Venerdì, 08 Marzo 2019 20:11

Otto marzo: la marea femminista di 'Non Una di Meno' colora L'Aquila

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A L'Aquila, per il terzo anno consecutivo, la "marea femminista" è tornata a manifestare per le strade del centro storico nel giorno dello sciopero globale femminista lanciato dalla rete Non Una Di Meno.

Ad aprire il corteo che dalla Fontana Luminosa ha raggiunto Piazza Palazzo, soltanto donne. Nessun simbolo di partito, nessuna appartenenza sindacale. Un piazza autoconvocata fatta di singoli e singole, di famiglie, studenti e studentesse, di associazioni, case delle donne, centri e sportelli Antiviolenza, collettivi femministi e spazi occupati.

A promuovere l'iniziativa, quest'anno, più di quindici associazioni e collettivi non solo aquilani ma anche di Teramo Avezzano e Sulmona: Collettivo Fuori Genere, 3e32/Casematte, Link Studenti Indipendenti L'Aquila, UDS L'Aquila, Rete della conoscenza L'Aquila, UDU L'Aquila, Casa delle donne L'Aquila, Caffè Letterario, GreenPeace gruppo locale L'Aquila, Ass. Arti e spettacolo, Murgasasò Teramo, UDU Teramo, Ass. Presenza Femminista - Avezzano, Centro Antiviolenza e Casa delle Donne Marsica,Collettivo Studentesco Sulmona, AltreMenti Valle Peligna, Associazione Ubuntu Onlus - Sulmona.  

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Molestie sul luogo di lavoro, stupri, femminicidi, doppio carico di lavoro, discriminazione salariale. E poi la violenza contro le donne intesa come un problema culturale, sociale e pedagogico che si manifesta e si riproduce nei linguaggi, nei ruoli reciproci, nel persistere di una rappresentazione stereotipata della donna e nell'informazione che racconta il femminicidio in modo scandalistico. Questi i temi della piazza che, oggi, è tornata a rivendicare il diritto al lavoro, una corretta applicazione della 194, la necessità di un reddito di autodeterminazione al posto di un "reddito di cittadinanza su base familiare, che ci costringerà a rimanere povere e lavorare a qualsiasi condizione e sotto il controllo opprimente dello Stato".

Alla luce dei violenti attacchi all'autodeterminazione delle donne e dei tentativi antiabortisti che l'attuale governo continua a promuovere, la manifestazione ha richiamato l'urgenza di riportare il femminismo al centro di un cambiamento radicale dell'esistente. Diritti che si consideravano acquisiti rischiano oggi di scomparire con il ritorno ai valori della razza, della patria e della famiglia. 

Per questo al centro della protesta di oggi ci sono le politiche "patriarcali e razziste del governo". A partire dal Decreto sicurezza e dal ddl Pillon che, rispettivamente, prevedono il restringimento dello spazio dei diritti e delle libertà per minoranze o gruppi attraverso una rivoluzione normativa in materia di accoglienza, e l'introduzione di modifiche in materia diritto di famiglia, e, in particolare, la riforma delle leggi su separazione, divorzio e affido condiviso dei minori.

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"L'otto marzo è una giornata storica del movimento delle donne. E' importante ritrovarci qui per ragionare su quello che abbiamo ottenuto e quello che dobbiamo ancora ottenere -dice Diana che, dopo aver lavorato molti anni in un centro antiviolenza a Roma, oggi si occupa di migranti con l'associazione Ubuntu di Sulmona- Donne e migranti vivono una doppia opprressione. Le questioni di genere si intrecciano con le questioni etniche razziali e di classe. La realizzazione di una società realmente inclusiva non può prescindere dal riconoscimento dei diritti delle donne e dall'affermazione di valori quali l'accoglienza e l'antifascismo".

Le conseguenze di questa regressione culturale coinvolgono tutte le generazioni: a scendere in piazza oggi tantissime studentesse delle superiori che si dichiarano femministe perchè la violenza maschilista di cui è intrisa la società non si manifesta solo "nei luoghi di lavoro ma ovunque e fin dal primo giorno di scuola". Le questioni sollevate dal movimento sono vissute da tutte, anche dalle adolescenti per molte delle quali il contrasto alla violenza maschile e alla diffusione di messaggi sessiti sono gli aspetti più importanti della mobilitazione.

"Oggi manifestiamo perchè sul ruolo della donna stanno tornando vecchissimi stereotipi promossi in primis dalle istituzioni scolastiche. I libri di testo che vorrebbero le donne a stirare e cucinare e gli uomini a lavorare e leggere sono un esempio eclatante" affermano Alessandra e Ester, due studentesse aquilane che frequentano, rispettivamente, il Liceo classico e il liceo scientifico. Le studentesse cresciute con il movimento Non Una di Meno non ci stanno. "Dobbiamo sradicare questo pensiero tornando a rivendicare, fin da piccole, il diritto all'autodeterminazione. A scuola moltissime argomenti come la politica o le questioni di genere sono tabù ma subiamo continuamente la violenza di messaggi sessisti anche da parte dei professori, che prediligono i maschi o un certo tipo di donna. A me è successo che insegnati mi dicessero che sono brutta e che sembro un maschio solo perchè porto i capelli corti. Nella vita di tutti i giorni subiamo discriminazioni forti legate al genere. Per questo riteniamo che sia fondamentale parlare di femminismo oggi, e portare avanti una lotta che vada a contrastare e sradicare queste discriminazione. Vogliamo una società in cui sentirci finalmente a nostro agio".

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L'imposizione di ruoli di genere stereotipati pesa anche nella scelta della scuola superiore. "Sento continuamente persone che mi dicono 'le donne questo non lo possono fare o i maschi non possono indossare vestiti di questo colore' - dice un gruppo di studenti delle superiori giunto da Sulmona- Nella scelta dei licei e degli indirizzi, inoltre, siamo molto influenzati perchè da quando siamo piccoli ci dicono che le femmine sono più portate per i licei e i maschi più per gli istituti tecnici. Questa mattina i professori hanno fatto gli auguri a tutti le donne, come se questa fosse una festa. Per noi, invece, è una giornata di lotta. Oggi manifestiamo per difendere i diritti che le donne hanno conquistato e per combattere discriminazioni e pregiudizi".

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Ultima modifica il Sabato, 09 Marzo 2019 09:57

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