Martedì, 18 Febbraio 2014 02:55

Accord Phoenix, Cialente: "Tempi brevi", ma è buio su piano industriale

di 

In un articolo pubblicato venerdì scorso eravamo tornati a parlare della vicenda Accord Phoenix soffermandoci sull'assetto proprietario della società, controllata da un complesso sistema di scatole cinesi la cui testa risiede in un trust cipriota.

Ma a preoccupare o comunque a rendere, almeno per il momento, piuttosto prudenti lavoratori e sindacati sull'investimento che l'azienda è intenzionata a fare su quel che resta dell'ex polo elettronico (50 milioni di euro di cui 11 di fondi pubblici stanziati dal Cipe) non sono tanto le questioni legate alla struttura proprietaria quanto quelle inerenti al piano industriale.

A oggi quel che si sa è poco: i sindacati hanno più volte dichiarato di aver potuto esaminare solo delle bozze e di non aver ancora intavolato con l'azienda alcuna trattativa.

La Accord si è impegnata a riassorbire tutti i 140 lavoratori dell'ex polo elettronico attualmente in cassa integrazione o in mobilità ma ancora non si conosce la tempistica con cui verranno effettuate le assunzioni.

Tutto dipende, a quanto pare, da Invitalia e dalla Regione. La prima deve ancora chiudere l'istruttoria di approvazione dell'investimento (contattata da NewsTown, l'Agenzia non ha voluto rilasciare dichiarazioni) mentre dalla seconda, stando a quel che il sindaco Massimo Cialente ci ha raccontato al telefono, si aspettano ancora alcune autorizzazioni e valutazioni sull'impatto ambientale che avrà lo stabilimento.

Il primo cittadino, che, insieme a Giovanni Lolli, è stato colui che ha seguito più da vicino la trattaiva, è ottimista: "So che già dal mese prossimo dovrebbero iniziare le assunzioni, entro la fine dell'anno l'impianto dovrebbe poter entrare a regime. A breve, inoltre, il management farà, all'Aquila, una conferenza stampa. In questi giorni stanno arrivando i macchinari, e l'acquisto dello stabile di proprietà della Finmek è a buon punto. A breve partiranno anche i lavori di bonifica e di adeguamento strutturale dei capannoni".

E' probabile, tuttavia, che i tempi saranno più lunghi, anche perché, prima di poter prendere servizio, i lavoratori saranno sottoposti a corsi di formazione, per frequentare i quali saranno giocoforza mandati fuori.

Quel che sarebbe interessante conoscere, nel frattempo, sono le metodiche che l'azienda intende utilizzare per il recupero dei materiali di scarto e dei RAEE (Rifiuti da apparecchiature elettriche e elettroniche) che andrà a trattare.

Si sa che ad essere lavorate saranno soprattutto apparecchiature informatiche e componenti tecnologiche ma non si sa nulla sulle tecnologie che verranno usate nel ciclo produttivo o sull'innovatività del processo di lavorazione.

Francesco Bardarelli, uno dei soci dell'Accord Phoenix, intervistato da NewsTown nel luglio scorso, aveva rilasciato, sull'argomento, dichiarazioni piuttosto generiche: "La peculiarità del nostro progetto" aveva detto "sta nell’aver messo in piedi un sistema di software capace di gestire il processo di recupero dei materiali in maniera integrata. Un personal computer entra intero ed esce già sminuito nei materiali che lo compongono [...] In Italia, ci sono delle realtà che fanno questo genere di attività separatamente, per esempio sui cavi, sui tubi catodici o sui televisori. Un sistema produttivo organizzato come quello che intendiamo installare nell’ex polo elettronico sarà unico in Italia".

A naso, e semplificando, tutto ciò potrebbe voler dire che lo smontaggio sarà fatto non manualmente ma con qualche sistema elettronico che possa permettere una maggiore separazione. A quel punto, le frazioni di materiale ottenuto dallo smontaggio verrebbero triturate e separate in frazioni metalliche più concentrate mediante setacci e saparazioni magnetiche. Alla fine del proceso, i metalli ottenuti (ad esempio oro, rame, palladio, platino, stagno, nichel) verrebbero venduti sul mercato nazionale e internazionale, dove godono di ottime quotazioni.  

Solitamente i processi di trattamento dei rifiuti elettronici sono di due tipi: pirometallurgici, basati sull'utilizzo di elevate temperature, con emissione in atmosfera di vari gas, i cui effetti possono essere tuttavia mitigati da filtri per il trattamento dei fumi; o idrometallurgici, fondati cioè sull'utilizzo di acqua come solvente e bisognosi di temperature più basse e quindi anche di minori consumi energetici.

La Accord Phoenix, sempre per bocca di Baldarelli, ha già detto che non realizzerà un impianto dove si bruceranno materiali ad alte temperature. Quanto all'esistenza di altri siti che si occupano del trattamento e del recupero di materiali elettronici di scarto, in Italia, secondo il sito del Centro di Coordinamento RAEE, ne esistono, accreditati, circa un'ottantina (dato aggiornato al 2009). E anche in Europa, soprattutto nei Paesi del Nord, sono diverse decine gli stabilimenti dediti a questo tipo di business. Senza un piano industriale dettagliato è difficile pertanto valutare dove risiederebbe l'unicità dell'impianto aquilano.

 

Ultima modifica il Martedì, 18 Febbraio 2014 10:49

Articoli correlati (da tag)

Chiudi