Venerdì, 07 Febbraio 2014 19:03

L'Aquila ha due nuove cittadine onorarie: intervista a Patrizia Moretti

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Durante la seduta ordinaria del consiglio comunale di ieri è stata conferita ufficialmente la cittadinanza onoraria a Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, e Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi. Federico, studente diciottenne, venne ucciso il 25 settembre 2005 per mano di quattro poliziotti nei pressi di viale Ippodromo a Ferrara. Stefano, 31 anni di Roma, morì in ospedale il 22 ottobre 2009, una settimana dopo il suo arresto per detenzione di hashish. Per la sua morte furono condannati per omicidio colposo sei medici, mentre vennero assolti altri sei infermieri e due guardie penitenziarie.

L'ordine del giorno proposto dal consigliere comunale Enrico Perilli (Rifondazione Comunista) è stato votato quasi all'unanimità - due astensioni e nessun voto contrario - dall'assise consiliare lo scorso 3 ottobre. Dopo il passaggio in giunta, la delibera è stata definitivamente approvata ieri. La cerimonia di conferimento, invece, avrà luogo nelle prossime settimane. Nella delibera si legge che "la magistratura ha riconosciuto che Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi sono state vittime di un'ingiustizia perpetrata da esponenti dello Stato mentre assolvevano alle loro funzioni, e che in entrambi i casi, oltre alla violenza praticata, quello che ha stupito e offeso la coscienza civile è stata l'opera di depistaggio messa in atto. Patrizia Aldrovandi e Ilaria Cucchi hanno lottato per anni al fine di ottenere giustizia". Nel testo, inoltre, si esplicita che il consiglio comunale esprime solidarietà a tutte le famiglie che hanno perso i propri cari in circostanze sospette o per mano dello stato, come Aldo Bianzino, Giuseppe Uva e tanti altri.

Due casi di vittime dello stato. Due donne che lottano da anni per fare luce sulla scomparsa dei propri familiari. Per queste motivazioni il consiglio comunale ha approvato la delibera che conferisce la cittadinanza onoraria per Patrizia e Ilaria. Un riconoscimento simbolico e carico di significati, soprattutto nella città in cui sono sorti, dopo il sisma, comitati che chiedono verità e giustizia per le vittime dei crolli del 6 aprile 2009. E' anche per questo che la proposta è ora diventata realtà: "Alcuni si sono chiesti il perché di questo riconoscimento proprio all'Aquila – dichiara Perilli a NewsTown – ma esiste un problema di diritti civili in tutto il Paese, che non è più tollerabile. In Italia non esiste il reato di tortura, ma troppo spesso le persone vengono fermate e torturate". La cittadinanza onoraria è un riconoscimento importante anche per la presidente del Comitato Parenti delle Vittime della Casa dello Studente dell'Aquila, Antonietta Centofanti: "Significa riconoscere il valore di un certo tipo di battaglie, quasi sempre condotte da donne. Dovunque ci siano catastrofi e omicidi, sono spesso madri e sorelle a chiedere con determinazione verità e giustizia".

Abbiamo raggiunto telefonicamente Patrizia Moretti. La ferrarese è già stata all'Aquila, nel febbraio 2011, invitata all'Asilo Occupato da 3e32. In quella occasione, visitò i luoghi più significativi del dramma aquilano, come la Casa dello Studente di via XX Settembre, dove si soffermò a lungo assieme alla stessa Antonietta Centofanti.

Patrizia, da ieri sei una cittadina onoraria della città dell'Aquila.
Sono davvero contenta. Quando ebbi la notizia dell'intenzione della città di conferirmi la cittadinanza onoraria mi commossi. Ho L'Aquila nel cuore, fin da quando fui invitata tre anni fa. C'era, anche da parte mia, l'esigenza di visitare quei luoghi. L'Aquila è un posto che ha memoria, ti lascia una sensazione forte, non per quello che vedi, ma per quello che senti quando arrivi. Mi riferisco in particolare al vuoto lasciato dalla Casa dello Studente. Sono sensazioni che ho provato solo in pochissimi luoghi: in viale Ippodromo a Ferrara, ovviamente, o quando mi è capitato di passare in autostrada all'altezza di Capaci, in Sicilia.

Cosa unisce la storia di Federico a quella dell'Aquila?
Una cosa che mi colpì molto, nella mia visita aquilana, fu lo sforzo di molti nel voler ricominciare. Quanto i giovani si diano da fare, nonostante le enormi difficoltà. Io ho un'esigenza, nei confronti di mio figlio, di fare qualcosa per una situazione irrisolta. Proprio come le persone che continuano a chiedere verità e giustizia all'Aquila.

Risale a due settimane fa la notizia del ritorno in servizio degli agenti di polizia condannati per l'omicidio di Federico.
Provo una grande amarezza e una immensa delusione per tutto ciò, perché pensavo che la decisione sarebbe stata diversa. Non ho ricevuto nessuna notizia sul reintegro; per questo non ho motivi per escludere che siano tornati in servizio sulle volanti, anche se sarebbe assurdo. In ogni caso, anche se lavorano in un ufficio interno, in caso di necessità per l'ordine pubblico, potrebbero tornare a contatto con i civili. E questo mi provoca grande amarezza. Faremo una manifestazione a Ferrara il prossimo 15 febbraio, che andrà da viale Ippodromo alla Prefettura. Chiederemo anche un incontro al prefetto.

 

La manifestazione, promossa dall'associazione "Federico Aldrovandi", è stata indetta per chiedere la destituzione dei quattro poliziotti condannati per l'omicidio del giovane, l'inserimento del reato di tortura all'interno della legislazione italiana e l'introduzione del numero identificativo per gli appartenenti alle forze dell'ordine.

Patrizia Moretti e Ilaria Cucchi: due donne che, quotidianamente, cercano la verità. Due donne splendide e meravigliosamente coraggiose.

Due donne che, da ieri, sono cittadine dell'Aquila.

 

 

I fatti e i processi, in breve

aldrovandiFederico Aldrovandi. Il 21 giugno 2012 la Corte di cassazione ha reso definitiva la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione per "eccesso colposo in omicidio colposo" ai quattro poliziotti che il 25 settembre 2005 picchiarono violentemente Federico Aldrovrandi, mentre il ragazzo, diciottenne, era di ritorno a casa. Durante lo scontro due manganelli si spezzarono. Aldovrandi morì per insufficienza funzionale cardio-respiratoria. Amnesty International, dopo il giudizio di terzo grado del processo, ha parlato di "un lungo e tormentato percorso di ricerca della verità e della giustizia. Solidarietà e vicinanza ai familiari di Federico Aldrovandi, che in questi anni hanno dovuto fronteggiare assenza di collaborazione da parte delle istituzioni italiane e depistaggi dell'inchiesta". Il 5 marzo 2010 tre poliziotti sono stati condannati nel processo Aldrovandi bis, sui presunti depistaggi nelle indagini mentre un quarto è stato rinviato a giudizio.

 

stefano cucchiStefano Cucchi. Il 15 ottobre 2009 Stefano Cucchi, 31 anni, venne trovato a Roma in possesso di 21 grammi di hashish e per questo posto sotto custodia cautelare, e il giorno dopo processato per direttissima. I genitori, dopo l'udienza, cercarono più volte di vederlo per conoscere quantomeno le condizioni fisiche del loro familiare. La famiglia ebbe notizie di Cucchi quando un ufficiale giudiziario si recò presso la loro abitazione per notificare l'autorizzazione all'autopsia. Al momento della morte, avvenuta presso l'ospedale "Sandro Pertini" il 22 ottobre 2009, Stafano Cucchi pesava 39 Kg, 6 in meno rispetto a quando era entrato in carcere; presentava ematomi agli occhi, lesioni ed ecchimosi alle gambe, al viso (inclusa una frattura della mascella), all'addome (inclusa un'emorragia alla vescica) ed al torace (incluse due fratture alla colonna vertebrale). Il 5 giugno 2013 la Terza Corte d'Assise di Roma ha condannato in primo grado quattro medici dell'ospedale, a un anno e quattro mesi e il primario a due anni di reclusione per omicidio colposo, un medico a 8 mesi per falso ideologico, mentre ha assolto sei tra infermieri e guardie penitenziarie, i quali, secondo i giudici, non avrebbero contribuito alla morte di giovane geometra romano.

Ultima modifica il Domenica, 09 Febbraio 2014 21:42

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