Venerdì 7 agosto, inaugurerà dalle ore 18.00 presso VarcoLabile (via G. Verdi 6/8, L'Aquila) “epidermica”, mostra personale dell’artista Stefano Divizia, con il testo critico di Daniele Poccia.
L'esposizione sarà visitabile fino al 15 agosto, tutti i giorni dalle 20.00 alle 23.00
“epidermica” è la terza di quattro mostre personali organizzate negli spazi di VarcoLabile.
Le quattro mostre sono sostenute dallo sponsor tecnico: “Firma” di F. Marchitelli & C. snc, Corniceria D’Arte dal 1995, ed in collaborazione con l’associazione culturale Leaf Prodution.
Estratto dal testo critico di Daniele Poccia: “La materia di cui sono fatti i muri è infatti la stessa di cui sono fatte le opere di Divizia. Comincia tutto da lì e, se non sembrasse riduttivo, si dovrebbe dire anche che finisce tutto lì. Con la sua operazione, Divizia compie una vera propria trasgressione dello spazio in cui normalmente prende luogo l’opera d’arte. Questo spazio, lo spazio che separa la rappresentazione dalla cosa rappresentata, è quasi del tutto assente nel suo lavoro. La straordinaria capacità di persuasione di tali opere risiede insomma in una sorta di trasmutazione alchemica, grazie alla quale il muro osservato dal loro fruitore non si lascia più distinguere dal muro rappresentato.”
Stefano Divizia
Sensibile alle arti figurative ed ai linguaggi visivi sin da adolescente l'artista Stefano Divizia si dedica all'illustrazione, al disegno, alla pittura. La continua ricerca stilistica, le contaminazioni della Street Culture e l’adesione al fenomeno Hip Hop che vive negli stessi anni contribuiscono alla propria formazione. Grazie ad esse sviluppa una raffinata sensibilità per il Lettering e le sue elaborazioni grafiche di cui sarà portavoce nel periodo adolescenziale.
Per qualità e doti stilistiche si fa subito notare nel contesto grafitistico in cui milita in prima linea permeando un primo fisico rapporto urbano con la città. Questa formazione è tutt'ora visibile: indelebili segni si evincono anche nei suoi lavori che, distanti da schemi pittorici tradizionali svelano, attraverso una tecnica molto particolare, l'ordinario come momento eccezionale, conferendo all'immagine una visione univoca e straordinaria di un tessuto urbano apparentemente invisibile ma sotto gli occhi di tutti.
I suoi lavori nascono da un'esperienza di attraversamento della città, da un attento esercizio dello sguardo sulla cultura urbana: da una volontà̀ di riferire ciò̀ che la città stessa esprime attraverso i propri muri e le tensioni sociali che la permeano, leggendo ed interpretando gli stessi come fossero libri.
Il soggetto all'interno dell'opera assume un aspetto marginale, invisibile ed il focus è rivolto, attraverso un realismo materico al dettaglio, al particolare quale estrazione e sintesi di una trama più ampia, che viene quindi letteralmente sradicato dal proprio contesto ed inserito nello spazio espositivo. L'attenzione viene spostata da un piano prettamente visivo, materiale, ad un punto di vista più profondo, psicologico, un livello introspettivo volto a scavare nel proprio io e nel proprio identificarsi con emozioni, pulsioni, verità o drammi che la Città attraversa nel percorso di urbanizzazione.