa, ArtQuake/Asilo Occupato.
L'adesione di Aplcv: "1 donna su 32 consiglieri, si candidino"
Il gruppo di Appello per L'Aquila che Vogliamo aderisce allo sciopero proclamato dalle donne della rete internazionale Non Una di Meno e parteciperà alle iniziative organizzate anche nella nostra città, invitando tutte e tutti a mettere in atto anche solo simbolicamente nei luoghi di vita e di lavoro una forma di vicinanza alla lotta e alle rivendicazioni delle donne di questo Paese.
Se mai ce ne fosse bisogno, la cronaca di questi giorni evidenzia quanta strada ci sia ancora da fare sulla strada del riconoscimento all'autodeterminazione e della liberazione da ruoli stereotipati, a partire dai femminicidi e dalla condanna della corte europea, passando per i ricatti lavorativi, fino all'assurda vicenda del bando per "non obiettori" della Regione Lazio. Un fatto che rappresenta un unicum normativo: se l'obiezione di coscienza aveva un significato al momento della promulgazione della 194 per garantire la continuità della professione a chi l'aveva intrapresa, in scienza e coscienza, quando l'aborto era ancora illegale, ora non ha più ragione di esistere. Chi intraprende dopo il 1978 la professione medica rispetti quanto lo Stato ha deliberato sull'aborto pubblico e gratuito. Altrimenti faccia un altro mestiere.
Già 5 anni fa fummo i soli, come APL, a presentare 2 liste con rappresentanza paritaria dei generi, andando anche oltre quella che poi è diventata norma di legge. Le prossime amministrative, infatti, vedranno obbligatoriamente la presenza di entrambi i generi, ciascuno in numero non inferiore ad un terzo del totale, e sarà possibile esprimere, nell'ambito della stessa lista, una doppia preferenza purché di genere diverso.
Ci auguriamo che questa possibilità possa portare a una rappresentanza dei generi in Consiglio comunale meno mortificante di quella attuale che vede una sola donna su 32 consiglieri, caso peggiore tra i capoluoghi di Provincia italiani.
Questo accadrà solo se nella composizione delle liste, le donne non verranno inserite come "bandierine" per rispettare le "quote rosa". Sappiamo, perché accade anche nel nostro gruppo, quante siano le donne impegnate nelle associazioni sociali e culturali, e con quanta efficacia e abnegazione siano attive nel volontariato e nelle lotte. Forse non è un caso che le nostre candidature più votate nella passata tornata elettorale siano candidature femminili.
Per questo invitiamo le donne a candidarsi e autorappresentarsi superando l'apparente dicotomia tra impegno sociale e partecipazione alla vita politica, anche per restituire il senso più alto e più giusto alla parola "politica", perché chi si impegna in favore degli ultimi fa politica, chi lotta per un ambiente più sano fa politica, chi organizza iniziative volte all'inclusione e alla coesione sociale fa politica, e anche una donna che denuncia una violenza o un sopruso sul lavoro, soprattutto in questo Paese, fa politica. Così come chi educa al riconoscimento della differenza come valore aggiunto o dell'autodeterminazione di tutti gli uomini e le donne a come e dove vivere.
#LOTTOmarzo manifestiamo tutte e tutti contro la violenza in tutte le sue forme e per una società rispettosa delle differenze, equa ed inclusiva perché è insieme che si raggiungono, anche nelle lotte, i traguardi più ambiziosi.