Domenica, 07 Luglio 2019 20:24

I Branconio dell’Aquila: una famiglia tra due Stati

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Oggi, all’Aquila, è stato nuovamente consacrato l’altare della chiesa di San Silvestro, riaperta al pubblico, dopo il lungo restauro post-sisma, il 3 luglio.

All'interno di San Silvestro si trova la Cappella della Famiglia Branconio, nella quale c'è una pala d'altare, la copia della Visitazione di Raffaello, il cui originale venne trafugato nel 1600 dagli spagnoli e oggi si trova al Prado, a Madrid.

Pubblichiamo qui di seguito uno scritto di Silvia Mantini, professoressa di Storia moderna all’Università dell’Aquila, sulla famiglia Branconio.

La famiglia Branconio dell’Aquila, legata al Palazzo divenuto poi Farinosi-Branconi, ha dato origine ad uno speciale rapporto con la corte papale, e dunque con lo Stato pontificio già a partire dalla fine del Quattrocento, connettendo le sorti di questa relazione con la città dell’Aquila, nel Regno di Napoli e quindi nella Monarchia spagnola.

Il link che pone Roma e L’Aquila in questo quadro internazionale inizia con Giambattista Branconio (1473-1522), giovane orafo figlio di Marino e di Elisabetta, che, trasferitosi alla capitale per la sua professione, stringe fruttuose relazioni con i Della Rovere e, successivamente, con i Medici, contribuendo anche all’elezione di papa Leone X.

E’, questo, il motivo dello stemma di famiglia, che introduce, nella chiesa di San Silvestro, nella Cappella Branconio, in cui figurano i rami dei Della Rovere e le Tre palle dei Medici.

L’amicizia con Raffaello Sanzio vede ritratto Giovambattista anche in un dipinto insieme all’artista e consentirà anche il dono, da parte dell’urbinate, della Visitazione, la tela in cui la Vergine e Sant’Elisabetta, in attesa di Gesù e di San Giovanni, sono in primo piano rispetto alla prospettiva sul fondo, in cui appare il battesimo dei due, quasi in uno sguardo prospettico verso il futuro.

Il ruolo di protonotario di Giambattista, oltre che di abate di San Clemente a Casauria e di detentore di rendite a Piacenza e sul Po, conferirono a lui anche il ruolo di arciprete di San Biagio all’Aquila e, curiosamente, di custode dell’elefante Annone, che era stato donato al papa Leone X dal re Manuele I di Portogallo.

L’elefante Annone è per questo rappresentato nella Cappella Branconio nella Chiesa di San Silvestro all’Aquila, accanto ai due busti marmorei di Giambattista e del nipote Gerolamo, personaggio di spicco della spiritualità aquilana nei primi decenni del Seicento, che volle affiancare alla sua lapide quella dell’importante avo.

Girolamo Branconio amava le “belle lettere” ed era “principe” dell’Accademia dei Velati dell’Aquila.

Personaggio poliedrico fu l’artefice della fondazione della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri nel 1607.  

Nei primi anni del secolo si adoperò molto nell’individuare per i confratelli le strutture necessarie per le pratiche religiose e, in particolare, concesse loro in usufrutto un orto di sua proprietà, in modo che si svolgessero all’aperto quelle meditazioni ed esercizi, che costituivano un tratto tipico della spiritualità filippina che continuò, nelle reti internazionali con la figura di Francesco Saverio Centi.

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