Sabato, 12 Ottobre 2013 03:31

Discoteche, apre a L'Aquila il "Be One". L'intervista al direttore artistico musicale Digg Ler

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L'ambizione è grande: far conquistare a L'Aquila uno spazio nella mappa della club culture nazionale e, perché no, anche europea. Una scena, quella dance contemporanea (usiamo il termine “dance” solo per comodità, ben sapendo di essere alle prese con un argomento vasto e ricco di sfumature), sempre più frutto di una collisione tra le necessità della globalizzazione e l'aspirazione alla localizzazione.

L'Iconic Club Be One, la nuova discoteca inaugurata sabato sera all'Aquila (via Ugo La Malfa, presso il nucleo industriale di Pile, a partire dalle 23), sarà un luogo in cui, anzitutto, si avrà la possibilità di ascoltare (e ballare) dell'ottima musica.

“Vogliamo portare all'Aquila le principali tendenze della musica house, electro e dance europea” spiega a NewsTown Paco Terio, alias Digg Ler, aka Groove Squared, direttore artistico del locale. Vecchia conoscenza della scena musicale aquilana, ex titolare dello storico negozio di dischi Birdland, Paco non nasconde come l'obiettivo sia quello di puntare in alto, molto in alto.

“Sono orgoglioso di essere stato chiamato a dirigere, a livello artistico, questo progetto. La proprietà ha investito molto, il Be One sarà un'azienda che darà lavoro a decine di persone”.

Le dimensioni del locale sono ragguardevoli, quasi mille metri quadri in cui, oltre agli spazi per ballare, ci saranno sale polifunzionali altamente tecnologizzate che saranno fruibili anche al di fuori delle serate, durante le ore diurne.

Già perché il Be One nasce anche come luogo ideato per dare la possibilità a tutti, ma soprattutto ai giovani, di dar sfogo alla propria creatività, di coltivare e mettere a frutto i propri interessi artistici, culturali e musicali. Un'officina-laboratorio. Una factory, come si diceva una volta.

Dietro tutto ciò ci sono due imprenditori aquilani, Massimiliano e Corrado Nurzia, e uno staff giovane e motivato, anch'esso prevalentemente aquilano, composto, oltre che dal musical art director Paco/Digg Ler, anche da Raffaella Navarra (direttore generale), dall'art director Stefano Divizia (autore delle decorazioni e dei disegni in stile urban/street art che abbelliscono gli interni), da Marianna Colantoni (digital consultant), dal dj Gregory Trejo (giovane talento già supportato da nomi noti come Sebastian Ingrosso, Dimitri Vegas e molti altri; il suo "Meet Again" è arrivato al top 100 di Beatport e il suo album "Sonic" è suonato da quasi tutti i Dj del mondo e demo della settimana in un episodio di "Hardwell On Air") e da Adrian Alarcon Sanchez (photographer).

Le serate di apertura saranno, all'inizio, il giovedì e il sabato. Grazie alla collaborazione con l'Ama, sarà assicurato un servizio di bus navetta con il centro storico e le frazioni.

Allora Digg Ler, ti avevamo lasciato che eri il proprietario del più famoso negozio di dischi dell'Aquila, Birdland, e ti ritroviamo, dopo qualche anno di assenza dalla città, direttore artistico di un locale che si candida a diventare un punto di riferimento per la gioventù aquilana. Che tipo di locale sarà? Puoi già darci qualche anticipazione in merito alla programmazione?

Non posso darti anteprime, ovviamente, puntiamo molto sull'effetto sorpresa. Posso dirti, però, che stiamo lavorando intensamente per costruire una programmazione di qualità. Guarderemo soprattutto alla musica elettronica europea, specialmente alla scena francese, tedesca e inglese, aprendoci, naturalmente, anche a ciò che proviene da oltreoceano, Stati Uniti e Canada in particolare. La nostra sarà una crescita graduale. Vogliamo portare e diffondere anche qui nuove tendenze e a fare del Be One un club conosciuto  ben oltre i confini locali. Per troppo tempo si è creduto, erroneamente, che non fosse possibile portare anche in una piccola città come L'Aquila i nuovi frutti della migliore musica continentale e globale. Dobbiamo provare a sfatare questo pregiudizio.

Sei emozionato per questo tuo ritorno a all'Aquila, città dove hai vissuto a lungo?

Sono sempre emozionato quando devo salire in consolle. Questa volta lo sarò in modo particolare. Sono davvero molto orgoglioso di essere stato coinvolto in questo progetto e sono felice che i proprietari si siano ricordati di me. Vuol dire che qualcosa di buono, in questa città, l'ho fatto e che ho lasciato anche qualche bel ricordo. Non nego di avere avuto, con L'Aquila, un rapporto anche conflittuale, in passato. Ma rimane il fatto che qui ho vissuto 17 lunghi anni, tra i più belli della mia vita. Spero che anche questa volta la città possa accogliere, come ha già fatto altre volte, le mie proposte musicali e artistiche. Ci tengo a dire, comunque, che vedere la città ancora ridotta in questo stato mi fa piangere il cuore.

Molti affermano, però, che qualcosa di buono il terremoto lo ha portato: una grande effervescenza a livello culturale, musicale, artistico. Hai anche tu questa percezione?

Sì. Del resto è una dinamica nota. Generalmente, quando le persone soffrono, vanno alla ricerca di qualcosa di più di quello che viene proposto loro dalla cultura dominante, che oggi è sostanzialmente quella dei mass media e della televisione in particolare. E così iniziano a fare,a produrre arte, sotto varie forme. Penso che l'arte sia l'unica cosa in grado di mettere in contatto l'uomo con la bellezza. I fermenti nascono sempre dalle difficoltà. E' uno dei motivi per cui ho accettato questa sfida, perché so che da situazioni come quelle che ha vissuto e sta vivendo L'Aquila si crea sempre una grande ricchezza culturale.

Hai appena pubblicato Aaron, il tuo secondo disco a nome Groove Squared e il tuo quarto in totale. Che tipo di scena è quella della musica elettronica italiana? Ci sono città italiane da cui si irradiano tendenze che poi si affermano anche a livello europeo oppure andiamo un po' a rimorchio di altri Paesi?

Direi che si sono alcune isole felici in mezzo a un mare di appiattimento culturale. Una questione che pesa, ad esempio, è quella logistica. Lavorando spesso con artisti stranieri, un problema che riscontro è quello degli spostamenti. Le cose vengono organizzate meglio all'estero, dove spesso si riesce a creare un itinerario fatto di diverse città, una scena, un “giro” insomma. Invece qui da noi spesso succede che chi ha suonato a Milano e la sera successiva deve suonare a Roma sprecherà due giorni solo per spostarsi perché tra le due città non c'è nessuna tappa intermedia. E' un problema logistico grosso per le realtà medio-piccole. Per questo molti grandi concerti si tengono solo a Milano.  
L'altro grande problema, spiace dirlo, è che l'Italia è considerata, da molti nomi medio grandi di questo business, alla stessa stregua di un Paese in via di sviluppo, e questo non certo per demerito degli ascoltatori o di chi va ai concerti ma per un abbassamento generale della cultura che si è verificato un po' ovunque nel nostro Paese.
Ci sono comunque grandi realtà, come Torino, Milano, Roma e a volte anche Bari, dove, grazie ai  privati e al supporto dello Stato, si fanno festival che hanno un taglio europeo e che sono sempre affollatissimi. Segno che un mercato c'è. Ma stiamo parlando di eccezioni. Il problema è di tipo culturale: purtroppo la musica, in Italia, è ancora considerata, dalle nostre istituzioni e dai nostri politici, poco più che un passatempo.

Info: http://www.beone-aq.com/.

 

Ultima modifica il Lunedì, 14 Ottobre 2013 09:47

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