Domenica, 12 Maggio 2013 23:04

13 maggio: trentacinque anni dopo l'approvazione della Legge 180

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L'Azienda Sanitaria, il Dipartimento di Salute Mentale e le Istituzioni tutte dimenticano di celebrare questa giornata. Lo fanno i cittadini aquilani attivi con un evento presso l'Asilo occupato alle 18 e 30 del 13 maggio 2013.

"Sabato 13 Maggio 1978 il Parlamento italiano approvò la legge che sarebbe diventata famosa col numero 180. La prima firmataria fu il ministro Tina Anselmi, democristiana, che aveva condotto con autorevolezza i lavori della commissione. Benché il Parlamento stesse vivendo momenti così drammatici, era riuscita a tenere aperta una discussione ampia e a garantire che nella legge trovassero posto gli elementi di cambiamento più avanzati in una cornice di grande respiro etico. La legge che avrebbe chiuso per sempre i manicomi dice nel titolo “Norme per gli accertamenti ed i trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, quello che semplicemente è: restituzione di diritto, di cittadinanza, di dignità alle persone che hanno la sventura di avere una malattia mentale. Riconoscimento del diritto alla cura, alla salute, nel rispetto della dignità e della libertà della persona. Insomma il legislatore affermò “semplicemente” che l’articolo 32 della Costituzione valeva per tutti, anche per i matti. A maggior ragione per i matti. La legge, nel decretare la fine dei manicomi, dei ricoveri coatti, spostò l’asse dell’assistenza psichiatrica verso il territorio, verso la costruzione di presidi psichiatrici territoriali extra ospedalieri, sempre più vicino ai luoghi, ai contesti, alle relazioni delle persone”. Parole di Peppe Dell’Acqua.

La Salute Mentale è un bene comune che si declina costantemente nel contrasto a qualsiasi forma di istituzionalizzazione e ghettizzazione delle persone sofferenti per male mentale.
E' sempre vera e attuale la considerazione di Franco Basaglia e M.G. Giannichedda sulla Legge 180 che "l'applicazione di questa normativa sarà tanto possibile quanto più si aggregherà dal basso, nelle amministrazioni locali, nelle singole istituzioni, nelle aggregazioni periferiche di tecnici e utenti, nei movimenti politici e sindacali, la volontà di superare sia storiche carenze e arretratezze che la storica assenza o distanza della popolazione dalla gestione delle istituzioni".

L'Applicazione della riforma a L'Aquila è ferma alla chiusura del Manicomio Provinciale, avvenuta nel 1996 grazie all'impegno di tanti operatori, Cittadini e Istituzioni, purtroppo anche con la macchia del trasferimento degli ultimi 60 ricoverati nel contenitore di Villa Pini, appositamente aperto a L'Aquila con atto deliberativo della ULSS diretta dal dott. Menduni e realizzato dall'allora primario delle Strutture Riabilitative, dott. Vittorio Sconci.
Oggi quella Struttura non esiste più perché era programmata ad esaurimento e nel corso degli anni si è venuto a realizzare un sistema organizzato di Servizi territoriali con la regia del Direttore del Dipartimento di Salute Mentale, dott. Giorgio Mancini.

Nel 2004 il Dipartimento di Salute Mentale di L'Aquila avviò una discussione sulla questione dei diritti alla cura nella libertà e nel rispetto della persona a seguito della denuncia del Forum Salute Mentale sul non rispetto dei diritti costituzionali sanciti dall'art. 32 e 13 della Costituzione. Una cittadina denunciò pubblicamente di essere stata legata al letto durante un Trattamento Sanitario.
Fino al 2009 la media annua dei Trattamenti Sanitari Obbligatori (indicatore di qualità nei Servizi di Salute Mentale) nella nostra città si attestava ai primi posti in Italia per basso numero.
Nel Settembre del 2012 il Sindaco dell'Aquila lanciò l'allarme sul preoccupante aumento delle ordinanze di ricovero in Regime di Trattamento Sanitario Obbligatorio. Anche l'istituzione dell'Azienda Sanitaria Provinciale con la declinazione del Dipartimento Provinciale avrà contribuito a raggiungere in quel settembre ben 92 persone ricoverate obbligatoriamente nel Servizio Psichiatrico Universitario di Diagnosi e Cura, unico nell'intero Dipartimento diventato di 310.000 abitanti a fronte dei 110.000 prima dell'unificazione delle due Aziende Sanitarie. Tanti e troppi comunque sono stati i ricoveri provenienti dal Comune di L'Aquila, circa 30 nei primi sei mesi di contro ai 7-11 annuali nel periodo 2004-2009.

Oggi il Dipartimento unificato si presenta con forti criticità a livello aquilano e provinciale per i container dove ancora a L'Aquila è ospitato il Centro di Salute Mentale, per gli stabili vetusti, deteriorati e non a norma ( L.266 sulla sicurezza) di Avezzano e Sulmona.
Le pratiche dei Centri di Salute Mentali si caratterizzano con interventi soprattutto ambulatoriali e interventi domiciliari prevalentemente per trattamenti farmacologici di mantenimento e questo soprattutto per carenze di personale, ma anche per l'incompleta trasformazione culturale dell'atteggiamento dei Servizi fermi agli interventi riabilitativi immediatamente post-manicomiali.
Fino ad oggi l'unificazione non ha determinato certamente cambiamenti positivi e ritengo sia doverosa una riflessione da parte della dirigenza Dipartimentale ed Aziendale perché la piena applicazione della Legge 180 è veramente possibile e L'Aquila ne aveva costruito le premesse.

Sul trasferimento del Centro Diurno Psichiatrico da Collemaggio obbligato a seguito dell'intervento della Commissione parlamentare sull'efficacia ed efficienza del Sistema Sanitario Nazionale nella periferia isolata di Bagno si aspetta ancora la realizzazione del crono-programma del Direttore Generale, che aveva promesso altra collocazione prima entro Gennaio 2013, poi entro Aprile e poi niente.
Le Direzioni hanno avuto 7 mesi di tempo dopo la prima visita della Commissione ed altre soluzioni, se si voleva, si sarebbero trovate. L'applicazione della legge Basaglia non consiste solo nella chiusura del Manicomio, ma è invece un complesso processo di trasformazione continua. Applicare la riforma è credere in luoghi di cura della malattia mentale aperti e attraversabili dalla cittadinanza dove discutere di salute con i cittadini, dove costruire laboratori di cittadinanza, dove poter discutere anche del potere dell'uomo sull'uomo (anche dello psichiatra sul paziente) e dove sviluppare nuove pratiche condivise nei progetti personalizzati di cura e riabilitazione. Questo deve essere il Centro di Salute Mentale e questo si realizzava nel Centro Diurno Psichiatrico dove è nato e si è sviluppato il Forum Salute Mentale, gli utenti hanno partecipato da protagonisti alle prime edizioni di Cinema e Psichiatria ideate dallo Psichiatra Sabatino Papola che li invitava a commentare i film proiettati all'Accademia dell'Immagine così come gli utenti hanno partecipato al progetto Europeo Gruntvig volando in Lituania, Ungheria, Repubblica di Malta a parlare di una Psichiatria possibile senza Manicomi e aiutare a costruire una rete internazionale sulla Salute Mentale di Comunità.

Così come dopo il terremoto hanno realizzato progetti di ricostruzione sociale come i Laboratori di cittadinanza "Raccontiamoci" dove tanti scrittori aquilani e non hanno presentato i loro libri e come dimenticare il" Cinebus" con i film proiettati nell'autobus itinerante per i progetti C.A.S.E., e i laboratori in collaborazione con la "Fondazione Franco e Franca Basaglia".
E' grave che chi dirigeva il Centro sia stato rimosso e trasferito con un atto ingiustificato e di ritorsione. Si parla troppo di democrazia e partecipazione e non ci si avvede della dissociazione fra i declami e le azioni. Come non sospettare un disegno di chiusura di tanta straordinaria esperienza.
Oggi a 35 anni dopo l'approvazione della Legge 180, nel riconoscere l'obiettivo della chiusura dei Manicomi ci troviamo davanti alla realtà dell'annunciata apertura del mini-manicomio giudiziario a Ripa Teatina deliberato dalla Giunta Regionale come unica risposta all'obbligo di dimissioni conseguenti alla prossima chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari nel rispetto della Legge9/2013.

Si ripropongono Manicomi e si mantengono atteggiamenti e dispositivi manicomiali nelle Comunità Terapeutiche, nelle strutture residenziali e semi-residenziali ed in generale nei Servizi.
Non possiamo e non dobbiamo dimenticare che il grande merito di Franco Basaglia non è stato tanto aver determinato per legge la chiusura dei Manicomi, quanto di aver avviato un processo inarrestabile di trasformazione continua, di discussione sui metodi di cura, di attenzione continua contro la restaurazione di una psichiatria del controllo sociale e a favore del riconoscimento dei diritti della persona malata, dei diritti ad un percorso di recovery che veda la malattia non più ostacolo alla conquista di un percorso caratterizzato dal godimento di relazioni con lavoro e un abitare dignitoso.

Alessandro ed Emanuele Sirolli

Ultima modifica il Lunedì, 13 Maggio 2013 00:27

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