Venerdì, 26 Luglio 2013 08:18

Ex Golden Lady: le lavoratrici in lotta e il fallimento di un modello economico

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Video e montaggio di Lisa D'Ignazio

Nel nucleo industriale di Gissi, paese di tremila anime del medio vastese, in questi giorni il caldo è torrido e l'aria è tesa. I lavoratori dipendenti della Silda Invest SpA e della New Trade Srl – le due aziende cattive protagoniste della riconversione dello stabilimento ex Golden Lady – sono ancora in stato di agitazione permanente. Si percepisce, nelle parole e negli sguardi delle centinaia di lavoratrici (in netta maggioranza) e lavoratori, la paura di un futuro che deve essere ancora scritto, o che forse già non c'è più. Nel paese che diede i natali a Remo Gaspari, uno dei politici abruzzesi più influenti del Novecento, la politica non sembra essere presente oggi. Nel lungo corridoio che divide in due lo stabilimento, le maestranze presidiano, sotto il sole, la fabbrica dove hanno lavorato una vita e che non vogliono abbandonare. Grazie al quale hanno costruito famiglie e hanno potuto vivere, nonostante tutto, con dignità. Non vogliono gettare la spugna, e continuano da cinque settimane un presidio duro quanto necessario.

goldenlady2Ieri, nel piazzale antistante la fabbrica, si è svolta un'assemblea plenaria, alla presenza di lavoratrici, lavoratori, sindacati e dell'immancabile presidio della Polizia, ancora più presente dopo l'episodio di sabato notte, quando Daniele Di Battista (titolare della Silda) ha tentato, senza successo, di forzare il blocco dei lavoratori alla guida di un tir, con lo scopo di prelevare del materiale rimasto all'interno dello stabilimento. Le lavoratrici si sono opposte con i propri corpi per impedire il prelevamento forzato dei materiali. A fianco alla Silda giace la sua gemella New Trade, anch'essa nata dalla fine della Golden Lady. La New Trade aveva inizialmente assunto 115 operai, tutti licenziati in pochi mesi. Attualmente sono in quattro a lavorare ancora nell'azienda, messi in ferie per evitare l'acuirsi delle tensioni di questi giorni.

Durante l'assemblea, convocata dai delegati territoriali dei tre sindacati confederali, è stata presentata una proposta emersa dal tavolo di concertazione del 23 luglio, al ministero dello Sviluppo economico (Mise): una fidejussione da parte della Silda Invest in cambio del recupero dei materiali non posti sotto sequestro all'interno dello stabilimento. La fidejussione servirebbe a dare garanzie alle maestranze per il rientro degli stipendi arretrati non percepiti. Una proposta che lascia l'amaro in bocca alle lavoratrici e ai lavoratori della ex Golden Lady, stremati da giorni di presidio di fronte allo stabilimento e impauriti delle conseguenze cui può portare il prelievo dei macchinari all'interno dello stesso. Accettare la fidejussione o continuare a oltranza, attraverso il presidio permanente, per impedire il prelievo coatto da parte della proprietà? A maggioranza si impone la prima ipotesi. Inizia, dunque, l'attesa - l'ennesima - della firma della fidejussione da parte del management della Silda. La prossima assemblea si terrà giovedì 1 agosto.

goldenlady3Durante la mattinata, i tre sindacalisti hanno anche relazionato sull'incontro al Mise: “Noi non siamo più disponibili a discutere un'ulteriore riconversione con gli stessi soggetti che hanno portato allo sfascio l'azienda” afferma Giuseppe Rucci della Cgil. Il riferimento è alla proposta pervenuta ai sindacati dal gruppo Del Gatto, di cui la Silda Invest fa parte, che prevede un nuovo piano industriale che implichi la riduzione del numero dei dipendenti, il 'progettino' come lo chiamano alcune lavoratrici. I rappresentanti sindacali sono soddisfatti a metà: “Hanno voluto fare dei tavoli separati, ci chiediamo il perché” insinua Franco Zerra della Cisl “Sembravamo di troppo”. A Roma è stata comunque strappata una promessa al Governo – emersa anche dalla nota del Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanni Legnini – di avviare un tavolo dove si individuino responsabilità e prospettive e soprattutto che coinvolga nuovamente la Golden Lady, che con la sua delocalizzazione (in Serbia) ha causato l'inizio della fine per le lavoratrici dello stabilimento della Val Sinello. La Golden Lady, ad oggi, non ha però assunto impegni formali in tal senso. Il colosso non ha accettato né rifiutato di sedersi al tavolo per una nuova e più solida riconversione dello stabilimento. In ogni caso, dal tavolo romano del 23 luglio un dato politico è emerso. Sono stati esclusi dall'incontro i principali attori locali: delegazioni sindacali territoriali, provincia di Chieti e comune di Gissi. Un chiaro segnale della volontà da parte del Governo Letta di affrontare la situazione esclusivamente insieme alle proprietà aziendali, escludendo le istituzioni di prossimità, espressione del territorio.

goldenlady4I rappresentanti sindacali continuano a ripetere che occorre rimanere uniti negli intenti, per continuare la battaglia e portare a casa un risultato. Sembrano un po' smarriti, stretti dalla morsa di un'azienda che non ha nessuna intenzione di investire e di lavoratrici inferocite e contemporaneamente impaurite per il loro futuro. "Le questioni principali sono due, e corrono su binari paralleli" affermano "innanzitutto è urgente reperire i fondi necessari al pagamento degli stipendi arretrati, che mancano da otto mesi. Una volta risolto il nodo economico, sarà necessaria una nuova riconversione dello stabilimento, affinché si possa insediare un'azienda finalmente propensa ad investire e a dare stabilità".

Al di là delle parole dei rappresentanti sindacali, quello che salta all'occhio nella calda mattina di Gissi, è la stanchezza e la rabbia delle lavoratrici. Alcune sono stremate dai turni al presidio che durano da giorni, anche nelle ore notturne: “Non ce la facciamo più, dobbiamo liberarci di Daniele Di Battista, è lui il nostro cancro”, ci tiene a sottolineare una di loro. E' chiaro che, almeno per i dipendenti, il nemico ha un nome e un cognome.

goldenlady6“Il primo stipendio che ho ricevuto dalla Silda è di undici euro” ci confida una lavoratrice “in otto mesi ho percepito in totale circa 200 euro”. Sono cifre da fame, considerando che l'accordo prevedeva la formazione “on the job” e che al contrario si è arrivati a produrre a livelli inverosimili. A Natale le lavoratrici, assieme al panettone e ai complimenti da parte dell'azienda per l'ottimo lavoro svolto, non hanno ricevuto gli stipendi arretrati ma un buono di 30 euro da spendere nel “Silda Outlet”. Siamo di fronte all'emblema stesso di un modello economico. Condizioni di lavoro irregolari, salario inesistente, promesse disattese hanno creato il disastro della ex Golden Lady, uno dei simboli dell'industrializzazione dell'Abruzzo ai tempi della crisi.

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Ultima modifica il Martedì, 30 Luglio 2013 17:28

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